Sarmenti di vite, scarti da potatura di ulivi, cippato autoprodotto o acquistato sul mercato: non importa di quale materiale si tratti, bruciarlo porta comunque un forte risparmio sul conto energia. È questa la ricetta di Uniconfort, azienda veneta che progetta, produce e installa da oltre 65 anni impianti alimentati da caldaie a biomasse. Portando i propri clienti a tagli alle spese per l’acquisto di energia elettrica e termica che raggiungono anche il 50%. Serre, aziende agricole, florovivaisti si stanno convertendo sempre di più alle biomasse solide, un carburante verde che gode di importanti incentivi da parte dello Stato, i certificati bianchi, che portano un veloce ritorno dell’investimento e forti risparmi. E bonus aggiuntivi nel caso se si brucino materiali a filiera corta o autoprodotti.
Tecnica all’avanguardia
«L’utilizzo delle biomasse solide può generare risparmi per decine di migliaia di euro l’anno, a seconda delle necessità termiche ed elettriche delle aziende, ma arriva anche ad azzerare il conto energetico nel caso la caldaia sia alimentata con gli scarti autoprodotti – puntualizza l’ad di Uniconfort, Davis Zinetti –. In quest’ambito, Uniconfort vanta un’assoluta eccellenza, in quanto è un grado di proporre impianti che valorizzano energeticamente i residui di lavorazione delle serre, i residui di potature, le lettiere delle fungaie, i torsoli di mela, la sansa di olive, le potature di vite e vinaccia, gli scarti di segheria. Una tecnologia all’avanguardia, premiata dalla nuova normativa, che pare tagliata su misura per il mondo agricolo, che spesso si trova a dover smaltire a pagamento materiali di scarto che invece possono diventare una risorsa».
Materiali a basso potere energetico e con caratteristiche diversissime tra loro che gli impianti sul mercato non riescono a lavorare perché con umidità e residui di ceneri molto alti che, grazie alla tecnologia Uniconfort, possono produrre energia con forti risparmi rispetto all’acquisto di biomasse standard sul mercato.
Risultati importanti
Ne hanno già tratto un grande vantaggio molte aziende agricole. Tra queste la Vivai Cooperativi Rauscedo (Pn), la più importante azienda vivaistico-viticola del mondo, che brucia i sarmenti di vite per riscaldare l’azienda e due serre realizzando un risparmio di 60mila €/anno; ma anche Elio e Fabio Pelosin, titolari dell’Azienda Agricola Corradi di Marcon (Ve) che si estende su un territorio di 82 ettari. Di questi, 32 sono ricoperti da serre, riscaldate tramite un lungo e articolato sistema di tubazioni interrate che ricevono acqua calda prodotta da una centrale termica a biomasse Uniconfort alimentata a cippato da filiera corta. Ma anche la Fiusis di Calimera, paese del Salento, dove una caldaia brucia lo scarto della coltivazione delle viti e delle lavorazioni delle olive alimentando un impianto a cogenerazione che produce contemporaneamente energia termica ed elettrica, a soddisfare il fabbisogno energetico di tutta l’azienda.
«Alla caldaia è collegata una turbina per la generazione dal calore di energia elettrica, che viene utilizzata internamente e, se in eccesso, venduta alla rete generando guadagni – conclude Zinetti –. È un processo che permette di ottimizzare l’utilizzo del combustibile ma anche di migliorare la resa economica, tale da rendere la spesa dell’impianto ammortizzabile in un tempo ancora più breve». Anche questa è una tecnologia premiata dalla normativa, che prevede incentivi ad hoc.
Per informazioni:
UNICONFORT