Pac più leggera, mancata attivazione del Psr, prezzi in calo e tassazione in aumento. Questo il micidiale cocktail che attende le imprese agricole italiane in questo 2015 che, partito sotto auspici non positivi, rischia di mettere a dura prova i bilanci delle aziende, già alle prese con una congiuntura che non è delle migliori. Ma andiamo con ordine.
Come oramai risaputo fra gli agricoltori, la nuova Pac entrata in vigore lo scorso primo gennaio porta in eredità pochi elementi favorevoli per le imprese agricole. Abbiamo fatto due conti prendendo a riferimento un’azienda agricola della Pianura Padana di circa 35 ha a seminativi. Ebbene, si prevede, per il combinato di riduzione del budget agricolo, plafond unico nazionale e convergenza, una riduzione degli aiuti già dal primo anno del 12%, passando da 13.650 €/anno (390 €/ha) a 12.000 €, greening compreso, determinando una perdita di ben 1.650 € in un sol colpo. E questo, come sappiamo, in un clima di forte aumento della burocrazia richiesta per presentare la domanda di aiuto, che comporterà inevitabilmente un aumento dei costi amministrativi.
Psr, niente premi - Ma anche il programma di sviluppo rurale, per la sua oramai certa mancata attivazione regionale pure nel 2015, comporterà danni economici. L’azienda in questione a fine 2014 ha visto scadere gli impegni agroambientali della misura 2014 del Psr, che comportavano un aiuto annuo di 5.915 €. Ebbene, per quest’anno niente premi agroambientali e, per aderire ad eventuali misure che sostengono gli investimenti, si dovrà con ogni probabilità attendere addirittura la prossima estate o l’autunno.
Prezzi, crollo su tutto il fronte - Sul fronte prezzi poi, la nostra azienda, che produce di norma mais da granella, frumento tenero e soia distribuendo la superficie in modo equo fra le tre colture, a conti fatti, se dovessero permanere gli attuali prezzi, inferiori a dodici mesi fa del 22% per il mais, del 10% per il frumento e del 19% per la soia, perderebbe qualcosa come 12.100 €, il 17% in meno rispetto al fatturato 2014.
Tasse ancora su - E per la tassazione? In quadro roseo come quello fino ad ora analizzato, ci si aspetterebbe, almeno per le imposte, le tasse e gli altri balzelli, un’attenzione particolare da parte delle istituzioni per un settore come visto febbricitante. Invece, malgrado varie rassicurazioni da parte del Governo di revisione al ribasso dell’Imu, la situazione permane inalterata rispetto al 2014, senza dimenticare che, in confronto al 2013, la nostra azienda agricola pagherà in più qualcosa come 1.900 € di Imu e 400 € di Tari per il servizio rifiuti. Ma non basta. Per il 2015, in fase di spending review, il Governo ha previsto una diminuzione di assegnazione di carburante agevolato dell’8% rispetto al quantitativo di gasolio agricolo assegnato nel 2014. In soldoni, per la nostra azienda significa acquistare sul mercato del gasolio non agevolato un quantitativo di 1.300 litri, con una penalizzazione di circa 900 €. Inoltre, è stato prorogato a tutto il 2015 l’attuale regime amministrativo di gestione dei rifiuti agricoli che, invece, avrebbe dovuto sparire lo scorso anno, eliminando in un sol colpo la tenuta del registro aziendale di carico-scarico e la dichiarazione annuale che va sotto il nome di MUD. Il tutto, significa, fra spese di consulenza e costi amministrativi, qualcosa come 300 € in più.
Tiriamo le somme. Ci piacerebbe qualche volta essere positivi, ma, per la nostra azienda agricola di 35 ettari a seminativi, tra minori entrate (per la Pac più leggera e prezzi calanti dei prodotti), mancata attivazione del Psr regionale, maggiori tasse e balzelli, fanno qualcosa come 23.165 € in meno. Significa, rispetto ad un fatturato 2014 di quasi 90mila €, comprensivo di aiuti comunitari, una botta del 25% fra minori entrate e maggiori spese.