L’andamento dei prezzi dei principali prodotti ortofrutticoli rilevati nei mercati all’ingrosso, elaborati da Unioncamere-BMTI e Italmercati. Per ogni piazza (Bologna, Milano, Padova, Roma) sono riportati il prezzo (€/kg), la variazione % sulla settimana e sull’anno precedente e il trend degli ultimi 12 mesi.
Arance
Sul fronte delle contrattazioni non si sono registrati particolari miglioramenti. Le quotazioni rimangono stabili con un leggero calo per quanto riguarda le arance bionde di origine calabrese.
Carciofi
Si è osservata la presenza di un maggior numero di capolini con danni da freddo superficiali, per cui si sono osservati leggeri incrementi riguardanti i prodotti mantenutisi integri. Complessivamente la produzione si mantiene elevata.
Cavolfiori
I quantitativi presenti sul mercato risultano sono ancora molto elevati rispetto alla domanda e le quotazioni hanno subìto ancora in leggero calo.
Clementine
Continuano a calare le quotazioni delle poche partite di clementine comuni ancora presenti in commercio, caratterizzate da un netto calo del livello qualitativo. In conseguenza si è avuto un incremento delle quotazioni per le clementine tardive, vendute su livelli di prezzo medio alti.
A fronte di una produzione nazionale di prodotto tardivo ancora insufficiente, il prodotto viene principalmente importato dalla Spagna.
Lattughe
Non si registrano rilevanti variazione nell’andamento commerciale delle lattughe che mantengono un trend dei prezzi al leggero ribasso. Si osservano cali più consistenti per la scarola e la indivia riccia.
Mele
La leggera flessione della domanda non è stata tale da determinare dei cali dei prezzi. Frequentemente in questo periodo dell’anno si assiste ad un riassestamento delle quotazioni dovuto all’analisi dei quantitativi in giacenza. Al momento non si segnalano variazioni.
Pomodori
Il trend dei prezzi mostrano ancora un segno meno ma con riduzione più contenuta rispetto alle settimane precedenti. Indicativamente i cali si aggirano tra il 3 ed il 5%.
Zucchine
L’abbassamento delle temperature nelle aree di produzione meridionali ha determinato una contrazione della produzione. Questa flessione nei volumi si è tradotta in un incremento dei prezzi, che ha toccato per le produzioni migliori anche il 20%.