Di recente il prezzo dell’orzo ha condiviso l’andamento di mercato degli altri cereali, beneficiando di una certa volatilità in gennaio, ma tutto sommato soffrendo del generalizzato andamento lasso dei mercati. Osservando i suoi fondamentali (produzioni, consumi, scambi), i fattori che potrebbero riportare le quotazioni al rialzo restano deboli anche se nelle ultime settimane il “premio” sulle principali borse europee si è rinforzato.
A dare speranza in una futura ripresa ci sono il ritorno della domanda cinese dopo un periodo di quasi totale assenza e, auspicabilmente, maggiore richiesta dalla Francia. Se Parigi riuscisse a ridurre le sue disponibilità sul pronto, e in prospettiva le scorte di fine campagna, i mercati europei ne trarrebbero beneficio.
Scorte abbondanti
Tuttavia, a inizio gennaio in Francia si stimavano ancora da collocare oltre 5 mln/t, con previsione di vendita abbastanza lenta nel secondo semestre e stock invenduti di fine campagna di circa 2 mln/t. Se aggiungiamo che anche la Russia finora ha mostrato un sensibile ritardo nell’imbarcare le sue eccedenze di orzo (solo 2 mln/t esportate da inizio campagna rispetto alle solite 3), si intuisce che in assenza della conferma del ritorno all’acquisto dell’Asia, il comprensorio Europa-Mar Nero resterebbe eccedentario e quindi con debolezza nei prezzi.
A onor del vero il player Ucraina ha in parte compensato questo eccesso di offerta, consolidando per l’attuale campagna un forte calo delle produzioni: 6 mln/t rispetto agli usuali 10. Se quest’ultimo evento sostanziale ribilancia il supply-demand eurasiatico alla voce “produzioni”, quello che ancora difetta è la conferma dei volumi alla voce “esportazione”.
Futuro da decifrare
Guardando al futuro, a fare mercato saranno sia le semine primaverili, con un potenziale calo del 40% in Ucraina e un +5% in Canada, che l’evoluzione degli andamenti climatici, che oggi mostrano buone condizioni in Europa e qualche preoccupazione in Russia a causa del perdurare di scarse precipitazioni.
Sintetizzando, massima attenzione sia alle notizie di acquisto dall’Asia sia alle previsioni di semina e climatiche da qui alla primavera. Per le piazze Italiane, in aggiunta a tutto ciò, le prospettive di prezzo restano legate anche all’evoluzione dei consumi interni zootecnici e dell’industria della birra, due destinazioni che oggi sono poco supportive con adeguate coperture in essere.