Nonostante la peggiore annata produttiva dell’ultimo lustro per minori superfici coltivate e rese mediocri per carenza idrica durante le fasi più importanti della crescita, il panorama che si delinea nella seconda parte del 2024 resta abbastanza tranquillo per l’orzo vernino. Se Canada, Australia, Kazakistan e in parte l’Europa hanno avuto raccolti limitati dalla siccità, nel resto del pianeta le produzioni sono state in molti casi oltre la media, con Turchia, Usa, Argentina e in parte il Nord Africa a consolidare messi superiori alle attese.
A causa di un mercato cerealicolo abbastanza lasso, soprattutto per i foraggeri e di una domanda zootecnica che spesso langue, per il 2024 si stima un consumo ai minimi degli ultimi cinque anni, con particolare contrazione in Europa e Arabia Saudita. Nonostante l’attesa per una riduzione delle scorte “globali”, con riduzioni in doppia cifra per i cosiddetti paesi esportatori tra cui l’Europa, resta incertezza sulla tenuta della domanda internazionale con cali sull’asse Europa, Turchia, Arabia che potrebbero non essere compensati da un incremento della richiesta asiatica, Cina inclusa. A livello di Paesi esportatori, l’Europa continuerà a soffrire la concorrenza di Australia e Russia mentre è attesa in calo la pressione commerciale da Kazakistan e Ucraina.
Andamento del prezzo dell'orzo
Per gli orzi primaverili si prevede che il regime di basso prezzo possa condizionare le semine anche se l’atteso calo sarà probabilmente più che compensato dalle risemine delle aree a frumento danneggiate dal maltempo autunno-vernino 2023. Le ultime stime parlano addirittura di un incremento degli ettari a orzo 2024/25 grazie alle maggiori semine di varietà primaverili. Questo possibile incremento, forzato dagli eventi climatici, potrebbe non essere del tutto negativo per prezzi e mercato, se, come sembra, assisteremo a una riduzione delle aree nel Mar Nero e probabilmente anche in Canada come riflesso del recente calo di redditività degli orzi e di una domanda globale in calo.
Prezzi e consumi di recente sono stati ostaggio di una domanda poco pressante e di forte concorrenza degli altri cereali foraggeri e del mais. Pertanto, nonostante il supply-demand degli orzi si presenti risicato, lo scarso interesse che si registra da settimane e, soprattutto, la concorrenza in prezzo del mais e del grano foraggero mantengono l’orzo debole sia di prezzo sia di volumi scambiati.