Il mais in difficoltà si affida alla ricerca

    Foto Università di Torino
    In occasione della Giornata del mais di Bergamo 2025 particolare enfasi sui nuovi ibridi a bassa taglia e sulla gestione del rischio climatico

    L'edizione 2025 della tradizionale Giornata del mais di Bergamo, che si è tenuta esattamente a distanza di 50 anni dalla prima edizione del 1975, ha puntato i fari sull’impatto della ricerca e dell'innovazione per l’adattamento del mais ai nuovi scenari climatici. «Siamo profondamente convinti come ricercatori che per ogni sfida sia necessario trovare nella ricerca e nell’innovazione le risposte per superarla. È con questo spirito che affrontiamo la Giornata del Mais 2025 e siamo sicuri che i maiscoltori sapranno raccogliere la sfida del cambiamento climatico, mettendo a frutto ogni soluzione che proviene dal mondo della ricerca pubblica e privata» - ha esordito Nicola Pecchioni, direttore del Crea-Centro di Ricerca di Cerealicoltura e Colture Industriali.

    «Siamo riusciti a avviare un progetto di ricerca di 3 anni che va in continuità con quello già sviluppato precedentemente (Reti 2020) – ha riferito in collegamento da remoto Fabio Fuselli del Mipaaf – progetto appunto mirato al duplice scopo di selezionare da un lato ibridi che siano più confacenti a quelle che sono le sfide del settore e dall'altro a migliorare le conoscenze sullo sviluppo di micotossine. L'obiettivo di questo progetto è dare ulteriormente evidenza a quello che è l'impegno del ministero a sostegno di tutto il comparto agricolo e in questo caso particolare del settore del mais».

    La campagna maidicola 2024 

    Il compito di tracciare il quadro di riferimento economico del mais è stato come sempre affidato a Dario Frisio, dell'Università di Milano. «Con rese in calo del 7% a quota 99 q/ha, la campagna maidicola 2024 ha confermato ancora una volta lo stato di sofferenza del comparto – ha spiegato Frisio –. Le superfici hanno registrato un lieve calo (1%), ma hanno comunque segnato il nuovo minimo storico con circa 495mila ettari. Anche la produzione complessiva di mais da granella, dopo la risalita a 5,3 milioni di tonnellate nel 2023, è scesa a quota 4,9 milioni di t (-8%), per un tasso di autoapprovvigionamento del 44% (leggermente superiore al 41% della campagna precedente, anche se nella prossima stagione dovrebbe scendere di nuovo al 41%, livello più basso degli ultimi 65 anni). Se si conferma il dato Istat, nella campagna 2024/25 l'import netto potrebbe raggiungere il livello record di 7 milioni di t, corrispondenti a circa 1,5 miliardi di euro (con prezzi medi di 220 euro/q). Infine, secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina, le prospettive per il 2025 sono improntate verso una relativa stabilità delle superfici a livello nazionale, con una discreta ripresa nel Nord Est (+9%, dopo anni di calo), cui si contrappone una considerevole riduzione nel Nord Ovest (-13%), dove si attende una forte crescita delle foraggere temporanee (+10%), da attribuire probabilmente ai primi effetti della Pac».

    La gestione del rischio 

    In un contesto simile, per i maiscoltori è importante valutare la sostenibilità del mercato assicurativo nell’ambito della gestione dei rischi atmosferici e la possibile complementarità tra misure assicurative e altre misure di gestione del rischio. «Su mais (e su cereali a paglia) riscontriamo un'incidenza dei danni da vento paragonabile a quella dei danni da grandine – ha riferito Loris Bonato, di Itas Trento –. E la distribuzione dei danni da vento sul territorio è tale da paragonarlo a un danno catastrofale (di sistema, estremamente esteso). Anche nel mais per mitigare il rischio risultano quindi fondamentali:

    • l'adozione di sistemi di gestione attiva del rischio (irrigazione);
    • il rispetto della vocazionalità dei terreni;
    • l'individuazione di varietà meno sensibili al rischio vento;
    • la ricerca varietale.

    Queste scelte, unite alle polizze assicurative e ad altri strumenti di gestione del rischio, creano un sistema virtuoso ed economicamente sostenibile per tutti gli attori coinvolti».

    Sistemi maidicoli ad alta densità 

     

    Fonte: Università di Torino

    A proposito di scelta varietale, sono stati presentati i risultati di una ricerca su innovativi ibridi a taglia ridotta. «Ottenuti per miglioramento genetico convenzionale o tramite approccio biotecnologico (Ngt) – ha spiegato Massimo Blandino dell'Università di Torino – presentano un'altezza della spiga a 110 cm contro i 150 cm degli ibridi convenzionali, per una densità di impianto da 12,5 a 14 piante/m2 (contro le 7,5-8,5 del sistema convenzionale). Dai primi risultati ottenuti, questi ibridi, chiamati anche smart corn o short corn, presentano una maggiore stabilità, che può ridurre i rischi connessi agli eventi metereologici estremi, e una maggiore intercettazione della radiazione solare, con conseguente maggiore produttività (dall'11% al 25% in più) grazie al maggior numero di spighe/m2 ottenibili. I vantaggi produttivi e di efficienza agronomica di questa innovazione genetica dimostrano l’importanza di adeguare correttamente il sistema colturale, con particolare riferimento all’ottimizzazione dei protocolli di fertilizzazione azotata e di gestione delle densità di semina, in funzione delle specificità dei singoli areali».

    Analisi nutrizionali

    Oltre alla genetica e all'agrotecnica, in virtù di un approccio olistico integrato va considerato anche l'aspetto nutrizionale. Antonio Gallo, dell'Università Cattolica di Piacenza, ha illustrato i risultati della soluzione Preceon - Smart Corn System, un sistema composto dall’innovativo ibrido, con densità di semina ottimizzata, caratterizzato da un supporto digitale per la gestione della coltura. «Diversi ibridi “smart” raccolti a differenti maturazioni sono stati valutati per una prova nutrizionale su bovine in lattazione ad alta produzione, che ha visto il confronto tra silomais convenzionale e “sistema” Preceon – ha spiegato Gallo –. L’insilato di trinciato di mais (silomais) rappresenta, infatti, uno dei principali alimenti per le vacche da latte in Italia e nel mondo. I primi risultati ottenuti hanno evidenziato un maggior contenuto di amido e un minor contenuto di Ndf negli ibridi smart, ma con una digeribilità maggiore. L’impatto degli ibridi a taglia ridotta sui sistemi di allevamento bovino è considerato di cruciale importanza e necessita di ulteriori approfondimenti».

    Le prove di confronto varietale 

    In chiusura di giornata sono stati presentati i risultati delle Reti Nazionali di confronto varietale, coordinate dal Crea-CI di Bergamo, sugli ibridi di mais da granella e trinciato integrale nell’anno 2024. «La resa media degli ibridi di Classe Fao 500-600-700 è stata di 131,5 q/ha – ha riportato Gianfranco Mazzinelli del Crea di Bergamo – l’8,5% in meno rispetto allo scorso anno. La stagione maidicola 2024 d'altra parte è stata alquanto problematica per l’alternarsi di condizioni meteorologiche di segno opposto, con piogge intense nel periodo della semina, seguite da condizioni di siccità e temperature elevate durante luglio e agosto, e con un abbassamento generalizzato delle temperature, accompagnato ancora da intense e diffuse precipitazioni, all’inizio di settembre, determinando significativi ritardi nelle operazioni di raccolta.

    Tra gli ibridi da granella più produttivi in Classe 500, i più performanti sono risultati i nuovi DM5312 (Mas Seeds), P1096 (Pioneer) e KWS Alcanto (Kws), con rispettivamente 138,3-138,2 e 137,8 q/ha insieme ai sempre ben performanti Portbou (Semillas Fito') e Mas 59.K (Mas Seeds). Tra i 600, invece, hanno prevalso DKC6812 (Dekalb) e P1916 (Pioneer), a pari merito con 139,6 q/ha, seguiti da Ixabel (Ragt) con 137 q/ha. Infine, tra i 700 il più produttivo è stato la novità Zoran (Ragt) con 138,6 q/ha. Nei precocissimi (Classe Fao 200) ha decisamente prevalso il nuovo LID 3306C (Sivam), con 103,6 q/ha, mentre nella Classe Fao 300 P9911 (Pioneer) si è piazzato al primo posto con 119,6 q/ha e nella Classe Fao 400 ha dominato P0551 (Pioneer) con 128,4 q/ha. Infine, nelle prove di trinciato gli ibridi 600 più performanti sono stati i già affermati LG31.621 (Limagrain), KWS Poseido (Kws) e Romulo (Sis) con rispettivamente 645,4-645,3 e 639,1 q/ha al 65% di umidità; nella Classe Fao 700, invece, i primi tre gradini del podio sono stati occupati da Mas 765 A (Mas Seeds, 662,9 q/ha), Mas 78.T (Mas Seeds, 648,7 q/ha) e P2105 (Pioneer, 644,2 q/ha)».

    I dati completi delle prove del Crea-CI di Bergamo saranno pubblicati all'interno dello Speciale Mais in campo di Terra e Vita n. 5/2025

    Il mais in difficoltà si affida alla ricerca - Ultima modifica: 2025-01-27T17:29:14+01:00 da Francesco Bartolozzi

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