Non c’è due senza tre. Anche la stagione 2023 della soia italiana purtroppo non ha brillato dal punto di vista produttivo, registrando, per il terzo anno consecutivo, nelle prove di confronto varietale a livello nazionale coordinate dall’Ersa del Friuli Venezia Giulia, rese inferiori alle 4 tonnellate per ettaro (fig. 1). E non è difficile immaginare il motivo di questa nuova scarsa performance: ancora una volta l’andamento meteorologico è risultato determinante.
«Dopo un 2022 caratterizzato da un’estrema siccità, anche il 2023 è stato un anno molto complicato a livello climatico – spiega Thomas Lazzarin dell’Ersa Fvg, coordinatore delle prove – con precipitazioni in linea con le medie annuali, ma mal distribuite, in quanto concentrate in pochi momenti. In particolare, il problema si è verificato tra fine maggio e inizio giugno (periodo piuttosto importante per la soia), quando venti giorni consecutivi di pioggia hanno reso difficili le semine, soprattutto sui terreni argillosi che facevano fatica ad asciugarsi. Questo ha fatto sì che nella località di Torviscosa (Ud) abbiamo finito per seminare il 20 giugno, praticamente come se fosse un secondo raccolto, mentre a Sedegliano (Ud) e Pozzuolo del Friuli (Ud) si è riusciti a seminare prima (rispettivamente, 23 e 31 maggio), grazie anche alla presenza di terreni più sciolti. Infatti, soprattutto a Sedegliano a luglio la soia era molto bella».
Tutto bene fino a metà luglio, poi…
Tutto, quindi, sembrava andare per il verso giusto, ma nella seconda metà di luglio è successo il fattaccio.
Articolo pubblicato nel dossier SOIA del fascicolo n. 4/2024 di Terra e Vita
