Si ritorna alle origini con un salto di centocinquanta anni e il Ministero che nella sua denominazione faceva chiaramente capire che trattava materie riguardanti l’agricoltura o qualcosa di agricolo come possono essere le risorse o le politiche di quel settore, scompare e rinasce sotto forma di ministero per l’Agroalimentare italiano.
La nuova denominazione del glorioso dicastero, che si collegava all’immagine dell’aratro che ancora troneggia nei dipinti che ornano le pareti del Parlamentino all’interno del Palazzo dell’agricoltura in via XX settembre a Roma, forse sarebbe stata più adatta a un ente fieristico dedito a promuovere l’export agroalimentare italiano.
E, infatti, nella presentazione della nuova denominazione, il Governo non ha fatto mistero di voler puntare molto sull’export delle nostre produzioni agroalimentari, invitando tutti a guardare avanti e non al passato.
Tanto che sembra imminente il cambio d’indicazione sul frontone ministeriale da palazzo dell’agricoltura a palazzo dell’agroalimentare.
Il balletto delle denominazioni
Dagli inizi degli anni 90 del secolo scorso si cerca di cancellare l’amministrazione agricola nell’ambito dell’attività amministrativa pubblica e dopo i tentativi referendari andati a segno seppure parzialmente, si tentò di evitare il peggio cambiando nome al ministero dell’Agricoltura e delle foreste.
Dopo questo primo cambio di natura squisitamente strumentale, Il balletto delle denominazioni è andato avanti per oltre venti anni e i vari governi che si sono succeduti hanno fatto a gara nel trovare nuove denominazioni lasciando comunque che il sostantivo agricoltura si affievolisse sempre più e rimanesse, al più, nell’aggettivo utilizzato per qualificare alcune attività riconducibili al settore primario come lo stesso comparto agroalimentare insieme ad altri.
Se da un lato l’idea prevalente era quella di modernizzare, anche nella denominazione, le funzioni del dicastero, dall’altro si temeva di apparire troppo legati alla terra e agli agricoltori che non sono più il settore primario della nostra economia come era alle origini. Purtroppo la cultura prevalente che si forma sin dalle scuole primarie porta oggi a ritenere che l’agroalimentare e quindi tutti i prodotti alimentari nascono in fabbrica dove, al massimo, arriva una parte di materia prima agricola.
I cambi di divisa del Ministero in questi venti anni sono stati ben sei. A essi si aggiunge ora questo ultimo voluto dal Governo Renzi e dal ministro Martina, che potranno iscrivere il loro nome nell’albo d’oro del Ministero sotto le due diverse denominazioni.
Per la storia si ricorda che dal 1916 data di nascita del Ministero dell’Agricoltura, dopo che dal 1860 l’agricoltura faceva parte del ministero del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Artigianato, si arriva al 1929 in cui al nome iniziale viene aggiunta la parola Foreste, e tale denominazione viene confermata anche dall’avvento della repubblica.
Dal 1993 a oggi il nome si sono succeduti: Coordinamento delle Politiche Agricole, Risorse agricole, alimentari e forestali, Politiche agricole, Politiche agricole e forestali e, infine, Politiche agricole alimentari e forestali.
La “rottamazione” del Ministero agricolo non è solo nella denominazione, ma è anche nei fatti perché con lo stesso provvedimento di cambiamento di nome si dà anche esecuzione alla disposizione legislativa che cancella il Corpo forestale dello Stato.
Lo spostamento del Corpo Forestale
Il taglio con un passato, addirittura ottocentesco, è più che mai netto in quanto a nulla è valso che il Corpo Forestale sia nato quasi duecento anni fa, nel 1822 sotto re Carlo Felice trasformandosi prima in Corpo reale, poi in Milizia forestale e quindi, con l’avvento della Repubblica, in Corpo forestale.
Al contrario tanto lustro può essere stato un giusto motivo per dare un taglio definitivo con il passato e guardare meglio al futuro, trasformando in carabinieri i forestali.
Eppure i carabinieri erano presenti nel Ministero con un nucleo specializzato per la lotta alle frodi comunitarie che comprendono anche quelle nel settore agroalimentare oltre che agricolo, che era arrivato solo da alcuni decenni. Per questo nel piano di razionalizzazione delle forze di polizia, poteva essere utilizzata la regola dell’ultimo arrivato, primo ad andare via. Il contributo di esperienza secolare e la specificità del settore in cui operano i forestali sarà la migliore dote che essi porteranno all’arma fedele nei secoli nel tutelare a tutto campo i cittadini.
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