Sarà Borsa Italiana a elaborare concretamente il progetto di contratto futures sul grano duro, iniziativa a cui da tempo sta lavorando Italmopa, l’associazione che rappresenta l’industria molitoria italiana, per rilanciare il mercato del grano duro, alle prese con una profonda crisi che più volte, negli ultimi anni, ha innescato tensioni e polemiche tra mondo agricolo e industriale.
In un incontro che si è svolto la scorsa settimana a Roma, promosso da Italmopa, Borsa italiana ha presentato un primo rapporto su funzionamento e opportunità dei contratti futures per il grano duro. Le specifiche del contratto devono ancora essere definite nei dettagli; l’avvio del sistema è infatti il passaggio più delicato, come ha spiegato Ennio Arlandi di Borsa Italiana: «Lo strumento può anche essere perfetto, ma se non viene utilizzato è inutile. La partenza è la fase più delicata, in cui il mercato va sostenuto ». Per farlo serviranno almeno tre market maker, operatori che assumano l’impegno di sostenere liquità e volumi nella fase di start up. Andranno poi definiti il luogo o i luoghi della consegna fisica della merce, che sarà obbligatoria (la preferenza è per un unico punto di consegna), le qualità standard del prodotto, il numero di scadenze e una camera arbitrale. Nella prima fase il mercato sarà inevitabilmente circoscritto a una dimensione nazionale ma, una volta decollato, sarà Borsa Italiana a promuoverlo all’estero per cercare di fargli acquisire una dimensione internazionale.
«È fondamentale lavorare insieme su questo progetto – ha detto il presidente di Italmopa, Umberto Sacco – Si tratta di una sfida necessaria e utile anche per il mondo agricolo. Il percorso non è facile, ma faremo di tutto perché giunga in porto ». Il tentativo non è nuovo, in passato la Francia aveva lavorato a un progetto simile e negli Usa era stato lanciato, senza successo, un contratto futures sul grano duro. Una sfida che ora prova a raccogliere l’Italia, primo importatore mondiale di grano, con il deficit di grano duro che si aggira intorno al 40% e appare destinato ad aumentare quest’anno a causa del crollo annunciato delle semine innescato dal calo dei prezzi che dopo la bolla della primavera 2008 non hanno smesso di scendere.
«Il contratto futures è indispensabile, il progetto va supportato e difeso – ha detto Paolo Cabrini, responsabile stragic commodity di Barilla e presidente dei molini a duro Italmopa –. L’Italia ha tutti gli interessi ha farlo partire. Più è vicino a noi, più vantaggi avremo. Vantaggi che riguardano tutta la filiera, forse addirittura più gli agricoltori che non i mugnai. Per questo dobbiamo sostenerlo con ogni sforzo possibile».
Tra gli obiettivi del sistema di contratti futures c’è proprio quello di garantire, accanto alla fluidità di un mercato molto ridotto rispetto al frumento tenero e alla continuità di approvvigionamento dell’industria moltioria, anche una migliore gestione del rischio prezzo per i produttori.
Tutto questo, garantendo al mondo produttivo prezzi più trasparenti, una migliore gestione della volatilità e una maggiore correlazione con gli altri mercati.