La Rucola della Piana del Sele si avvia verso la denominazione a marchio Igp. Si è svolta a Eboli, in provincia di Salerno, la prima riunione di pubblico accertamento, indetta dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, sulla proposta di riconoscimento del marchio, così come previsto dalla procedura per la registrazione dei marchi di tutela.
Nel corso dell’incontro, convocato al completamento dell’istruttoria sulla documentazione presentata nel 2017, è stata resa pubblica la prima versione del disciplinare di produzione proposto dal comitato promotore “Associazione per la valorizzazione dei prodotti di quarta gamma della Piana del Sele”, presieduto da Vito Busillo, presidente provinciale della Coldiretti Salerno.
Due terzi della produzione nazionale
Con una produzione media di circa 110mila tonnellate, pari a circa il 65% della produzione nazionale, la Rucola della Piana del Sele viene coltivata in circa 3100 ettari distribuiti sugli 8 Comuni che compongono l’area geografica interessata dalla denominazione a marchio Igp. Il fatturato medio annuo si aggira intorno ai 50 milioni di euro e le aziende agricole interessate alla sua coltivazione sono 380, a cui si aggiungono le 35 imprese che curano la fase di lavorazione, confezionamento e commercializzazione.
La Piana del Sele, area particolarmente vocata grazie all’azione combinata del terreno e del clima mediterraneo, è considerata il polo produttivo più importante d’Italia non solo per la rucola, ma anche per i prodotti orticoli di quarta gamma.
Serve la giusta strategia di valorizzazione
«La proposta di riconoscimento dell'Igp - commenta Rosario Rago, dell’omonimo gruppo che, nella Piana del Sele, produce insalate di prima, quarta e quinta gamma in circa 200 ettari di serre - è sicuramente positiva, anche se è necessario che venga redatto un disciplinare attento e puntuale perché la Rucola, in Europa, è abbastanza diffusa e il rischio è che possiamo incorrere in obiezioni di Paesi competitor come Spagna, Francia o Grecia». «Inoltre, come per tutti i prodotti a marchio, occorre capire che margini ci sono sui mercati ed è necessario individuare una potenziale clientela a cui rivolgersi. Non ci aspettiamo certo che sia la manna dal cielo e, così come è stato anche per prodotti come il Radicchio di Treviso, ad esempio, ci vorranno dei tempi tecnici per il giusto posizionamento sui mercati, ma sicuramente ci aspettiamo che il riconoscimento possa portare giovamento all’intero comparto”, aggiunge. “È importante - conclude Rago - che all’agricoltore venga dato uno strumento utile che, tuttavia, non abbia costi elevati di produzione”.
L'iter di autorizzazione
La proposta di riconoscimento, con il relativo disciplinare di produzione, una volta avvenuta la riunione di pubblico accertamento e redatto il disciplinare definitivo, sarà inviata alla Gazzetta Ufficiale per la sua pubblicazione. Trascorsi 30 giorni per eventuali opposizioni, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali inoltrerà il dossier ai Servizi tecnici della Commissione europea per la successiva istruttoria comunitaria. Se non vi saranno particolari problemi di carattere ostativo, è presumibile che, entro il 2019, si possa avere la registrazione della denominazione con apposito Regolamento di decisione comunitaria. La Rucola della Piana del Sele diventerebbe, quindi, il venticinquesimo prodotto campano a marchio Dop/Igp, il quattordicesimo nel campo dell’ortofrutta.
L'organismo di controllo prescelto è il Dipartimento qualità agroalimentare (Dqa) con sede in Roma, che in Campania già certifica la Mozzarella di Bufala Campana Dop.