«L'accordo Ceta ha dato finora buoni risultati». Lo afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, intervenendo al convegno "Ceta, rischio o opportunità? L'agroalimentare italiano di qualità tra timori e nuovo business", organizzato da Cremona fiere, alla fiera internazionale del bovino da latte.
Un anno di dati sugli scambi transatlantici
Giansanti ha ricordato che secondo i dati diffusi dalla Commissione Ue, a un anno di distanza dall'entrata in vigore in via provvisoria dell'accordo bilaterale tra Unione europea e Canada, le esportazioni di prodotti agricoli italiani sul mercato canadese sono aumentate nel complesso del 7,4 %.
In particolare le vendite di prosciutto San Daniele sono salite in un anno del 35 % mentre, secondo le rilevazioni dell'Istat, nel primo semestre di quest'anno, l'export di formaggi italiani verso il Canada è aumentato del 19 %.
Per il Parmigiano e Grana, l'incremento è stato del 7 %. «Risultati incoraggianti – commenta Giansanti - soprattutto in prospettiva, se si considera che per i prodotti agroalimentari l'Italia è già il primo Stato della Ue fornitore del mercato canadese».
Il "rischio glifosato" non c'è
Per quanto riguarda il rischio di "invasione" di grano canadese trattato con il glifosato paventato dai critici dell'accordo Giansanti aggiunge che «per ora, l'invasione non c'e' stata».
Dai dati elaborati dall'amministrazione doganale canadese, riportate in una nota dell'Ice del 25 aprile 2018, risulta, infatti, che le esportazioni di grano duro canadese verso l'italia si sono ridotte del 90 % nei primi cinque mesi di applicazione dell'accordo ceta (ottobre 2017-febbraio 2018), quelle di grano tenero del 47 %. e i dati diffusi nei giorni scorsi dall'associazione nazionale cerealisti, che arrivano a coprire i primi sette mesi dell'anno, confermano una riduzione complessiva delle importazioni di grano duro nell'ordine di 150 mila tonnellate.
Sulla questione delle indicazioni geografiche e denominazioni di qualità Giansanti ricorda che le 41 tutelate dal Ceta coprono il 90 % del fatturato annuale delle esportazioni italiane di prodotti a denominazione d'origine.
Ampliare l'elenco si può
«L'accordo con il Canada – ribadisce Giansanti - non esclude la possibilità di ampliare la lista nei prossimi anni. ma una cosa è certa: se l'accordo con il Canada non fosse ratificato, la situazione delle denominazioni non comprese nella lista non sarebbe migliore di quella che è oggi. di converso, sarebbe peggiore quella delle 41 denominazioni riconosciute».
Dopo il fallimento del "Doha Round"il presidente di Confagricoltura ritiene che gli accordi di libero scambio negoziati dalla Commissione europea siano l'unico strumento a disposizione per affermare, progressivamente, il riconoscimento e la protezione delle indicazioni geografiche.