Le ultime previsioni sulla campagna olearia in corso, sono sempre più pessimistiche e questa volta l’allarme arriva dall’Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia.
La Presidente Anna Cane ritiene infatti che sulla base delle stime realizzate da Assitol la produzione din olio di oliva 2018 raggiungerà un livello storico negativo di 200mila tonnellate, mentre solo un mese fa Coldiretti stimava 265mila tonnellate (ovvero una riduzione del 38% rispetto al 2017).
Previsioni nere per l’oro liquido
Secondo i rilievi dell’Assitol, la produzione nazionale complessiva alla fine della campagna olearia 2018, non supererà le 200.000 tonnellate, comprensive non soltanto dell’extra vergine, ma anche degli altri oli della stessa famiglia, come il vergine di oliva ed il lampante. «E’ un quadro decisamente negativo, ben al di sotto delle previsioni di inizio campagna - osserva la presidente degli industriali - la nostra olivicoltura, vittima del clima anomalo e della Xylella, ma anche della ormai cronica mancanza di investimenti e di innovazione, non è in grado di rispondere alle richieste degli italiani. Ecco perché la campagna 2018-2019 appare ancora più difficile di quella, peraltro assai negativa, del 2014».
Il clima ha influito in maniera positiva solo in Spagna per cui si profila il concreto rischio di un invasione di olio comunitario soprattutto spagnolo.
Le previsioni europee
A parte la Spagna, che secondo le previsioni del Consiglio Oleicolo Internazionale potrà contare su 1.600.0000 tonnellate, le conseguenze del clima impazzito hanno influenzato al ribasso anche i quantitativi relativi ai principali produttori dell’area mediterranea: 110.000 per il Portogallo, 190.000 in Grecia, 120.000 per la Tunisia
La strategia dei blend
I consumi sia interni che esterni non accennano a diminuire e gli industriali del settore per far fronte alla domanda percorrono la strada dei blend.
Il nostro fabbisogno interno nel 2018, si è attestato infatti sulle 500.000 tonnellate, con un consumo italiano medio pro-capite di 10,5kg. Per farvi fronte, i grandi marchi italiani hanno in parte impiegato le scorte dello scorso anno, in parte hanno ricercato e selezionato oli in tutto il Mediterraneo per crerare “blend” in grado di catturare il gusto di italiani e stranieri.
Vola sempre l’export
Secondo il monitoraggio Assitol, nei primi 8 mesi 2018, l’export è aumentato dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In particolare l’olio d’oliva ha registrato una buona performance verso i Paesi Ue, passando da 75.535 tonnellate a 76.000 tonnellate (+3,4%).
Nonostante l’aria di Brexit, le vendite in Gran Bretagna sono cresciute dell’8,1%. In leggera flessione, invece, le esportazioni verso i Paesi Terzi (-0,5%).
«In questo quadro, che vede in difficoltà l’intera filiera - conclude la presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol - crediamo che la strada della collaborazione tra tutti gli attori della filiera per il rilancio e il rinnovamento del settore sia quella giusta. La nostra presenza all’interno della Fooi- Filiera olivicola olearia italiana-, l’Interprofessione dell’olio d’oliva, vuole stimolare la costruzione di un percorso comune, capace di fare sistema e ridare valore al prodotto-olio».