Dalla maculatura bruna sul pero ci si difende solo integrando i trattamenti chimici alla chioma con altre tecniche di contenimento, dalla riduzione degli inoculi alla sanitazione del cotico erboso. Soprattutto in annate a elevata pressione della malattia, la riduzione dell’inoculo di S. vesicarium può contribuire a ridurre la gravità della malattia sui frutti.
A Futurpera Loredana Antoniacci ha illustrato le linee guida messe a punto dal Servizio fitosanitario per contrastare la maculatura bruna. Causata dal fungo Pleospora allii, perlopiù nella forma di Stemphylium vesicarium, è diventata la principale malattia fungina del pero in Italia e, di conseguenza, la prima responsabile dei cali produttivi.
Nelle ultime due stagioni vegetative le precipitazioni frequenti e concentrate e le temperature favorevoli allo sviluppo durante le fasi di maggiore sensibilità dei frutti hanno aggravato la situazione: i rilasci conidici si sono moltiplicati, provocando infezioni incontrollabili. Loredana Antoniacci ha ricordato le attività del Coordinamento regionale e territoriale di produzione integrata. In particolare, le analisi di laboratorio condotte in accordo con l’Università di Bologna, la valutazione dei dati sperimentali di efficacia dei prodotti disponibili e la predisposizione di una bozza di strategia per il 2020. Strategia che, ha detto Antoniacci, «consideri la necessità di contenere la maculatura bruna e la ticchiolatura. Il che significa duplice attività di diversi prodotti, in base ai risultati delle attività sperimentali, alle osservazioni di campo e all’esperienza dei tecnici».
Dalle prove è emersa l’esigenza – enfatizzata dal maggio 2019 molto umido e piovoso - di prevenire l’epidemia prima che la sua espansione pregiudichi la qualità delle pere. Antoniacci ha anche spiegato come stia dando qualche risultato utile l’alternanza di sostanze attive utilizzate in miscela con prodotti di copertura. Molta aspettativa riguarda, poi, la sanitazione del frutteto. In particolare, per quanto riguarda la rimozione del prato, il pirodiserbo, l’impiego di Trichoderma spp. sul cotico erboso (in corso di registrazione), l’eliminazione dei frutti colpiti caduti a terra e una attenta potatura. Tutti aspetti che il Servizio fitosanitario svilupperà nel 2020.