«A questo punto ci si domanda se si conosce la differenza fra un gene e un virus. E si sappia cosa sia una pianta».
Questa domanda retorica se la ponevano* Gennaro Ciliberto, presidente della Fisv - una società che raccoglie 7mila scienziati italiani e, fino a poco fa, presidente di quell’Istituto Pascale dove si sta provando il farmaco per l’artrite reumatoide che potrebbe attenuare i danni da coronavirus - Enrico Pè, presidente della Società di Genetica Vegetale e Pierdomenico Perata, magnifico rettore uscente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Editoriale del numero 11 di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
I tre si riferivano all’ennesimo insulto all’agricoltura pubblicato il 12 marzo su Il Manifesto a firma Francesco Billotta.
L’articolo si arrampicava sugli specchi per sobillare l’idea che le piante ogm abbiano favorito il salto di specie del coronavirus.
I tre docenti hanno trovato la forza di zittire il Bilotta, mentre Deborah Piovan e io** di fronte a un simile sfoggio d’incompetenza lo abbiamo trattato da rivenditore di merce avariata.
Per valutarlo, basta una sola frase del Bilotta: «La manipolazione genetica porta alla diffusione sempre più ampia di geni nei genomi di piante coltivate per uso alimentare o per la preparazione di prodotti chimici».
Quindi le piante ogm servono a preparare prodotti chimici: un genio.
Un tempo lo avrebbero messo in punizione dietro alla lavagna.
Ma questo ennesimo episodio segnala quanto sia ignorata e indifesa l’agricoltura.
Si deve invece ricordare che in Cina si coltivano da decenni tante varietà di cotone ogm, ossia Bt, e questo perché le irrorazioni di insetticidi settimanali non riuscivano più a debellare l’Helicoverpa.
Invece con cotone Bt i trattamenti sono scesi da 20 l’anno a 7, tutelando la salute degli agricoltori e dell’ecosistema. Il cotone di Cina o India è per il 95% ogm.
Con quel cotone facciamo le mascherine che stiamo indossando in questi giorni. Anche il cotone idrofilo per i tamponi ospedalieri è ogm e mai nessuno al mondo ha avuto un danno sanitario dall’uso di cotone ogm, anzi gli insetti non-fitofagi hanno beneficiato del minor uso di insetticidi. Inoltre il cotone Ogm non ha mai causato una reazione allergica usando cerotti o tamponando una ferita.
Anni di falsità e dicerie oggi fanno i conti con la realtà di quanto il cotone ogm sia fondamentale nell’attuale pandemia.
Quello che servirebbe in Italia è di poter coltivare mais Ogm come hanno fatto per vari anni Silvano Dalla Libera e Giorgio Fidenato in Friuli.
Servirebbe perché abbiamo ridotto la nostra autonomia produttiva a circa il 50% del fabbisogno e ne importiamo per circa 800 milioni di euro l’anno.
Servirebbe ad aumentare le rese per ettaro e la sicurezza sanitaria con un mais meno inquinato da fumonisine. L’assurdo è che quello stesso mais Ogm sta, insieme a soia Ogm, nell’87% dei mangimi italiani: quindi l’unico mais Ogm vietato è quello coltivato dagli imprenditori agricoli italiani. Se viene fatto all’estero e importato, va bene.
Altro che salto di specie, qui l’unico salto è quello della logica e della decenza.
** https://www.ilfoglio.it/scienza/2020/03/15/news/adesso-pure-il-coronavirus-e-colpa-degli-ogm-306480/