La meccanica agricola perde un pioniere appassionato del proprio lavoro. Aldo Pagliari, che ha associato il proprio nome ai rimorchi e ai carri-botte e che ha unito la dote della lungimiranza al sacrificio di un lavoro iniziato molto presto dopo la perdita improvvisa del padre a 17 anni, è scomparso nelle scorse settimane a 89 anni. Lascia la moglie Teresa e la figlia Cristina.
Oltre 70 anni di attività
L’azienda Pagliari è sorta nel 1948, grazie alla volontà di ferro proprio di Aldo, costruendo ruote e telai in legno per fornire agli agricoltori della zona i primi carretti. Il passaggio al ferro e, successivamente, all’acciaio fu la base per un salto che in breve tempo portarono l’azienda di Squarzanella di Viadana, nel Mantovano, a competere con i maggiori costruttori. Vennero così introdotte soluzioni tecniche come i rimorchi agricoli ribaltabili trilaterali e i rimorchi ad assi ravvicinati, che si imposero sul mercato per la risposta alle condizioni di lavoro degli agricoltori e degli operatori, ben lontane dal confort dei mezzi agricoli di oggi.
Con il mercato cresce anche la ditta Pagliari, che passa dai cinque operai del 1950 ai venti del 1960, estendendo la superficie coperta dai 300 metri quadrati del 1957 ai 1.200 del 1966. A metà degli anni ’80 lo stabilimento si estende su una superficie complessiva di circa 30.000 metri quadrati, dei quali 4.000 interamente coperti. Gli operai salgono a quota 30 e inizia il graduale completamento della produzione, che affianca al trasporto (caratterizzato dai rimorchi e dai carri-botte per lo spandimento del liquame) anche il settore zootecnico dell’alimentazione del bestiame.
Ciclo di lavorazione completo
Il ciclo di lavorazione è completo, parte dal foglio di lamiera e arriva al prodotto finito attraverso il contributo di attrezzature che non sono completamente automatizzate, proprio perché il tipo particolare di produzione richiede la presenza di manodopera altamente specializzata. Si costruiscono infatti i primi carri miscelatori a tre coclee, che rivoluzionano in breve i criteri costruttivi seguiti fino ad allora dai diretti concorrenti: le trasmissioni a catene del moto alle coclee vengono sostituite da riduttori epicicloidali, semplificando così enormemente la costruzione dei carri e riducendo al minimo le operazioni di manutenzione. Le vasche di miscelazione si costruiscono in materiali di qualità e si arriva all’impiego, insolito nel settore macchine agricole, dell’acciaio inossidabile.
Contemporaneamente, negli anni Ottanta e Novanta, la ditta Pagliari colleziona premi e riconoscimenti alle manifestazioni fieristiche più prestigiose, in Italia e all’estero, a conferma della capacità innovativa e della adattabilità delle macchine agricole alle esigenze di una zootecnia che stava cambiando pelle, specializzandosi e in alcune regioni italiane abbandonando – seppure lentamente – il nanismo produttivo.
Self-made man
Le quote di mercato in Italia e all’estero, conseguentemente, crescono, trascinate dalla qualità, dall’affidabilità e dal miglioramento delle prestazioni che coniugano efficienza e sempre minori investimenti per la manutenzione, elemento particolarmente apprezzato dagli utilizzatori. Nonostante l’ampliamento aziendale, che ha portato il marchio ad attraversare anche qualche momento di difficoltà, i clienti storici ricordano la passione del fondatore, che nel lavoro e nella famiglia aveva trovato la propria dimensione ideale di self-made man.