Trent’anni di biologico, vent’anni di Anabio.
L'associazione per la promozione del biologico di Cia-Agricoltori italiani ha celebrato la doppia ricorrenza, in occasione della sua assemblea annuale, fissando le priorità per il settore con una videoconferenza in diretta streaming intitolata “Agricoltura, territorio, società: riprogettiamo il futuro”.
L’obiettivo della transizione ecologica
Al centro dei lavori: l’obiettivo della transizione ecologica europea, il ruolo della politica comunitaria ma anche quello della tecnica e della scienza.
Fabio Chessa (Resp. Ufficio Politiche Agricole e Biologico Cia-Agricoltori Italiani), Alessandra De Santis (Resp. Ufficio Bruxelles Cia-Agricoltori Italiani) e Antonio Sposicchi (Direttore nazionale Anabio-Cia ) hanno descritto il contributo che Anabio/Cia vuole dare alla definizione del Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 «rafforzando il ruolo del biologico negli ecoschemi per una crescita del bio in termini di superficie coltivata, ricerca e innovazione».
Il bio sia negli ecoschemi
«Guardiamo all’Europa – ha confermato Federico Marchini, presidente di Anabio- a 30 anni dall'emanazione del primo regolamento sul biologico (2092/91), quale cruciale terreno di sviluppo di un settore che solo in Italia conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro».
L’auspicio è che il piano strategico nazionale della Pac sappia fornire misure e opportunità in grado di superare l'eterogeneità dei comportamenti a livello regionale, per iniziare a ragionare come sistema Paese. Per raggiungere questo obiettivo occorre, secondo Anabio, «il mantenimento dell'agricoltura biologica negli ecoschemi, per fornire, attraverso il I e il II pilastro della pac, le risorse necessarie a tutti i produttori bio, con la possibilità di dare impulso ai distretti e alla sperimentazione in aree votate all'agricoltura».
Il rapporto conflittuale con la scienza
La sottolineatura del ruolo della scienza ha un preciso significato alla luce delle recenti prese di posizione di alcune accademie (compresa Aissa, rappresentata nel corso della conferenza dal suo presidente Massimo Tagliavini) e gruppi di ricercatori contro il disegno di legge di sostegno per il biologico che contiene misure molto attese nell’ambito in particolare della promozione e della costituzione di filiere e distretti.
«É fondamentale, precisa però Anabio-Cia, che al piano per la promozione del biologico, faccia seguito un Psn che investa nella valorizzazione del settore con progetti agro-ambientali collettivi per incentivare gli agricoltori e iniziative di engagement tra le comunita' di cittadini, come nelle mense scolastiche».
Tra le priorità tracciate da Anabio:
- l'attenzione ai mercati in crescita nei Paesi terzi,
- il miglioramento del sistema di tracciabilità,
- l'introduzione della certificazione di gruppo,
- la raccolta dei dati,
- un'opportuna dotazione finanziaria da destinare alla ricerca sul campo.
«Occorre adottare l'approccio agroecologico – ha ribadito Marchini - nella sua interdisciplinarità, con l’occhio rivolto non solo alle rese produttive, ma anche alla conservazione del suolo e della biodiversità, la sicurezza e la qualità dei prodotti e una migliore promozione di produzione e consumo locale».
Una crescita “ragionata”
Secondo Cia- Agricoltori Italiani, il biologico italiano può cogliere con intelligenza questo straordinario periodo di riforme e investimenti che possono essere impiegati per «una crescita ragionata della superficie coltivata, puntando, da una parte, sulla bio-protezione delle colture, sistemi di supporto alle decisioni e sementi certificate e dall'altra, sollecitando un'analisi d'impatto per capire gli effetti di un aumento della produzione biologica sull’agricoltura totale».
«Come raccontano i primi 20 anni di Anabio – ha affermato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, - il nostro compito, attraverso l'associazione, sarà sempre quello di migliorare la capacità di accesso dei produttori biologici ai finanziamenti disponibili, oltre al consolidamento dell'importante ruolo di rappresentanza costruito nel tempo con le istituzioni, a tutela e valorizzazione del settore e dei suoi protagonisti»
«La transizione ecologica che ci attende – ha concluso Scanavino -, richiede anche per il settore bio, l'attivazione di una cabina di regia, al fine di assicurare continuità e integrazione a livello locale, regionale, nazionale e comunitario».