«Fare dell’Italia un paese leader sulle Tea, le Tecniche di evoluzione assistita in agricoltura, per poter avere piante più sostenibili dal punto di vista ambientale, ridurre l’uso di fitofarmaci e aumentare le resistenze ai cambiamenti climatici, con oggettivi benefici per la produttività sempre preservando le peculiarità della biodiversità italiana. Sono questi gli obiettivi della proposta di legge con cui permettiamo la ricerca in campo aperto sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing (mutagenesi sitodiretta) e cisgenesi, per fini sperimentali e scientifici sotto l’egida della ricerca pubblica».
Lo dichiara il presidente della commissione Agricoltura Filippo Gallinella, primo firmatario della proposta di legge sulle Tea presentata in conferenza stampa a Montecitorio.
Questa proposta, spiega Gallinella, avviene in coerenza con lo Studio della Commissione europea del 29 aprile 2021 sullo stato delle nuove tecniche genomiche ai sensi del diritto dell’Unione e nelle more dell’adozione da parte dell’Ue di una disciplina organica in materia.
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Crea pronto a mettere in campo varietà testate in laboratorio
Per Stefano Vaccari, direttore generale del Crea, l’ente di ricerca del ministero delle Politiche agricole, «la ricerca in campo di queste nuove tecnologie rappresenta un fattore strategico per l’agricoltura nazionale. Abbiamo bisogno di essere competitivi permettendo di salvaguardare le nostre tipicità. Il Crea, che può contare su 12 centri di ricerca di cui uno specifico per la Genomica, a Fiorenzuola d’Adda, è pronto a mettere sul terreno varietà che abbiamo già testato in laboratorio».
Tra queste, enuncia Vaccari, vitigni che permettano meno trattamenti per la peronospora o pomodori maggiormente resistenti alle orobanche.
«Norma strategica quanto il Pnrr»
«Con questa proposta di legge - afferma Vaccari - possiamo anticipare i tempi, senza attendere l’Ue, e porci nel filone di Stati come Cina, Regno Unito e Usa. Aspettiamo, dunque, solo l’approvazione della norma, strategica forse almeno quanto il Pnrr».
«Proposta di legge sulle Tea ha ascoltato il grido di dolore della ricerca»
«Oggi con le biotecnologie riusciamo a coniugare ricerca di base con ricerca applicata, per rispondere alle esigenze del comparto primario nazionale - dichiara Edgardo Filippone, presidente della Società italiana di genetica agraria (Siga) che raggruppa oltre 300 ricercatori, per la gran parte del settore pubblico -. Le Tea ci permettono di poter agire con forbici molecolari sul singolo mattoncino del DNA come accade già in natura ma con tempi molto differenti».
«Mi complimento - ha proseguito - con la politica che ha ascoltato il grido di dolore della ricerca, ha compreso il valore delle nostre attività e ci auguriamo che la proposta di legge porti il nostro Paese all’avanguardia. Potremo celebrare i 200 anni dalla nascita di Mendel nel 2022 con una norma che permetta la ricerca in campo, imprescindibile sempre con tutte le disposizioni di precauzione».
Tea diverse dagli Ogm
Nella sua conclusione Gallinella ha dichiarato: «come ribadito dalle stesse associazioni agricole, lo scenario è completamente diverso dagli Ogm: le Tea, infatti, rappresentano una peculiarità tipica degli agricoltori che da sempre incrociano piante sessualmente affini per potenziare determinate caratteristiche. Mi auguro che il dibattito normativo sia proficuo ma anche celere per poter dare questo strumento potente e innovativo nelle mani degli agricoltori, sotto l’egida della ricerca pubblica dell’autorevole Crea».
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«Tea strumento di decisiva importanza»
«Le Tea sono uno strumento di decisiva importanza per dare risposte in tempi ragionevoli alle criticità dell’agricoltura», ha spiegato Alberto Lipparini, direttore di Assosementi. «L’auspicio è che l’applicazione in campo delle Tea possa avvenire in tempi brevi, alla luce del ruolo fondamentale che questa prospettiva promette di offrire per la ricerca pubblica e privata».
Lipparini, citando lo studio “Il valore economico, sociale e ambientale del breeding vegetale in Europa” condotto da Hffa Research, società di ricerca specializzata in ambito agricolo, ha sottolineato che «dal 2000 a oggi a livello europeo il miglioramento genetico è stato il fattore innovativo che ha inciso maggiormente sull’incremento delle rese per le principali colture. Inoltre, ha avuto anche un impatto positivo in termini di contenimento dell’impronta ecologia delle produzioni primarie, poiché ha permesso di non convertire superfici boschive o naturali in terreni agricoli garantendo anche una minore emissione di gas serra. Senza il miglioramento genetico l’Europa sarebbe diventata un importatore netto delle principali colture agrarie nel 2020, compreso frumento e cereali».