Ancora nulla di fatto per il prezzo del pomodoro da industria relativo alla campagna 2023. Dopo la pausa di mesi nelle trattative, i rappresentanti degli imprenditori agricoli e quelli delle industrie di trasformazone si sono riuniti venerdì scorso senza trovare un accordo e sono rimasti sostanzialmente fermi alle posizioni dello scorso gennaio. I trasformatori hanno proposto un pagamento base vicino ai 130 €/t rispetto ai 108,5 €/t dello scorso anno, gli agricoltori chiedono una cifra intorno ai 160 €/t. La fumata bianca potrebbe arrivare a un prezzo di 140 €/t, anche perché l'epoca dei primi trapianti si avvicina.
Qui industria: possiamo fare un altro sforzo economico, ma contenuto
«Con grande senso di responsabilità ci siamo resi disponibili a un ulteriore contenuto sforzo economico per una conclusione positiva delle trattative – ha dichiarato la coordinatrice del comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav Bruna Saviotti –. Invitiamo la parte agricola a fare un’attenta riflessione sul futuro della filiera e sulla necessità di evitare speculazioni in un momento in cui la situazione che si è venuta a creare nei Paesi nostri competitor potrebbe, invece, dare maggiore slancio al pomodoro italiano».
«Ci auguriamo che il mondo agricolo possa comprendere che da parte industriale difficilmente sarà possibile andare molto oltre – ha dichiarato il presidente di Anicav Marco Serafini –. Tenendo conto che le colture alternative al pomodoro hanno fatto registrare riduzioni di prezzo rispetto al 2022 (ne sono un esempio il mais e il girasole) è difficile non pensare che le richieste della nostra controparte siano puramente speculative. È necessario avere ben presente, sia nel bacino Nord che in quello Centro Sud, che un eccessivo incremento del costo della materia prima si ripercuoterà sul prodotto trasformato e, quindi, sui consumatori finali con conseguente perdita di competitività del nostro pomodoro».
Qui agricoltori: a queste cifre non conviene coltivare pomodoro
Ferma la posizione della parte agricola che tramite il Tavolo agricolo del pomodoro da industria del Nord Italia, costituito da tutte le Organizzazioni dei produttori e dalle rappresentanze sindacali di settore (Coldiretti, Confagricoltura e Cia), respinge le accuse di speculazione avanzate dalle industrie di trasformazione.
«La parte industriale ha reiterato l’offerta già in campo a gennaio, senza far intravedere significativi, e degni di considerazione, margini di miglioramento – si legge in una nota del Tavolo agricolo –. Con ciò ignorando in modo ingiustificato e sorprendente quanto nel frattempo avvenuto a livello internazionale, dove i principali Paesi nostri competitor hanno concesso aumenti di prezzo della materia prima agricola fino ad oltre il 50% rispetto al 2022». Il riferimento è alla Spagna, dove per la campagna 2023 la materia prima sarà pagata 150 €/t.
«A nulla serve qualificare come atto di responsabilità il riconoscimento di aumenti di prezzo del 20% quest’anno o del 40% nell’ultimo biennio – continuano gli agricoltori – quando molti costi di produzione sono quasi raddoppiati, e ancor meno serve paventare gravi conseguenze sui listini al consumatore, dal momento che l’incidenza del costo della materia prima agricola sui prodotti finiti è minimale poiché oscilla attorno al 15%».
Nel respingere fermamente la grave e ingiustificata accusa di comportamento speculativo, il Tavolo agricolo, nell’interesse della filiera di cui costituisce l’asse portante, auspica che le parti ritrovino rapidamente la strada che porti ad un accordo che preservi la competitività del settore, vero fiore all’occhiello del Made in Italy e invita gli agricoltori a valutare bene le prospettive di prezzo che si vanno delineando, in rapporto ai costi di produzione della coltura, anche alla luce del notevole valore e del costo finanziario delle anticipazioni colturali, ponderando le scelte conseguenti.