Definizione di adeguate misure di prevenzione contro il Greening degli agrumi e, in particolare, di un “piano di contingenza” che sarà pronto già nei primi mesi del 2024. Questo il focus dell’incontro che, convocato dal sottosegretario Luigi D’Eramo su richiesta del Distretto Agrumi di Sicilia, si è svolto il 6 dicembre 2023 nella Sala Natali del ministero dell’Agricoltura e delle foreste.
Presenti, per il distretto agrumi di Sicilia, oltre alla presidente Federica Argentati, Giuseppe Pasciuta, consigliere e delegato del Consorzio Arancia di Ribera Dop e Renato Maugeri, consigliere e presidente del neonato Consorzio di Tutela Limone dell'Etna Igp. E poi tutti gli attori - ricercatori, docenti e stakeholder - che hanno fornito il loro contributo all’evento ad hoc organizzato dal distretto lo scorso 27 ottobre nell’aula magna del Dipartimento DiA3 dell’Università di Catania. Evento durante il quale, appunto, il sottosegretario D’Eramo aveva preso l’impegno di costituire un tavolo tecnico sul greening (Hlb), la pericolosa malattia di origine batterica che ha avuto origine nel Sud-Est asiatico e che ha già causato significative perdite economiche in Cina, negli Usa e in Brasile.
Minaccia per l'agrumicoltura mondiale
«Il focus dell’incontro – ha detto Argentati – ha riguardato la definizione di adeguate misure di prevenzione contro il Greening e, in particolare, la definizione di quello che ho definito in più occasioni "piano pandemico" che sarà pronto all’inizio del prossimo anno. Il tavolo ha, inoltre, rappresentato anche un momento strategico in quanto i rappresentanti siciliani, coordinati dal distretto, hanno avuto un'opportunità fondamentale di dialogo con le istituzioni».
Il greening, detta anche malattia del ramo giallo o ancora Hlb (il nome per esteso è Huanglongbing) è provocato da batteri la cui sopravvivenza e diffusione su larga scala sono garantite dalla presenza di due insetti vettori: Trioza erytreae e Diaphorina citri. Entrambi questi insetti sono stati segnalati nel territorio europeo, nelle isole Azzorre e nelle isole Canarie. Attualmente, solo Trioza erytreae è stato rilevato nella penisola iberica.
«Questa grave emergenza fitosanitaria minaccia l'agrumicoltura mondiale e durante il tavolo al ministero abbiamo sollecitato le istituzioni a collaborare con tutti gli stakeholder per creare strumenti di prevenzione e contenimento contro questa minaccia, ribadendo la totale disponibilità del Distretto produttivo a continuare questo percorso anche con le organizzazioni di categoria e il mondo della ricerca scientifica» ha affermato Argentati consapevole di quanto sia essenziale un'azione coordinata a livello nazionale per proteggere le coltivazioni agrumicole e preservare un settore vitale per l'agricoltura e l'economia. «Siamo impegnati a lavorare con le istituzioni per mettere in atto queste proposte e garantire la sicurezza delle nostre coltivazioni di agrumi» ha aggiunto la presidente del Distretto.
Argentati ha evidenziato anche il significativo percorso di sinergia tra la comunità scientifica e le rappresentanze del settore, sottolineando la cruciale partecipazione delle imprese, dei tecnici e degli operatori attivi nelle filiere agrumicole italiane. Che l’unione di operatori e stakeholder centri obiettivi dai singoli difficilmente raggiungibili è testimoniato anche dall’impegno preso dal sottosegretario D’Eramo durante l’incontro. Si lavora a un tavolo agrumi che offra l’occasione di affrontare anche altre problematiche oltre il greening.
Divisi di fronte al nemico
Il prossimo importante appuntamento del Distretto Agrumi di Sicilia è l’assemblea di soci e sottoscrittori del Patto di Distretto convocata per il 13 dicembre presso l'Hotel "Il Gelso Bianco" a Misterbianco, a Catania. Una scelta insolita quella di convocare contemporaneamente soci e sottoscrittori, determinata, scrive in un nota stampa il presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, «dall'importanza dei temi all'ordine del giorno e la rilevanza delle decisioni da prendere per il futuro di questo importante strumento a supporto della filiera agrumicola siciliana».
In ballo ci sono anni di lavoro e progetti finanziati, già pronti per l’attuazione, tra cui il “Cluster in Sicilia” (1,8 milioni coperti al 90% da finanziamento a fondo perduto), con decreto di finanziamento dell’assessorato Attività Produttive della Regione Siciliana, in merito all’educazione alimentare nelle scuole e al consumo consapevole delle produzioni agrumicole di qualità, oltre ad attività a supporto della commercializzazione e all’internazionalizzazione. E ancora, la quota affidata al Distretto del progetto “C.I.B.O. in Sicilia” del Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in Rete su comunicazione delle produzioni agrumicole di qualità Igp, Dop e bio, nonché ricerca scientifica sul malsecco, che vale circa 500 mila euro. Importanti attività che, alla luce del passo indietro del Consorzio di tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia che ha formalizzato il recesso da socio, potrebbero essere destinate a rimodulazione o ridimensionamento.
A questo passo indietro del Consorzio Sicilia si sono aggiunte anche le dimissioni di tre amministratori: Gerardo Diana, presidente del Consorzio di tutela Arancia Rossa di Sicilia Igp, Giuseppe Di Silvestro, presidente della Op Viva di Natura e Placido Manganaro, contitolare della MaDi Fruit e attualmente presidente in Sicilia di Fruitimprese, l’associazione delle imprese commerciali che operano nell’ortofrutta. Dimissioni e passi indietro che gli altri soci del Distretto non hanno ben digerito. E meno che mai il presidente.
«Si tratta di una decisione accolta con non poco stupore – ha commentato –. Non capisco, infatti, come non ci si renda conto del ruolo fondamentale che ha svolto e continua a svolgere il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia per gli agrumi e anche per i consorzi di tutela, considerando il tangibile contributo offerto nel corso di quindici anni di attività. Durante questo periodo, si sono susseguiti vari presidenti dei Consorzi di tutela, con i quali abbiamo portato avanti numerosi progetti di successo a favore della produzione agrumicola siciliana – ha spiegato –. Si è instaurata una proficua collaborazione con molteplici iniziative che sono state realizzate a sostegno di obiettivi concordati e sottoscritti nel patto di sviluppo approvato dalla Regione. Risultati, questi, legati alla capacità di fare squadra, una squadra che la nuova presidenza del Consorzio Arancia rossa si sta prendendo la responsabilità di interrompere».
«Non possiamo fare il passo più lungo della gamba»
La motivazione ufficiale di questo “divorzio” secondo il presidente del Consorzio di tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp, risiede nel fatto che «il Consorzio ha bisogno di rafforzarsi facendo gli investimenti che può permettersi con le risorse che i soci mettono a disposizione. Abbiamo deciso di fare piccoli passi alla volta – ha continuato Diana – per non perdere di vista l’obiettivo principale della tutela del nostro marchio». Allineato a Gerardo Diana, il presidente della Op Viva di Natura, Giuseppe Di Silvestro: «Dobbiamo rafforzare il Consorzio di tutela prima di imbarcarci in attività di ampio respiro che ci impegnano molto dal punto di vista economico».
In buona sostanza i progetti impegnativi ma dalle ricadute significative su territori e produzioni, spaventano chi presiede fragili strutture dal punto di vista economico. La maggiore difficoltà risiede, infatti, nell’anticipazione del spese per l’importo totale dell’intervento (per poi averle restituite chissà quando) e la contribuzione della quota a carico dei beneficiari.
L’ottimismo, comunque, non manca al distretto che continua nella sua attività di rete e di condivisione: «La partecipazione attiva delle imprese, delle rappresentanze della filiera, delle Istituzioni, dei rappresentanti del mondo della ricerca scientifica e degli stakeholder – conclude Argentati – è essenziale per garantire il successo e la continuità dei progetti del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia».