Non c’è una nuvola all’orizzonte da mesi. Le ultime piogge risalgono alla fine di febbraio e non tutto il territorio siciliano ne ha potuto beneficiare. L’assenza di piogge prima impensieriva. Adesso, dopo avere sperimentato già a Pasqua l’arrivo degli anticicloni africani, che il periodo di siccità si è ulteriormente prolungato e che le previsioni meteo non fanno alcun accenno a perturbazioni e rovesci sull’Isola, la Sicilia trema di terrore: l’estate si avvicina e non c’è abbastanza acqua negli invasi nè per gli usi idropotabili nè per per l’agricoltura nè per le altre attività produttive.
Chieste risorse al governo
«La situazione è drammatica, la Sicilia chiede lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica», ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Regione Renato Schifani, uscendo dall’ultima riunione di giunta.
L’obiettivo del provvedimento, che adesso dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri, è quello di mettere in campo risorse economiche aggiuntive e mirate alla realizzazione di opere utili a garantire acqua potabile ai cittadini e l’approvvigionamento idrico ai settori agricolo e zootecnico, oltre che alle imprese impegnate nei cantieri nell’Isola.
«La Regione ha già messo in campo una serie di azioni per mitigare la crisi, aiutando i settori produttivi e limitando i disagi ai cittadini – ha spiegato il presidente della Regione – ma servono anche urgenti interventi statali per operare su reti e sistemi di approvvigionamento idrico e per sensibilizzare i cittadini a un uso più razionale della risorsa. Inoltre, sono necessari sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico che sono in gravissima difficoltà».
Le mosse della Regione
L’Sos lanciato a Roma fa seguito ad alcune decisioni già adottate a livello regionale nelle scorse settimane quando è stato dichiarato lo stato di crisi idrico sia per l’uso potabile che per quello agricolo-zootecnico, con la nomina di due commissari: Dario Cartabellotta (già dirigente generale del Dipartimento regionale Agricoltura) per quello agricolo-zootecnico e Leonardo Santoro, attuale segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia.
Per i settori produttivi interessati sono state avviate le procedure per provvedimenti per circa 5,5 milioni di euro che prevedono sgravi dai canoni dei consorzi di bonifica e misure di semplificazione amministrativa. È stato costituito anche un Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici per monitorare costantemente lo stato degli invasi e delle riserve di acqua, ma questo non fa certo aumentare le risorse idriche disponibili.
Niente nuvole all'orizzonte
«Le previsioni meteorologiche per le prossime settimane – osserva l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino – non fanno ben sperare per il prossimo futuro. L’agricoltura siciliana potrebbe subire un tracollo di reddito e occupazione. Rischiamo la compromissione e la perdita definitiva di colture permanenti come agrumi, frutteti e vigne e la moria diffusa del bestiame, con i conseguenti problemi di ordine sanitario». Ma ci sono da mettere in conto anche i danni alla cerealicoltura e alle produzioni estive di ortaggi.
Cereali e zootecnia in ginocchio
«Quest’anno dopo aver investito nelle semine i cui costi di produzione sono stati altissimi a cominciare da sementi e concimi – dichiarano Carmelo Allegra e Salvatore Grassiccia, rispettivamente presidente della Cia di Raddusa e Caltagirone – siamo consapevoli e rassegnati che stiamo andando incontro a danni incalcolabili. Le nostre migliori aree cerealicole del centro Sicilia oggi sono una desolazione: sterminate aree seminate a grano che non andranno a maturazione perché sono già ingiallite e in alcune zone, le piante si presentano con lo stelo alto solo alcuni centimetri».
«Il comparto zootecnico vive la stessa drammatica situazione – conferma Donatella Vanadia, che conduce una strutturata azienda zootecnica in territorio di Vizzini con centinaia di capi di bovini –. Gli allevatori sono esasperati e gli animali sfiancati dalla mancanza di foraggio e di acqua per il minimo sostegno vitale. È impossibile fare impresa con costi di produzione in continuo aumento, mentre il reddito degli agricoltori si assottiglia sempre di più. Così si mette un’ipoteca su un futuro che appare già compromesso».
All’assessorato regionale all’Agricoltura hanno fatto una stima dei danni: oscillerebbero tra uno e 2,5 miliardi di euro.
«Per questo – continua Sammartino – serve una risposta celere da Roma. La dichiarazione di emergenza nazionale ci consentirebbe di mettere in campo misure essenziali per il comparto agricolo». Si pensa ad adottare sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di mutui e adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico in difficoltà, alla possibilità di attivare le deroghe comunitarie previste per i piani strategici della Pac e i Piani di sviluppo Rurale, ma anche alla sospensione dei contributi Inps e dei ruoli dei consorzi di bonifica che suonano come una beffa, considerato che non c’é acqua disponibile per l’irrigazione.
«Urge un piano straordinario per affrontare le emergenze – scrive in una nota Cia Sicilia Orientale – e, seppur consapevoli delle difficoltà del momento e degli sforzi che si stanno facendo per colmare i ritardi del passato, bisogna pianificare gli interventi necessari a medio e lungo periodo per rilanciare il settore agricolo e il reddito degli agricoltori».