La maculatura fogliare del cachi è una malattia fungina endemica nelle principali regioni di coltivazione in Giappone e Corea. In Europa è comparsa per la prima volta in Spagna nel 2008, sulla coltura all’epoca in forte espansione per l’introduzione di alcune varietà come Rojo Brillante. Proprio questa cultivar, introdotta in Emilia-Romagna circa 12 anni fa è stata oggetto nel 2018, per la prima volta nell’areale di coltivazione di pianura di Faenza, di una forte attacco di maculatura fogliare causando perdite produttive e una forte filloptosi. Anche il kaki-tipo negli anni 2018 e 2019 è stato interessato dalla malattia seppure con danni minori, mentre la malattia è ricomparsa nel 2024 nel sud Italia causando gravi defogliazioni.
Macchie circolari sulle foglie
Compaiono inizialmente come piccole macchie circolari di colore bruno-rossastro e circondate da un bordo più scuro. Man mano che l’area interessata dell’infezione necrotizza, si circonda a sua volta di un alone clorotico. Col tempo le foglie tendono ad ingiallire precocemente mentre le macchie necrotiche sulla lamina fogliare si circondano di un alone verde scuro che contrasta con la colorazione gialla delle foglie. La presenza delle lesioni fogliari conduce rapidamente ad una precoce filloptosi durante i mesi di settembre e ottobre. La caduta prematura delle foglie riduce la dimensione del frutto e causa un anticipo della maturazione e conseguente caduta precoce dei frutti, mentre nella stagione successiva può portare a una riduzione nell’accumulo di carboidrati con conseguente danni alla fioritura e allegagione dei frutti.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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Il fungo che causa la maculatura fogliare
La maculatura fogliare del cachi è causata dal fungo ascomicete Plurivorosphaerella nawae Hiura & Ikata. Il fungo sverna come pseudotecio sulle foglie infette cadute a terra l’anno precedente. La liberazione delle ascospore dagli pseudoteci avviene già con le temperature di almeno 10 °C, ma aumenta esponenzialmente fino a raggiungere il picco massimo a 16 °C. Con piogge inferiori a 1 mm il rilascio di ascospore è minimo, mentre aumenta con volumi di pioggia superiori. La maggior parte delle ascospore vengono rilasciate durante i tre primi eventi di pioggia, tuttavia il corpo fruttifero continua a liberare ascospore per circa un mese. Una volta rilasciate, le ascospore si diffondono nel frutteto grazie alle correnti d’aria e in presenza dei tessuti fogliari suscettibili, presenza di acqua libera e temperature adeguate, germinano infettando le foglie del kaki. La malattia è caratterizzata da un periodo di incubazione molto lungo (fino a 4 mesi) e, sebbene il patogeno infetti in primavera, i sintomi sono visibili generalmente a metà agosto.
Pratiche agronomiche e prodotti
La lettiera composta dalle foglie infette cadute a terra rappresenta la sorgente principale d’inoculo di P. nawae. Pertanto, nelle aziende colpite è consigliabile interrarle o asportarle dal frutteto e bruciarle o compostarle. In aree con terreni argillosi a bassa permeabilità il rischio di ristagni idrici porta ad avere una più prolungata bagnatura della lettiera con conseguente anticipo della maturazione degli pseudoteci e maggior rischio infettivo durante la stagione piovosa. Anche l’arieggiamento del frutteto può giocare un ruolo importante in quanto favorisce una più rapida asciugatura della vegetazione. Sistemi di allevamento più fitti e la presenza di reti antigrandine possono essere pertanto considerati a maggiore rischio. Una buona potatura favorisce l’arieggiamento della chioma e permette una migliore protezione della vegetazione con i trattamenti fungicidi.
Queste pratiche concorrono a ridurre il potenziale infettivo nel frutteto ma i trattamenti fungicidi sono necessari per il contenimento della maculatura fogliare pur considerando che la coltura del kaki fino non ha mai avuto bisogno di trattamenti fungicidi e che, essendo una “coltura minore”, non ha una disponibilità di principi attivi autorizzati paragonabile alle colture maggiori. Al momento i principi attivi autorizzati sulla coltura sono i sali di rame (max 4 kg ione rame /ha/anno, e attenzione data dalla fitotossicità) e pyraclostrobin (max 2 applicazioni/anno entro il periodo di fioritura). Indipendentemente dai principi attivi utilizzati, i trattamenti fungicidi sono efficaci se eseguiti il più vicino possibile all’evento infettivo. I trattamenti vengono guidati in base alla fase fenologica delle piante e ai modelli previsionali.