Grano duro, scenario commerciale immutato
Italia
Non muta lo scenario commerciale, che vede poca attività di scambio con sostanziale tenuta dei prezzi al Nord e segnali di ribasso al Sud (Altamura). Quotazioni alla partenza sui 320 per il “Fino” nazionale. Si respira incertezza sia per l’approvvigionamento di quanto ancora manca a coprire il deficit di campagna, sia per le semine 2024. Soprattutto al Sud, pesano infatti la carenza di precipitazioni e le stime di risicati margini di guadagno per ettaro, stante l’attuale livello dei prezzi all’origine. Gli arrivi di merce comunitaria ed estera stabilizzano le Borse, con quotazioni per il “Fino” attorno ai 320-328 €/t partenza con i mercantili sui 270-300 €/t.
Europa
Poca offerta, comunque presente da Grecia e Francia, dove le semine limitano l’attività di scambio con i produttori intenti a progredire nei lavori in campo. Domanda ben presente, con principali destinazioni Italia e Spagna del nord. Detentori che si orientano a cedere quanto ancora resta prima che salga la pressione dell’offerta estera. Quotazioni stazionarie a livello locale, ma in salita il premio per la consegna sui porti a eseguire i contratti in essere. Quotazioni del duro molitorio “gruppo 1” in Spagna stabili sui 270 €/t franco partenza magazzini Andalusia; in Francia la qualità “milling” in lieve salita sui 308 €/t (più 3) reso Fob porto del Mediterraneo.
Mondo
Non cambiano i cosiddetti fondamentali, dopo la conferma di una qualità “milling” in Usa e Canada a garantire, assieme al surplus turco-russo, un’adeguata offerta per il prosieguo di campagna. Detentori nordamericani poco propensi a prendere posizione e domanda mondiale attendista, orientata a entrare sul mercato alla bisogna, anche grazie alle coperture finora fatte che consentono gradualità per i futuri (necessari) acquisti. Tra poco più di un mese la chiusura invernale dei porti dei laghi canadesi, con minore flessibilità di esecuzione fino alla primavera 2025. Ultime quotazioni ufficiali quelle dell’asta tunisina, con prezzi Cif sui 334 €/.
Grano tenero senza variazioni
Italia
Nessuna notizia o evento muta la situazione di mercato, che nelle ultime settimane sembra avere trovato il suo equilibrio in attesa che si dipani il rebus sulle semine 2024, le quali potrebbero non confermare le superfici 2023. Domanda e offerta si incontrano con adeguati volumi scambiati a soddisfare la richiesta del settore della trasformazione che, in stabilità di quotazioni, gradualmente si copre sul medio periodo. La buona disponibilità di grani comunitari ed esteri contribuisce a consolidare le Borse, che quotano invariato su tutte le classi. Il “tipo Bologna” vale 315-320 €/t partenza, con la classe 2 a 270-280 €/t e i “misti” classe 3 sui 245-250 €/t. Le alternative comunitarie “panificabili” e di forza a premio sul nazionale, con gli “spring” invariati.
Europa
Si è registrato un calo delle quotazioni sul mercato a termine di Parigi, che si è esteso anche al mercato fisico. Tale situazione ha stimolato l’interesse della domanda locale, rivitalizzando gli scambi per esecuzione sia sul novembre - dicembre, sia sul primo trimestre 2025. Dai porti cala l’interesse, con dati di esportazione in calo sullo stesso periodo del 2023 e incertezza sul possibile recupero, anche se il cambio dell’euro è favorevole alla vendita su destinazioni extra-Ue. Semine in lento progresso, ma in linea con lo storico. Su Euronext Parigi la posizione dicembre resta sotto i 215 €/t (meno 2), con differenziale in calo (meno 3) rispetto al marzo, che vale un 221 €/t. Il “panificabile” pronto reso porto di Rouen a 207 €/t (meno 7).
Mondo
L’avvicinarsi dei raccolti dell’Emisfero Sud e le immutate prospettive di adeguata disponibilità di prodotto sui canali commerciali internazionali si traduce in un calo dei prezzi che, nella settimana, vedono il Cbot cedere un 3% per domanda incerta e crescente pressione dell’offerta sia sul pronto che sul medio termine. Ultime statistiche Usda su mercati e progressi colturali in campo confermano uno scenario equilibrato nei fondamentali (produzioni, consumi e stock). Il solo fattore di novità è il rafforzamento post elettorale del dollaro, che rende meno competitive le origini nordamericane, a favore dell’Europa, sulle destinazioni nordafricane, che hanno acquistato a valori Cif sui 255 $/ton.
Mais, occhi puntati sull'evoluzione della domanda
Italia
I possibili fattori di cambiamento del mercato continuano a compensarsi, per una situazione di forzato stallo in attesa di novità dal campo dei consumi (sviluppi del rischio pandemia) che, per la richiesta di lotti con basso livello tossinico, non sempre trova adeguata disponibilità. Gli arrivi dal centro-est Europa non sopperiscono più di tanto alla carenza di mais con caratteristiche idonee per l’alimentazione bovini di filiera. Per i restanti consumi l’offerta si apre all’estero e qui trova maggiore disponibilità. Su Bologna tutto invariato, con Milano che ratifica un simbolico meno 1 €/t per il mais con caratteristiche, per quotazioni che vedono il mais con caratteristiche sui 242-245 €/t e il mais “generico” sui 220-225 €/t; comunitari ed esteri senza variazioni di rilievo sui livelli del mais locale con caratteristiche.
Europa
Sulle piazze si comincia a fare la valutazione del raccolto 2024, che si preannuncia migliore in volume rispetto alle prime stime soprattutto nel centro-nord del continente. In regime di raccolto nella media o in alcune aree (come la Francia) oltre la media degli ultimi anni, i prezzi sono più deboli nel nord Europa, con più tenuta (e livello di scambi) al Sud con destinazione Italia e Penisola Iberica. Il “future” di Parigi ha visto un inizio di settimana in calo per poi riprendersi sul finale, con una conferma dei valori della posizione marzo 2025 sui 209 €/t (meno 1). Il reso franco porto di Bordeaux a 204 €/t (meno 3).
Mondo
Sulle piazze americane, nord e sud, i mercati tengono con qualche segnale di apprezzamento sul Cbot, ma nel complesso faticano conservare le quotazioni a causa della perdurante debolezza dell’origine ucraina, che da settimane muove pochi volumi ma a prezzi aggressivi, che danno effetto depressivo al mercato globale. Produzione Usa confermata ai massimi sui 385 mln/t, di poco inferiore al 2023, e semine in Brasile (50%) e Argentina (35%) che procedono spedite in anticipo sulla media storica. Condizioni igrometriche del terreno in miglioramento dopo le ultime piogge.
Soia nazionale a premio sull'origine estera
Italia
Cereali foraggeri: piazze che vedono confermare una situazione stabile per il sorgo e per il grano tenero, mentre si registra più tensione per gli orzi, influenzati al rialzo dall’andamento europeo (Francia) e dalla domanda zootecnica locale. Il sorgo vale reso sui 220-230 €/t, con i teneri attorno ai 230-235 €/t e gli orzi pesanti tra i 220 €/ di Milano ed i 230 €/t di Bologna. Oleaginose: la raccolta della soia ha fatto progressi, ma la qualità media dell’annata (causa umidità elevata) è ancora da confermare. La soia nazionale vale partenza un 440-443 €/t, a premio di un 10 €/ (in riduzione) rispetto all’origine estera.
Europa
Cereali foraggeri: gli orzi perdono il supporto indiretto della parziale sostituzione al mais nelle diete, con i teneri che si confermano a stento sui valori della scorsa settimana. Copertura del settore mangimistico elevata e minore richiesta dai porti deprimono i prezzi. Oleaginose: la colza non arresta la tendenza al rialzo sulla piazza a termine di Parigi, toccando il massimo egli ultimi 18 mesi, trovando supporto dalla scarsa produzione comunitaria 2024 e dalla perdurante tensione del mercato degli olii vegetali. La colza su Euronext Parigi sul febbraio ’25 vale un 536 €/t (più 4), con il Fob Rouen a 540 €/t (più 10). Il girasole “alto oleico” reso S. Nazaire (Francia) a 640 €/t (più 10).
Mondo
Cereali foraggeri: la supply-demand degli “all grains” resta bilanciato, anche se con qualche possibile riduzione degli stock finali (salvo mancata conferma dei consumi globali, stimati in aumento sul 2023). Quotazioni senza particolari cambiamenti per i teneri (ampiamente offerti), con debolezza per gli orzi dall’origine Mar Nero (offerta sempre pressante). Clima e prospettive di produzione in miglioramento nell’Emisfero Sud a consolidare i mercati. Oleaginose: la perdurante tensione degli oli vegetali e il calo degli stock di “palma” sostengono le oleaginose: soia e colza in primis. Comunque, il contesto produttivo 2024 della soia e le prospettive di semina in Sud America restano positive. Questo potrebbe pesare nel prosieguo di campagna. Situazione differente per la colza, che vede più richiesta dall’Europa.