Pratiche commerciali sleali e Ocm. Questi gli argomenti delle due proposte di regolamento destinate a rafforzare il settore agricolo europeo presentate in Commissione Agricoltura del Parlamento europeo dal Commissario Christophe Hansen. Quella sulle pratiche commerciali sleali ha l’obiettivo di migliorare la cooperazione tra le autorità nazionali nell’applicazione delle norme Ue. Quella sull’Organizzazione Comune dei Mercati (Ocm), mira a rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera agroalimentare.
Le due proposte hanno trovato il favore generale degli eurodeputati, ma con sfumature diverse. Se da un lato il Partito Popolare Europeo (Ppe), con Herbert Dorfmann, ha espresso un forte sostegno, chiedendo di rendere ancora più incisivi gli strumenti a disposizione degli agricoltori, dall’altro Stefano Bonaccini, relatore del nuovo regolamento per il gruppo Socialisti & Democratici (S&D), ha sottolineato la necessità di garantire un’effettiva tutela dei fornitori agricoli in tutta Europa, senza lasciare margini di elusione.
Il punto di vista del Ppe: più forza agli agricoltori
Per Herbert Dorfmann, coordinatore del Ppe in Commissione Agricoltura, le nuove proposte legislative rappresentano un passo avanti importante per riequilibrare i rapporti di forza nella filiera agroalimentare.
«Gli agricoltori europei devono poter contare su regole chiare e strumenti efficaci per migliorare il loro potere contrattuale. Le proposte della Commissione vanno nella giusta direzione e il Ppe lavorerà per rafforzarle ulteriormente, a tutela dei produttori e dei consumatori” – ha dichiarato Dorfmann.
Il nodo principale resta quello della competitività. Secondo l’eurodeputato, occorre superare alcuni vincoli normativi che limitano la capacità delle organizzazioni di produttori di operare su scala più ampia. Un esempio è la soglia del 33% della quota di mercato che una singola organizzazione può gestire, prevista nella bozza di regolamento. «Questa limitazione deve essere rivista – ha affermato – perché impedisce agli agricoltori di rafforzare il loro potere negoziale senza ostacoli burocratici inutili».
Un altro tema centrale è la lotta alle pratiche sleali, soprattutto quelle che si sviluppano a livello transfrontaliero. Dorfmann ha espresso preoccupazione per il rischio che le aziende spostino le loro sedi di acquisto in paesi extraeuropei per aggirare le norme dell’UE, indebolendo così la tutela dei produttori e creando squilibri di mercato.
Battaglia per la giustizia nella filiera
Di tono diverso l’intervento di Stefano Bonaccini, relatore del nuovo regolamento per il gruppo S&D. Pur accogliendo con favore la proposta della Commissione, l’eurodeputato ha insistito sulla necessità di rafforzare i meccanismi di applicazione delle norme contro le pratiche sleali.
«Ogni giorno, chi fa impresa è costretto a confrontarsi con ritardi nei pagamenti, cancellazioni unilaterali degli ordini, minacce di ritorsioni – ha dichiarato Bonaccini –. Tutto ciò non danneggia solo gli agricoltori, ma anche i consumatori, con una corsa al ribasso sulla qualità, e i lavoratori, incentivando sfruttamento e caporalato».
Il relatore ha sottolineato che, nonostante i progressi della Direttiva UE sulle pratiche sleali, l’applicazione a livello transnazionale resta debole. Il rischio è che le autorità nazionali si limitino a una collaborazione “di cortesia”, senza strumenti efficaci per intervenire contro acquirenti che operano fuori dai loro confini.
Per questo motivo, Bonaccini ha proposto di adottare un modello simile a quello utilizzato per la protezione delle indicazioni geografiche. «Così come ogni Stato membro è obbligato a rimuovere dal mercato un prodotto Dop o Igp contraffatto, vogliamo che le autorità nazionali siano obbligate a intervenire per porre fine a qualsiasi pratica sleale imposta da un acquirente del proprio paese».
Verso una nuova politica agricola?
Il dibattito di Strasburgo ha mostrato un’ampia convergenza sulla necessità di rafforzare la tutela degli agricoltori, ma anche differenze di approccio tra le forze politiche. Da un lato, il Ppe spinge per strumenti che diano maggiore potere negoziale ai produttori, dall’altro il gruppo S&D pone l’accento su una più incisiva applicazione delle regole contro le pratiche sleali.
Il percorso legislativo è solo all’inizio, ma una cosa è chiara: l’Unione europea è chiamata a compiere scelte decisive per il futuro del settore agricolo. E, come sempre, l’esito dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze in campo.