Fauna selvatica, la Sicilia adotta un piano straordinario di gestione

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Documento di 200 pagine con indicazioni per il monitoraggio e la gestione di cinghiali ma anche di altre specie che possono causare danni all'agricoltura e alle persone

Tutela ambientale, preservazione delle attività agricole tradizionali e sicurezza delle comunità locali. Sono questi i tre elementi cardine su cui si basa il "Piano straordinario regionale per la gestione e il contenimento della fauna selvatica in Sicilia", approvato nei giorni scorsi dalla giunta regionale.

Il documento, articolato in oltre 200 pagine, ha incassato a metà gennaio l’ok (con qualche osservazione) dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e scaturisce anche da un’azione concertativa con Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri sviluppata tra luglio e ottobre 2024 con una serie di riunioni tecniche.
In linea con quanto stabilito dal decreto ministeriale 13 giugno del 2023, traccia le linee guida per il quinquennio 2025-2029 ed è stato elaborato dal Dipartimento per lo Sviluppo Rurale e Territoriale, sotto la guida di Fulvio Bellomo.

Il piano prevede un sistema di monitoraggio costante e la gestione accurata delle richieste di intervento, assicurando che ogni azione sia realizzata nel pieno rispetto delle normative vigenti e con particolare attenzione alla salvaguardia delle specie sensibili, nel segno di un equilibrio sostenibile tra tutela ambientale, preservazione delle attività agricole tradizionali e sicurezza delle comunità locali.

Misure condivise con gli agricoltori

«La Regione si dota di uno strumento all'avanguardia che era atteso da anni. Questo piano – dice l'assessore regionale all'Agricoltura Salvatore Barbagallo – rappresenta una svolta importante nella gestione del delicato equilibrio tra fauna selvatica e agricoltura in Sicilia».

Gli uffici hanno lavorato per mesi a un documento che coniuga il rispetto della biodiversità con la tutela delle produzioni agricole. «Le misure previste - prosegue l’assessore - sono frutto di un'attenta analisi scientifica e di un costante dialogo con le rappresentanze degli agricoltori che da anni chiedevano interventi concreti. Il monitoraggio continuo ci permetterà di verificare l'efficacia delle azioni intraprese e di calibrare gli interventi futuri».

Il documento - affermano i tecnici che ne hanno curato la redazione - risponde alle crescenti sfide poste dalla proliferazione incontrollata di diverse specie selvatiche sul territorio regionale. Negli ultimi vent’anni, l’aumento di alcune specie selvatiche in Sicilia, in particolare del cinghiale (e suoi ibridi), ha causato - e continua a causare - crescenti danni all’agricoltura, rischi per la sicurezza stradale e la pubblica incolumità nonché sanitari (Psa in testa) con gravi rischi di alterazioni degli habitat naturali.

Quello approvato di recente dalla Giunta regionale si integra con le misure già in atto. Tra queste, in particolare, c’è il Piano Straordinario di Interventi Urgenti per la gestione e l’eradicazione della Peste Suina Africana, nei suini d’allevamento e nella specie cinghiale (Sus Scrofa) che è riferito al periodo 2022/2026 ed è frutto di una disposizione concertata tra tre assessorati: Salute, Agricoltura e Territorio e Ambiente. Il piano, attuato dal Dipartimento regionale dello Sviluppo Rurale che fa capo all’assessorato all’Agricoltura, prevede il controllo numerico dei suidi selvatici effettuato da circa 900 selettori in tutta la Sicilia che sono stati prima adeguatamente formati. A questi, nei prossimi mesi, se ne aggiungeranno altri 900. Nell’ambito di questa attività sono stati abbattuti circa 3.500 cinghiali.

Non solo cinghiali

La strategia regionale per la fauna selvatica non si limita però ai soli suidi. Prevede, infatti, altri interventi mirati all'eradicazione di specie invasive. Tra queste ci sono le capre di origine domestica che nell’arcipelago delle isole Eolie si sono inselvatichite e che in quel contesto particolarmente fragile causano gravi danni alle attività tradizionali, al patrimonio storico-culturale e alla biodiversità locale.

Per limitare gli impatti negativi sugli ecosistemi, è previsto anche il controllo e l'eradicazione delle specie alloctone. Le specie obiettivo sono quelle che nel passato sono state immesse illegalmente. Si tratta nello specifico del muflone (Ovis aries) sull'isola di Marettimo, della nutria (Myocastor coypus) nell'area del fiume Irminio, nel Ragusano, e di un nucleo di daino (Dama dama) recentemente accertato in una zona del Parco Regionale dei Nebrodi.

Tra le specie autoctone oggetto di strategie di gestione di tipo conservativo c’è il colombaccio (Columba palumbus) che nell’isola di Ustica, determina ingenti danni all’agricoltura eroica che qui viene ancora praticata. Per colpa di questi volatili, infatti, rischiano di scomparire la “lenticchia di Ustica”, ecotipo peculiare dell’Isola e presidio Slow Food, e alcune varietà autoctone di vitigni.

Fauna selvatica, la Sicilia adotta un piano straordinario di gestione - Ultima modifica: 2025-02-21T10:54:35+01:00 da Simone Martarello

3 Commenti

  1. Le misure intraprese non possono essere efficaci in quanto il proliferare dei cinghiali non è possibile monitorare, poi sono state introdotte regole che di fatto abbattono il potere dei cacciatori formati secondo quanto riferiscono le autorità preposte di Siracusa in diverse riunioni.bisogna coinvolgere gli allevatori raggruppati attraverso i codici aziendali Asl con squadre di cacciatori formati affinché si possano catturare i suidi l’intervento deve essere coadiuvato con l’aiuto di cani in quanto gli allevatori sanno di preciso dove sono nascosti i cinghiali.io sono disponibile a collaborare per modificare questo piano straordinario.

  2. Ben fatto, nel siracusano credo anche nel ragusano ormai da anni prolifera e sempre maggiore nel tempo “la tortora dal collare” crea notevoli danni alla cultura a pieno campo delle verdure a foglia larga e frutteti,sarebbe d’auspicio porre rimedio

  3. Buona sera, do il mio parere da cacciatore. Si potrebbe modificare l’apertura e la chiusura della caccia al cinghiale anticipare l’apertura di un mese e il mese di gennaio non solo battute organizzate, così facendo si allungano 2 mesi in più per poter abbattere i cinghiali.

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