L’agricoltura è in una fase di trasformazione epocale. Una metamorfosi che si sta svolgendo tra il bisogno di aumentare la produttività e l’urgenza di preservare l’ambiente. Infatti, se da un lato il settore primario deve far fronte a sfide sempre più ardue, dall’altro le nuove scoperte scientifiche e le innovazioni tecniche, come i biostimolanti, sono al servizio dell’agricoltore per rispondere con intelligenza e sostenibilità a questi problemi.
I biostimolanti si propongono come un supporto fondamentale per migliorare la crescita delle colture e aumentarne la resistenza agli stress ambientali. Ma non solo. Possono anche contribuire a migliorare la qualità della produzione agroalimentare e supportare pratiche agronomiche sempre più sostenibili in un contesto dove, ormai da anni, gli agricoltori devono fare i conti con un meteo e sfide produttive sempre più imprevedibili.
Ma cosa sono esattamente i biostimolanti? Prodotti che agiscono sul processo di nutrizione delle piante, ma non per aggiungere direttamente nutrienti.
I biostimolanti possono migliorare l’efficienza con cui le colture utilizzano i nutrienti, aumentare la resistenza delle piante agli stress ambientali, ottimizzare le caratteristiche qualitative dei prodotti agricoli e favorire la disponibilità di nutrienti che si trovano nel terreno o nella zona che circonda le radici.
Le formulazioni biostimolanti possono essere composte da una varietà di sostanze: estratti vegetali, alghe, microrganismi o altri composti, ognuno in grado di conseguire una delle funzioni per cui questi prodotti sono applicati.
È in corso una ricerca fervente e sono molti gli studi che dimostrano l’efficacia dei biostimolanti.
Gli esempi più rilevanti riguardano colture tipiche dell’area mediterranea, particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Studi recenti hanno dimostrato che l’applicazione di biostimolanti a base di alghe brune migliora la resistenza del pomodoro allo stress idrico moderato. Questo trattamento stimola i sistemi antiossidanti presenti nella pianta, riducendo i danni da radicali liberi.
Inoltre, sono in corso studi sull’impiego di biostimolanti a base di nanoparticelle di chitosano e acido fulvico, che hanno dimostrato di aumentare la resistenza del mais alla siccità. Ad esempio, la ricerca evidenzia come una specifica formulazione a base di estratti di un’alga bruna migliori significativamente la crescita del frumento, promuovendo l’accumulo di biomassa e la capacità di assorbimento delle radici. Altre ricerche si concentrano sull’impiego di batteri, che hanno mostrato di migliorare la resistenza al caldo e alla salinità del terreno in colture come il cocomero e il cavolo.
Sono solo alcuni esempi di come la scienza stia svelando il potenziale dei biostimolanti e come questi prodotti possano svolgere un ruolo cruciale per contrastare i danni provocati dai cambiamenti climatici e, al contempo, promuovere un approccio più sostenibile dal punto di vista ambientale. I biostimolanti, dunque, sono una vera e propria rivoluzione nel settore agricolo, capace di unire efficienza produttiva e sostenibilità. Le aziende del settore sono impegnate da anni in un processo di innovazione per mettere a disposizione degli agricoltori soluzioni avanzate, in grado di rispondere alle sfide globali sempre più impattanti.
La strada per un’agricoltura più resiliente, efficiente e sostenibile è segnata, e i biostimolanti sono uno degli strumenti chiave per percorrerla.
di Paolo Girelli
presidente di Assofertilizzanti-Federchimica













