Grano duro: agricoltori contro borse merci di Bari e Foggia

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La Camera di commercio di Foggia, sede della Borsa merci dauna
I rappresentanti della parte agricola protestano contro i prezzi troppo bassi. O esprimendo voto contrario alle quotazioni stabilite o abbandonando le borse merci

Spinti dal malcontento dei produttori di grano duro, sempre più stretti fra costi in continua crescita e prezzi in continuo ribasso e incapaci persino di recuperare i costi sostenuti, i dirigenti di Cia e Coldiretti stanno cominciando a prendere posizione contro il “lavoro” delle commissioni prezzi attive presso le borse merci di Bari e Foggia, esprimendo voto contrario o disertandole.

Voto contrario di Cia alla Borsa merci di Bari

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La Camera di commercio di Bari, sede della locale Borsa merci

“Il sottoscritto esprime voto contrario alla quotazione del grano duro nazionale della commissione Borsa merci cereali di Bari in quanto è palese ed evidente che, nelle contrattazioni rilevate, vi sono violazioni rispetto a quanto prescritto nel decreto legislativo 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali tra le imprese nella filiera agricola e alimentare e nel decreto legge 63/2024 agricoltura convertito nella legge 101/2024 con quotazioni dei cereali inferiori ai costi di produzione secondo le rilevazioni Ismea”.

È la dichiarazione fatta mettere a verbale il 7 ottobre u.s. da Giuseppe Creanza, direttore di Cia Levante Bari-Bat, durante la riunione della Commissione cereali alla Borsa merci di Bari.

Denuncia di Cia Puglia all’Icqrf

Questa dichiarazione fa seguito alla denuncia che Cia Agricoltori Italiani di Puglia aveva presentato lo scorso 1° ottobre all’Istituto per il controllo della qualità e la repressione delle Frodi (Icqrf) del Ministero dell’Agricoltura. Una denuncia che riguarda le pratiche sleali che stanno determinando l’abbassamento del prezzo del grano duro italiano al produttore al di sotto dei costi di produzione rilevati da Ismea.

«Vendendo il loro grano duro – osserva Cia Puglia – i nostri produttori non recuperano nemmeno i costi di produzione, che si attestano a 302,90 euro alla tonnellata come ha certificato . Dal 2022, mentre il prezzo al produttore del grano duro italiano è diminuito del 44%, il prezzo della pasta è aumentato in media del 23% e con punte più alte e quello del pane di oltre il 30%. I conti non tornano. C’è uno squilibrio evidente lungo la filiera e a farne totalmente le spese è il primo anello produttivo, quello senza il quale non ci sarebbero pane e pasta realmente realizzati con materia prima italiana. In questo scenario drammatico non occorre solo la corretta applicazione delle misure di Granaio Italia, sono bensì necessarie risposte e interventi ulteriori e urgenti da parte di governo nazionale e Unione europea. Ancora una volta, inoltre, invitiamo i consumatori italiani a scegliere esclusivamente pasta realizzata al 100% con grano italiano, sia per tutelare la salute propria e dei loro cari sia per sostenere la filiera, i nostri produttori e la nostra economia».

Coldiretti Puglia: «Farsa alla Borsa merci di Foggia»

«Alla Borsa merci di Foggia è andata in scena la farsa di quotare il grano solo con la parte industriale presente al tavolo, quando gli agricoltori - stanchi di un gioco già scritto - hanno scelto di non partecipare, l’ennesimo atto di un sistema di rilevazione dei prezzi che non ha più ragione di esistere».

È quanto osserva Coldiretti Puglia sulla seduta del 15 ottobre della commissione prezzi della Borsa merci di Foggia. E denuncia: «Si tratta a questo punto di un prezzo imposto in maniera unilaterale, una mossa che tradisce lo stesso spirito della Borsa merci, un luogo nato per mediare tra chi coltiva e chi trasforma».

Borse merci sviliscono il lavoro degli agricoltori

«Se la voce dei produttori viene esclusa, non resta che una farsa economica che schiaccia il lavoro nei campi e spalanca la porta alla speculazione – afferma Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, sottolineando che «è inaccettabile che, in un contesto di rincari generalizzati su energia, manodopera e fertilizzanti, si continui a svilire il lavoro degli agricoltori ignorando dati oggettivi e costi reali».

Non è più tollerabile che il grano venga pagato meno di quanto costa produrlo, denuncia Coldiretti Puglia. «Così si cancella il lavoro degli agricoltori e si mette a rischio il futuro della cerealicoltura italiana. Coldiretti chiede che il prezzo venga portato sopra i 32 euro al quintale, in linea con i reali costi sostenuti dalle aziende agricole».

Superare il sistema delle borse merci territoriali

Per Coldiretti è arrivato il momento di superare definitivamente il sistema delle borse merci territoriali, sostituendolo con una Commissione unica nazionale (Cun) del grano duro, capace di garantire trasparenza, equilibrio e un riferimento oggettivo per tutto il comparto. «Le quotazioni al di sotto dei costi di produzione rappresentano una violazione della normativa sulle pratiche sleali (Dlgs. 198/2021, attuativo della Direttiva Ue 2019/633), che vieta la vendita di prodotti agricoli a prezzi inferiori ai costi effettivi».

Grano duro: agricoltori contro borse merci di Bari e Foggia - Ultima modifica: 2025-10-16T22:46:22+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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