«Raddoppiare le aziende che si assicurano per abbassare le tariffe»

gestione del rischio
L'obiettivo di Asnacodi Italia espresso durante il settimo forum sulla gestione del rischio per rendere il sistema più attrattivo e sostenibile

«Con tutto quello che sta succedendo a livello climatico, di mercato e anche geopolitico le assicurazioni non bastano più. Serve una strategia di gestione del rischio a 360 gradi, che preveda, oltre alle importantissime coperture assicurative, anche la difesa attiva e una strategia aziendale a livello colturale e di investimenti». Così il presidente di Asnacodi Italia Albano Agabiti ha riassunto il senso della due giorni del settimo forum sulla gestione del rischio, svoltosi il 27 e 28 novembre a Roma.

L'obiettivo dell'associazione nazionale dei conzorzi di difesa è sempre lo stesso. Raddoppiare il numero di aziende agricole che si assicurano: dalle attuali duecentomila a quattrocentomila e triplicare il valore assicurato dagli attuali dieci miliardi di euro a trenta. «In questo modo le tariffe assicurative potrebbero abbassarsi anche del 30% – ha detto Agabiti – rendendo lo strumento molto più sostenibile».

Sostenibilità e innovazione

L’evento, intitolato “Sostenibilità e Innovazione per governare il cambiamento, per due giornate ha riunito rappresentanti istituzionali nazionali ed europei, ricercatori, compagnie assicurative, università, Condifesa e stakeholder internazionali. Un’edizione caratterizzata da due parole chiave, sostenibilità e innovazione, che hanno guidato il confronto su come affrontare una fase storica segnata da crisi climatica, complessità geopolitiche e crescente volatilità dei mercati.

Fin dalla sessione introduttiva è emerso un messaggio chiaro: per mantenere la competitività dell’agricoltura italiana serve un approccio sistemico, capace di integrare strumenti tecnici, governance istituzionale e nuove forme di collaborazione internazionale.

Pensare e programmare nel lungo periodo

«In questo momento dobbiamo lavorare moltissimo per riprendere il dibattito a livello nazionale ma anche internazionale per disegnare una traiettoria di sviluppo che guardi ai prossimi dieci anni – ha spiegato Agabiti –. Cosa Significa? Abbiamo ancora due anni dell'attuale programmazione e poi ci sarà la nuova. Purtroppo per ora la bozza della nuova Pac non è il massimo perché c'è un taglio del 23% delle risorse più il 18% di svalutazione dovuto all'inflazione. Sarebbe una riduzione insostenibile per gli agricoltori. Non ci piace il Fondo unico, ma c'è tempo per modificarla e migliorarla e ci auguriamo che possa succedere – ha auspicato il presidente di Asnacodi –. Almeno, di positivo c'è la nuova programmazione che l'Europa sta costruendo non intacca a livello normativo il sistema di gestione del rischio attuale. Ricordo che è l'architettura voluta dall'Italia ed è fondamentale che rimangano invariate per proseguire nello sviluppo del settore».

Le polizze da sole non bastano più

«Noi vogliamo scrivere un nuovo approccio – ha continuato Agabiti –. Asnacodi ha 50 anni di storia e credo che siano stati anni molto importanti. Siamo passati da un'agricoltura semplice a un settore che è forse quello con più tecnologia, dai sensoi ai satelliti fino all'intelligenza artificiale, ormai a disposizione degli imprenditori agricoli. Ma i prossimi 50 anni saranno ancora più importanti ed è per questo che pensiamo che per gestirli bene serve un nuovo paradigma, anche nella gestione del rischio».

«Serve un approccio integrato: fino a oggi avevamo sostanzialmente una gestione del rischio passiva, fatta dalle polizze assicurative – ha fatto notare Agabiti –. Questa nel tempo si è innovata, introducendo i fondi mutualistici, Agricat e le parametriche. Ma oggi dobbiamo pensare a qualcosa di diverso. Dobbiamo integrare la difesa passiva con quella attiva e con le scelte agronimiche e finanziarie. E quindi noi come Consorzi di difesa dobbiamo offrire agli imprenditori agricoli una serie di servizi che permettano loro di fare scelte consapevoli. Anche per quanto riguarda gli strumenti tradizionali come le polizze serve qualcosa di nuovo: oggi abbiamo un'offerta che soddisfa le esigenze di 80mila aziende ma non di tutte le 700mila che oggi sono attive in Italia. Servono strumenti che abbiano logiche per territorio, per coltura, logiche amministrative più semplici e quindi un carico burocratico inferiore che permettano di intercettare le colture a basso reddito che oggi non sono assicurate».

Trasformare la complessità in semplicità

«L’obiettivo emerso da questo Forum è chiaro: dobbiamo trasformare la complessità in semplicità, garantendo che ogni agricoltore, dal campo al bilancio, possa accedere agli strumenti di difesa in modo intuitivo e veloce – ha scandito il direttore di Asnacodi Italia Andrea Berti –. La digitalizzazione è la chiave di volta. L’integrazione completa dei dati è un passo non negoziabile che ci permetterà di eliminare anomalie burocratiche e, soprattutto, di arrivare a erogare pagamenti degli aiuti in minor tempo. Dobbiamo sostenere l’agricoltore con la formazione, con la consulenza mirata e con strumenti smart, perché la vera resilienza si costruisce garantendo certezza e velocità di risposta al danno – ha aggiunto Berti –. È necessario diversificare le proposte assicurative rispetto a due macro-cluster di imprese: le imprese ad alto valore aggiunto, con forti investimenti ad ettaro per coltivare che possono superare i 25.000 euro, rispetto alle altre imprese con costi produttivi ad ettaro molto inferiori; le prime hanno forte necessità e propensione per prodotti assicurativi performanti e completi, le seconde di soluzioni semplici e smart. Salvaguardare la sostenibilità delle prime significa rafforzare le produzioni più rappresentative del made in Italy, che garantiscono importanti economie, sviluppo ed occupazione nelle aree rurali e concorrono a generare una parte importante del 25% del pil nazionale che deriva dall’agricoltura».

«Raddoppiare le aziende che si assicurano per abbassare le tariffe» - Ultima modifica: 2025-11-28T14:25:43+01:00 da Simone Martarello

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