Con la certezza delle risorse, arrivata finalmente
dopo anni di navigazione a vista, il
mondo delle assicurazioni agricole potrebbe
davvero cambiare dimensioni. Dall’Ue
verranno infatti 1,7 miliardi di euro in 7 anni
stanziati per la gestione dei rischi nell’ambito
della Pac 2015-2020; fondi che consentiranno
di vincere la sfida di allargare la platea
degli assicurati da Nord a Sud.
Ne è convinto Albano Agabiti, presidente di
Asnacodi (Associazione nazionale dei Consorzi
di difesa) intervenuto a Roma al III Forum
internazionale sulla gestione dei rischi.
«Negli ultimi 10 anni le imprese assicurate
sono rimaste sempre intorno alle 80mila, concentrate per l’80% nel Nord Italia; ma ora
l’Ue ha imposto un cambio di passo che non
possiamo lasciarci sfuggire. La nuova Pac
prevede, oltre alle assicurazioni agevolate,
i fondi mutualistici e un nuovo strumento di
stabilizzazione del reddito (Ist) con una soglia
minima del 30%, che però – sottolinea Agabiti
- andrebbe rimossa perché inadeguata
per le aziende italiane. Difficile sarà anche la
definizione di un reddito medio da prendere
a riferimento perché trovare un modello
per gestire l’intero reddito aziendale è quasi
impossibile». Per quanto riguarda i fondi
mutualistici «Asnacodi si sta attivando e in
Trentino, Toscana e Friuli sono già in atto delle
sperimentazioni propedeutiche a quelle
nazionali».
Pronta la risposta di Flavio Coturni della DG
agricoltura della Commissione Ue: «La soglia
del 30% non può essere modificata dal momento
che è stata fissata in ambito Wto con
l’obiettivo di impattare il meno possibile sulla
gestione del rischio fatta dall’agricoltore;
abbassarla vorrebbe dire andare ad incidere
sulla sua volontà di investire. Anche perchè
l’azione di sovvenzione non sostituisce l’attività
di gestione del rischio da parte dell’agricoltore.
Tra l’altro crediamo che essendo le
aziende italiane di piccole dimensioni, questo
strumento di stabilizzazione del reddito
dovrebbe favorirci. In Europa solo Ungheria,
Italia, e Spagna hanno chiesto di aderire a
questa misura, mentre solo 4 Paesi (Francia,
Italia, Romania e Slovacchia) hanno chiesto
di aderire ai fondi mutualistici».
Partire dalla prevenzione
Tuttavia «la tutela dei ricavi non è l’unica risposta
» secondo Barry K. Goodwin della
North Carolina State University anche in un paese come gli Stati Uniti dove «sono stati eliminati i pagamenti diretti
e si privilegia proprio l’assicurazione dei ricavi mentre il Farm Bill pone
sempre di più l’accento sull’assicurazione dei raccolti che oggi fa la parte
del leone con 110 miliardi di valore, e che costa al contribuente 1,44
dollari per ogni dollaro dato all’agricoltore. Per contenere i costi è utile
il biotech perché, standardizzando il prodotto, aiuta a ridurre i rischi di
mercato». Strategia certo «non attuabile in Italia dove la biodiversità è un
valore imprescindibile» risponde Paola Grossi del Copa Cogeca che ha
messo l’accento sulla necessità di utilizzare proprio le innovazioni tecnologiche
per risolvere le problematiche tecniche legate alla gestione
del rischio (ad es. l’impiego dei droni per la definizione delle rese medie).
Maggiore flessibilità in merito alla soglia del 30% chiede anche il francese
Joel Limouzin, presidente del Fondo mutualistico eventi ambientali
e sanitari (Fmse). «Dal 2010 abbiamo un fondo mutualistico che copre i
rischi sanitari, la cui filosofia di base è quella della prevenzione, ma con
questa soglia non potremo più attivare piani di prevenzione come avviene
oggi» ha spiegato Limouzin.
Mentre, ricorda Grossi, proprio dalla prevenzione
Mentre, ricorda Grossi, proprio dalla prevenzione dei danni bisognerebbe
partire per avviare una strategia di sistema tra organismi che si occupano
di gestione del territorio (ad es. Consorzi di bonifica), agricoltori,
Consorzi di difesa e assicurazioni.
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