Quando si parla di acari della vite, il pensiero corre ai tetranichidi e alle specie che preoccupano il viticoltore, (ragnetto rosso, rosso bimaculato e giallo), mentre si tende a considerare meno un secondo gruppo altrettanto frequente su vite, quello degli eriofidi con le specie Calepitrimerus vitis (eriofide dell’acariosi) e Colomerus vitis (eriofide dell’erinosi). Ciò è dovuto alla ridotta dimensione, che li rende invisibili ad occhio nudo, e al tipo di danno, a volte confondibile con altre avversità. Tutto questo ha portato a considerare gli eriofidi poco importanti; in realtà soprattutto l’eriofide che provoca l’acariosi non è da sottovalutare, sia per il danno alla produzione sia per quello che può indurre alla pianta infestata.
Complessa è la sintomatologia in funzione dell’organo colpito e dello stadio fenologico della vite. In inverno le piante infestate nell’anno precedente si presentano brachizzate, con tralci sinuosi. Alla ripresa vegetativa le gemme che hanno ospitato forme svernanti del parassita possono abortire o dare origine a germogli deboli; inoltre le piante attaccate emettono nuovi germogli da gemme latenti sul legno vecchio ed assumono un aspetto cespuglioso. Le foglie infestate si sviluppano con difficoltà e il lembo è fortemente deformato, bolloso, parzialmente mancante e con evidenti aree decolorate con al centro necrosi puntiformi.
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