Con settembre iniziano i trapianti delle piantine fresche e delle cime radicate che proseguiranno per tutto ottobre. Ecco una serie di consigli pratici per evitare una crisi di trapianto e per far fronte alle principali patologie della fragola in tunnel.
Sanificare il terreno
Nella coltura sotto serra tunnel, che è la prevalente in Italia meridionale, spesso si effettuano due cicli annuali reimpiantando le nuove piantine su terreni che hanno già ospitato fragoleti per ammortizzare le spese di realizzazione delle strutture protette. In questi casi è ancora più importante che nei terreni “vergini” vengano eseguiti dei trattamenti di sanificazione del suolo per eliminare o almeno ridurre eventuali inoculi di patogeni e parassiti del terreno. In questi impianti bisognerà garantire un adeguato periodo di arieggiamento prima di effettuare il trapianto, soprattutto se si sono usati prodotti fumiganti distribuiti direttamente sotto il telo della pacciamatura.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Gestire la climatizzazione e la fertilizzazione
Effettuato il trapianto delle piantine, sia fresche sia frigoconservate, occorrerà aiutarle a superare rapidamente la crisi da trapianto sostenendole con irrigazioni e fertilizzazioni bilanciate. Con temperature alte, è consigliabile intervenire con irrigazioni climatizzanti soprachioma. In tal caso, però, per la fertirrigazione va comunque utilizzato l’impianto irriguo a goccia posto sotto la pacciamatura per evitare l’accumulo di sali nel terreno esplorato dalle radici. A causa dell’evaporazione l’irrigazione soprachioma tende a concentrare i sali sulla superficie della baulatura; l’irrigazione a goccia, invece, li allontana verso l’esterno.
Una concimazione non oculata può creare problemi alle radici delle giovani piante se si somministrano al terreno eccessive quantità di sali. Danni da salinità per eccessi di concimazione sono generalmente evidenziabili da un gradiente sulla fila dei sintomi (crescita stentata delle piantine, necrosi dei margini fogliari, clorosi, ecc.) che sono più marcati verso la fine dell’ala gocciolante dove, appunto, tendono a concentrarsi i soluti. In tal caso un’irrigazione “dilavante” dovrebbe rapidamente migliorare lo stato delle piantine.
Non anticipare troppo i trattamenti
Nei primi giorni dopo il trapianto è preferibile evitare interventi chimici che potrebbero avere effetto fitotossico sulle piantine in fase di attecchimento. Ai primi sintomi di marciumi radicali da fitoftora (Phytophthora spp.) intervenire con distribuzioni di fosetil-alluminio o metalaxil-M, anche se è sempre più diffusa la pratica della preventiva somministrazione di preparati microbiologici, come ad esempio quelli a base di Trichoderma spp.
Potrebbe poi essere utile effettuare un trattamento preventivo con rame contro la vaiolatura (Mycosphaerella fragariae) e la maculatura batterica (Xanthomonas fragariae). Eventuali attacchi di oidio (Sphaeroteca macularis) potranno essere combattuti intervenendo con prodotti chimici IBE, azoxistrobin, bupirimate, quinoxifen, meptildinocap, pyraclostrobin+boscalid, flutriafol, ecc. Per i trattamenti biologici, al “classico” ed efficace zolfo si sono affiancati ormai da anni il bicarbonato di potassio e la laminarina. Un’ulteriore alternativa biologica è offerta dai microrganismi Ampelomyces quisqualis, Bacillus amyloliquefaciens e B. pumilus da utilizzare con finalità preventive.
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Alla comparsa dei primi sintomi di antracnosi (Colletotrichum acutatum), asportare fiori e stoloni infetti o le intere piante compromesse. Si potrà intervenire con boscalid+pyraclostrobin, registrato su fragola contro botrite, oidio e antracnosi. Anche l’antibotritico ciprodinil+fludioxonil esplica un effetto collaterale sull’antracnosi.