Le condizioni climatiche particolarmente miti e piovose portano negli impianti di melograno una malattia comunemente denominata maculatura nera o marciume del cuore del frutto.
Il danno maggiore di questa riguarda la qualità del prodotto alla vendita e i frutti infetti non possono essere trasformati in succo.
Maculatura e marciume del cuore
Questo fungo è in grado di causare, specialmente su determinate varietà di melograno, due caratteristiche tipologie di sintomi che non necessariamente possono comparire contemporaneamente sui frutti.
La maculatura nera è caratterizzata dalla comparsa inizialmente di piccole macchie circolari (1-3 mm) di colore bruno rossastro o nero, frequentemente circondate da un bordo inizialmente di colore verde pallido, poi giallastro. Con il progredire della malattia, queste macchie possono confluire per formare ampie tacche necrotiche, spesso in rilievo, che possono arrivare a coprire fino al 50% della superficie del frutto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Un ‘altra caratteristica sintomatologia è rappresentata dal marciume del cuore del frutto dove il fungo avvia un processo di marcescenza che prende avvio dalla zona calicina del frutto e prosegue all’interno del frutto causandone la marcescenza.
Solamente una colorazione della buccia leggermente anomala o una leggera deformazione del frutto possono rappresentare segnali esterni di un iniziale marciume del cuore, anche se nella maggior parte dei casi il frutto si mantiene visivamente esternamente sano fino alla sua raccolta. Solamente al taglio questo manifesta i tessuti interni interessati dal processo di marcescenza. Sulle foglie possono prodursi analoghe maculature di colore brunastro. In caso di gravi attacchi, le foglie possono diventare clorotiche e portare ad una precoce filloptosi.
Coltura minore, pochi principi attivi
L’adozione di pratiche agronomiche virtuose, quali l’utilizzo di materiale di propagazione certificato, una nutrizione bilanciata, un buon drenaggio del suolo che impedisca il ristagno idrico e la rottura del frutto a causa di stress e squilibrio idrico, e una buona potatura nel periodo di dormienza per favorire l’arieggiamento della chioma nella stagione vegetativa, contribuiscono in maniera preponderante a evitare l’instaurarsi della malattia. In campo è buona norma controllare periodicamente le piante per rilevare precocemente sintomi della malattia specialmente durante il periodo post-fiorale.
Negli impianti colpiti l’anno precedente è consigliabile raccogliere i frutti colpiti e bruciarli per ridurre il potenziale di inoculo presente nel frutteto. Alla raccolta, i frutti apparentemente sani ma infetti internamente possono cadere in terra anche solo con leggero scuotimento della branca. Durante la potatura, è altresì consigliabile la asportazione dei frutti infetti mummificati e i rametti, allontanandoli dall’azienda e bruciandoli. Essendo una coltura minore, il melograno soffre della mancanza di principi attivi autorizzati sulla coltura.
Solo i Sali di rame e lo zolfo sono autorizzati al contenimento della malattia insieme alla miscela di eugenolo, timolo e geraniolo e al Bacillus amyloliquefaciens. È buona norma considerare un approccio integrato al contenimento della malattia, facendo uso dei principi attivi autorizzati insieme alle corrette misure agronomiche di sanitazione. In genere due o tre applicazioni preventive durante il periodo della fioritura o alla comparsa dei primissimi sintomi sui frutti forniscono i risultati migliori.
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La diffusione del fungo
La malattia può essere causata da diverse specie della famiglia a cui appartiene Alternaria alternata, un fungo deuteromicete, ubiquitario, che generalmente sopravvive come saprofita sui residui vegetali in decomposizione, frutti mummificati o nel suolo. Le spore del fungo vengono trasportate dalle correnti d’aria sui fiori, ma anche uccelli e insetti possono esserne vettori. Queste, in presenza di periodi di alta umidità relativa o di una bagnatura prolungata nel periodo che va dalla fine della fioritura alla caduta petali e all’inizio dell’allegagione e primo accrescimento del frutto, germinano penetrando molto probabilmente dal canale stilare per iniziare a svilupparsi all’interno interessando la zona calicina fino ad arrivare alla loggia seminale causando la caratteristica marcescenza interna e rendendo il frutto non commercializzabile.