Il “barometro” delle contaminazioni punta al variabile, ma non ancora al sereno. L’andamento climatico del 2016 ha infatti determinato una discreta contaminazione tossigena delle cariossidi. È l’effetto di un’annata caratterizzata da un giugno particolarmente piovoso ma, soprattutto, da un luglio siccitoso e molto caldo, anche se non paragonabile al 2012, annus horribilis per la contaminazione da aflatossine delle produzioni maidicole italiane. I monitoraggi effettuati in diversi areali del Nord Italia hanno evidenziato livelli di contaminazione molto variabili: dalla totale assenza di aflatossina, a valori molto superiori ai limiti di legge. Le situazioni peggiori si sono verificate in quegli appezzamenti che, tra fioritura e fase cerosa, hanno affrontato periodi caldi e siccitosi, nei mais stressati e soprattutto in colture presentanti spighe danneggiate dalla piralide (Ostrinia nubilalis).
Parassiti deboli ma subdoli
Le micotossine vengono prodotte da alcuni funghi (principalmente ai generi Fusarium e Aspergillus), parassiti delle piante o agenti di muffe delle derrate alimentari. Molti di questi funghi, soprattutto aspergilli e penicilli, sono ubiquitari e sopravvivono comunemente nel terreno o nei residui colturali. I funghi mico-tossigeni sono in genere “parassiti deboli”, ovvero non mostrano sintomi molto evidenti sulle piante colpite e pertanto, ad esclusione degli aspetti igienico-sanitari, non arrecano danni produttivi alla coltura. Tutte le condizioni di stress, sia climatiche (siccità estiva), che agronomiche (rotazioni, gestione del terreno, irrigazione) che fitosanitarie (l’attività trofica di alcuni insetti che aprono utili vie di penetrazione per i funghi e contribuiscono alla loro disseminazione veicolando le loro spore) contribuiscono ad incrementare il contenuto di micotossine Da recenti studi, le proiezioni future riguardo il rischio di contaminazione micotossigena su mais, soprattutto da aflatossine, viene considerato dagli esperti in aumento in seguito al cambiamento climatico in atto.
Dato che gli interventi di decontaminazione e detossificazione della granella sono molto costosi e non sempre efficaci, la minimizzazione del rischio di contaminazione dalle micotossine deve passare attraverso scelte agronomiche da prendere sia in fase di programmazione, per ridurre il potenziale di inoculo fungino, sia durante la stagione vegetativa in campo, per impedire lo sviluppo del fungo, sia infine di post-raccolta e durante lo stoccaggio del prodotto.
Leggi l’articolo completo su Terra e Vita 12/2017 L’Edicola di Terra e Vita