Il vigneto, negli ultimi anni, con il diffondersi di metodi di lotta basati sulla confusione sessuale nei confronti della tignoletta della vite (Lobesia botrana), e con la revoca di insetticidi esteri fosforici che erano ampiamente utilizzati nei vigneti, ha subito un radicale cambiamento per quanto riguarda l’entomofauna presente, con un aumento in particolare di cocciniglie e microlepidotteri tra gli insetti dannosi per la coltura.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Danni in preraccolta
Pertanto, insetti che fino a qualche anno fa non rappresentavano un problema per la viticoltura, adesso iniziano a destare qualche preoccupazione e, in alcuni casi, a richiedere interventi specifici di difesa.
Tra questi sicuramente la tignola rigata (Cryptoblabes gnidiella), seppur in limitati areali, sta causando gravi danni soprattutto in fase di preraccolta in vitigni a maturazione tardiva. La popolazione di tignola rigata viene influenzata anche dalla presenza di melata emessa da Planococcus eventualmente presente.
Da non confondere con la tignoletta
Le femmine di C. gnidiella depongono le uova nelle parti interne del grappolo. Le larve, carpofaghe, si nutrono degli acini interni del grappolo, rendendo la presenza dell’insetto molto difficile da osservare nella fase iniziale di attacco.
Le larve mature, di circa 10 mm di lunghezza, sono di colore giallo-crema con due caratteristiche fasce dorso-laterali grigio nerastre, che rappresentano il principale carattere distintivo dalla più nota tignoletta della vite. Gli adulti sono piccole farfalle slanciate di circa 1,5 mm di lunghezza, più grandi di quelli di L. botrana.
Le ali anteriori sono strette con colorazione di fondo grigio scura e cosparse di squame rossastre e punteggiatura chiaro-scura e due fasce trasversali più chiare.
I danni al grappolo
Il danno che provoca sul grappolo è in funzione della popolazione presente soprattutto in terza generazione quando si è vicini alla maturazione dell’uva. Le larve iniziano a erodere la cuticola degli acini cibandosi del succo che fuoriesce, e soltanto una attenta osservazione del grappolo, a seguito anche delle eventuali catture con trappole a feromoni, ci può aiutare a individuare in tempo un focolaio di attacco. Le conseguenze dell’attacco sono un disfacimento più o meno grave del grappolo con probabili attacchi anche di botrite e marciumi acidi.
Una precisa strategia di difesa
Purtroppo i classici trattamenti fitosanitari effettuati nei confronti della L. botrana, risultano poco efficaci per la C. gnidiella, poiché il picco di volo di quest’ultimo lepidottero è spostato di circa 10-12 giorni in avanti rispetto a quello della tignoletta della vite.
È necessario, pertanto, posizionare i prodotti in funzione dell’andamento di volo controllato mediante trappole a feromoni. Un ulteriore difficoltà nella lotta a tale insetto risiede nella difficoltà di raggiungere le larve posizionate all’interno dei grappoli con gli insetticidi. Inoltre, poiché i danni maggiori si verificano in terza generazione, occorrerebbe utilizzare prodotti con tempi di carenza brevi.
Le strategie di lotta prevedono un preliminare e attento monitoraggio con trappole a feromoni per individuare la presenza di adulti maschi. Il trattamento di ribattuta, che generalmente viene eseguito in seconda e terza generazione nei confronti della tignoletta della vite, hanno una parziale efficacia anche nei confronti della tignola rigata; tuttavia la scarsità di insetticidi appositamente autorizzati, rende molto difficile il controllo di tale parassita.
L’unico principio attivo attualmente disponibile per la lotta alla C. gnidiella è il chlorantraniliprole, da posizionarsi dalla ovideposizione fino a prima della schiusura delle uova. Ovviamente, essendo necessario intervenire almeno su due generazioni dell’insetto, una alternativa sarebbe l’utilizzo di formulati a base di B. thuringensis registrati genericamente per lepidotteri o tignole.