Arriva il mais che salva le api. Dopo essere stati messi sotto accusa ingiustamente per creare problemi ai principali alleati dell’agricoltura, il produttori di granturco si organizzano per salvare questi preziosissimi insetti. Il progetto di Coldiretti Emilia Romagna è stato presentato in anteprima nazionale a San Lazzaro di Savena (Bo), nella sede della Società Italiana sementi (Sis), la maggiore azienda sementiera nazionale, al 100 per cento italiana, controllata dai Consorzi Agrari.
Si tratta di una iniziativa promossa dalla Sis in collaborazione con Coldiretti che prevede di fornire ai produttori insieme al seme di mais anche seme di facelia della varietà Facita e di crucifere del mix denominato Campo Dorato, costituito da senape bianca, bruna e rafano, tutte piante mellifere, cioè adatte a nutrire le api e a produrre miele.
«Si tratta di piante – sottolinea il presidente regionale di Coldiretti e presidente di Sis, Mauro Tonello – che fioriscono alla fine di maggio e ai primi di giugno, in un periodo in cui la fioritura degli alberi da frutto è terminata, per cui le api fanno fatica a trovare abbondanza di fiori e nutrimento. Il progetto prevede di consegnare ai maiscoltori insieme con il seme per 10 ettari di terreno anche il seme per un ettaro di facelia o di altra pianta mellifera. In pratica gli agricoltori investiranno il 10% dei loro terreni per sostenere questo importantissimo insetto, fondamentale per la produzione agricola perché favorisce l’impollinazione e quindi la produzione di frutti. In questa prima fase il progetto riguarderà i produttori di mais aderenti a progetti di filiera di società del sistema dei Consorzi Agrari»
La facelia, spiega Coldiretti Emilia Romagna, è una pianta annuale che può raggiungere un metro di altezza, con un fiore che produce polline e nettare di altissima qualità e che attrae le api. Il miele che viene prodotto dal polline di questi fiori risulta molto gradevole al palato. Sis sta anche studiando la produzione di seme di Facelia e di altre piante mellifere da utilizzare dopo la trebbiatura del grano, in modo che le api possano trovare nutrimento in abbondanza anche in estate avanzata, un fattore fondamentale per ridurre i rischi di attacchi di malattie che colpiscono le arnie.