«In Italia una bistecca su due è straniera», ha detto in un convegno alla fiera Agriumbria Roberto Buratto, presidente di Asprocarne Piemonte. «ll prezzo mondiale della carne bovina è cresciuto. Ma questo non è successo in Italia. Perché? Perché il nostro prodotto non è supportato da un veicolo commerciale», ha aggiunto allo stesso convegno Samuele Trestini, docente all’Università di Padova. «I produttori italiani – ha detto ancora Trestini – devono impegnarsi a distinguere e qualificare la carne, che oggi non viene riconosciuta dal consumatore se non come un prodotto indistinto».
Ma il più esplicito è stato Angelo Frascarelli, docente all’Università di Perugia: sbagliano quegli allevatori di bovini da carne che pensano ancora di trovare negli aiuti Ue un sostegno alla redditività della propria produzione. Infatti in futuro «i pagamenti Pac saranno tutti pagamenti a ettaro, più le briciole del pagamento accoppiato. Non ci sarà più il sostegno Pac per la carne, non verrà più pagata la produzione, eccetto appunto i ridottissimi importi del pagamento accoppiato, 100 milioni da distribuire alla zootecnia da carne di tutta l’Italia».
In dettaglio, il pagamento di base sarà al massimo di 207,51 euro per ettaro, più altri 104 euro/ettaro quando si rientrerà nella casistica del greening. Dunque il pagamento di base sarà pari al massimo a 310 euro/ettaro. A questa ridottissima cifra, tale almeno per gli allevatori, si potranno poi aggiungere i pochi euro, “briciole”, dell’aiuto accoppiato. Per tutto questo, ha concluso Frascarelli «il futuro della zootecnica da carne non è da ricercare nella Pac, ma solo nel mercato».
Il convegno, organizzato dal consorzio Italia Zootecnica e dalla rivista Edagricole Informatore Zootecnico, si è tenuto la prima giornata della fiera Agriumbria, di Bastia umbra (Pg). Tutti i relatori hanno insistito sullo stesso problema: in Italia le prospettive del settore della carne bovina risiedono in una più efficace presenza sul mercato. Ed è emerso che una concreta opportunità in questo senso stia per essere messa a disposizione degli allevatori: si tratta dell’Sqn, il “Sistema di qualità nazionale”, un nuovo metodo di commercializzazione della carne che a giorni verrà codificato da un decreto Mipaaf.
La notizia che il via libera al sistema Sqn per la carne italiana sia ormai dietro l’angolo è stata data al convegno dal dirigente Mipaaf Giovanni Di Genova, capo segreteria tecnica del Dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare. «Stiamo per introdurre – ha detto – un nuovo regime di qualità per la carne italiana. Un regime che avrà connotati più incisivi di quelli delle denominazioni d’origine, Dop e Igp, perché al contrario di queste si estenderà sino alla fase della commercializzazione, coinvolgendo anche la distribuzione».
Con questo nuovo sistema «sarà possibile certificare la qualità della carne e quindi permettere al consumatore di acquistare con fiducia. Sarà definito un logo istituzionale identificativo del regime Sqn che ricorderà che lo stato vigila su questo prodotto».
Nell’attesa del decreto il consorzio Italia Zootecnica sta già lavorando in questa direzione: «Abbiamo già definito un marchio per la nostra carne», ha annunciato al convegno Giuliano Marchesin, direttore del consorzio. «Si chiama Sigillo Italiano e quando potrà essere addizionato alle confezioni di carne i consumatori avranno maggiori garanzie». Si tratta di un marchio collettivo privato depositato dal consorzio Italia Zootecnica.
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