Campagna a due velocità per i cereali autunno vernini. Da una parte il frumento tenero e l’orzo registrano quotazioni medie con il segno meno rispetto a 12 mesi fa (rispettivamente -2% e -4%), dall’altra il frumento duro prosegue al rialzo, registrando prezzi alla produzione che mediamente sono superiori del 5% rispetto a luglio 2014. Dal confronto dei listini dei principali mercati agricoli rispetto alle quotazioni di un anno fa, il grano tenero perde quota, con perdite comprese fra il -3% di Bologna e il -1,5% di Milano. Così anche l’orzo, che registra flessioni comprese fra il -5% di Verona e Mantova e il -2,5% di Milano.
Perdite importanti, che pongono seri interrogativi circa la redditività di queste colture, anche alla luce di rese produttive definibili nella norma.
Negli areali del centro nord Italia, infatti, le rese di tenero e orzo hanno evidenziato produzioni comprese fra 5,5 e 6,5 t/ha, quindi in linea con le aspettative, senza raggiungere però le punte produttive dello scorso anno.
Deprezzati dal listino
Sul fronte della qualità, causa un inizio giugno particolarmente caldo e siccitoso, non sempre il livello è stato soddisfacente, con pesi specifici per il frumento tenero che hanno imposto quotazioni mercantili inferiori a quanto ci si aspettasse dalla varietà seminata. In più casi, infatti, il “fino” è stato quotato come “buono mercantile”, con un deprezzamento ulteriore del listino da parte degli acquirenti. Lo stesso dicasi per l’orzo che difficilmente ha raggiunto i 65 kg/hl di peso specifico. Tutto sommato, quindi, mettendo insieme prezzi, rese e livello qualitativo, un’annata per i due cereali non del tutto soddisfacente.
Produzioni contrastanti
Discorso diverso per il grano duro. I prezzi di mercato, dopo 12 mesi di listini sostenuti, hanno evidenziato nuovi apprezzamenti e questo nei mesi a ridosso della raccolta, che sono storicamente i più difficili. Si registrano, infatti, rialzi di quasi il 5% sulla piazza di Milano, per arrivare addirittura a un +7% per la borsa merci di Bologna dove peraltro dopo la prima quotazione si è registrato un vistoso scivolone al ribasso di 10€/t .
Contrastanti le produzioni, considerando che al Nord si sono attestate attorno alle 5,5 - 6 t/ha, mentre negli areali collinari del centro Italia un andamento climatico non particolarmente favorevole di fine primavera, avaro di piogge, ha limitato le produzioni attorno alle 4 t/ha di granella. Su livelli soddisfacenti l’aspetto qualitativo, con contenuti proteici anche superiori ai dodici punti. In definitiva, per il duro la campagna è partita sotto buoni auspici e, anche laddove le produzioni non sono state esaltanti, i prezzi in rialzo hanno compensato nella maggior parte dei casi rese inferiori alle aspettative.
Costi di produzione
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