Dal nono rapporto Nomisma sulla cooperazione agricola italiana, promosso dall’Alleanza cooperative col sostegno del Mipaaf, emerge che il fatturato medio delle cooperative agroalimentari italiane (nel 2015) cresce del +2,7% (per un valore di 7,4 miliardi di €) e accelera il suo dinamismo sui mercati esteri con un export che si stima arriverà a 6,6 miliardi di € nel 2016 (+1,5% sul 2015). In aumento anche il numero medio di addetti, da 18,3 a 19 (nel triennio 2013-2015). Stabile l’occupazione (+0,4%) e il monte complessivo delle retribuzioni. Mentre, per via del calo dei prezzi e dei consumi (soprattutto per latte, carne e zucchero), si registra una leggera flessione del giro d’affari: -3,6%, per un valore di 34,8 miliardi di euro.
Il rapporto evidenzia dunque un lento ma costante consolidamento delle coop all’interno del sistema economico italiano, con un margine di distanza significativo, però, tra Nord e Centro più reattivi e Sud ancora in ritardo.
Nello specifico, nel nord Italia, il numero delle imprese (il 46% del totale) genera l’82% del fatturato complessivo della cooperazione. In particolar modo, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, pur essendo presenti sul territorio con solo il 31% delle coop totali, esprimono insieme il 77% (26,7 miliardi di €) del giro d’affari globale della cooperazione agroalimentare italiana. La ricchezza prodotta dalle imprese cooperative rappresenta un quarto del fatturato dell’industria alimentare, per un totale di 132 miliardi di €.
«Dall’analisi del rapporto – ha dichiarato Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari – emerge chiaramente la vitalità della realtà produttiva della cooperazione, che costituisce il 32% della Plv agricola nazionale e il 23% del fatturato alimentare italiano sul versante della trasformazione dei prodotti, attraverso una rete di imprese particolarmente virtuose». Mercuri ha poi sollecitato una «spinta decisa da parte della politica al fine di consolidare le performance della cooperazione agroalimentare registrate nel 2015 e in parte del 2016, nonostante la crisi».
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