Il presidente della
Confagricoltura, Mario
Guidi, ci crede. L’Expo
2015 che sta prendendo forma,
può essere una grande
occasione per l’agricoltura
che la Confagricoltura vuole
cogliere appieno. «Abbiamo
già firmato un accordo con
l’Expo – spiega Guidi – per
la nostra presenza al padiglione
Italia».
Per il momento è ancora
tutto in fase di definizione.
Chiarissima invece la strategia
che muove l’organizzazione
degli imprenditori agricoli:
«Vogliamo raccontare all’Italia
e al mondo la nostra
visione dell’agricoltura». La
Confagricoltura vuole dare
un’immagine diversa, a tutto
campo. tenendo conto che si
parlerà a un contesto mondiale.
Sono già infatti oltre 140 i
paesi che hanno dato la loro
adesione, con presenze forti
come gli Stati Uniti, il Canada
e il Brasile. E dunque le
parole d’ordine – sottolinea
Guidi – saranno produttività
e multifunzionalità, con un’attenzione
forte al territorio.
«Puntiamo a una sostenibilità
– aggiunge – in tre direzioni:
ambientale, sociale ed economica.
Vogliamo presentarci
al meglio, con un’agricoltura
competitiva. E con un messaggio
preciso: il bel paese è
pronto a conquistare il mondo
con commodity e prodotti
trasformati. Se infatti l’Italia
– ribadisce – può avere problemi
di competitività con il
grano è prima assoluto per la
pasta. Stesso discorso per latte
e formaggi».
L’agricoltura italiana, secondo
il verbo di
Confagricoltura, deve essere
di qualità, produttiva e integrata.
Guidi però non vuole
parlare di filiere, termine peraltro
ormai abusato. «La filiera
dà l’idea di un filo che
collega soggetti, noi parliamo
invece di rete, cioè di una
serie di fili. Prodotto, industria,
la competizione si gioca
a nostro avviso su tutto, compresa
la logistica»». Gli imprenditori
sono agguerritissimi
«Attenti – avverte– il numero
uno di Confagricoltura
– stiamo arrivando». Non è
ovviamente una «minaccia».
È la volontà «di portare esempi
positivi declinati in tanti
modi, dai prodotti trasformati
a quelli particolari». Il made
in Italy agroalimentare ha tutto,
ma è in deficit di competitività.
«Sosteniamo un’agricoltura
che non si chiude,
d’altra parte ad avvantaggiarsi
del rapporto con l’agricoltura
è l’industria».
«L’agricoltura che vogliamo
» nella visione del presidente
Guidi è quella dove l’alta
qualità si sposa con la tecnologia.
Da qui la visione «illuminata
» sugli Ogm da tempo
nell’occhio del ciclone «È
una demonizzazione pretestuosa
– afferma – è come
dire che i prodotti del resto
del mondo sono un pericolo.
Noi vediamo le biotech come
una delle forme della tecnologia.
E siamo convinti che per
difendere le nostre tradizioni
siano necessarie le tecnologie.
Per questo sollecitiamo
una discussione e riteniamo
che l’Expo sia il luogo dove
si possano dibattere questi temi
». D’altra parte Guidi invita
a riflettere sul fatto che
oggi non solo importiamo soia
e mais Ogm, ma anche tanti
prodotti trasformati che li
contengono.
«Vorrei che gli Ogm fossero
studiati dai ricercatori italiani,
oggi finisce invece che
li mangiamo solo». Insomma
per Guidi è necessario uscire
dai luoghi comuni «perché all’Expo
i temi sono alti. Siamo
distanti dalla visione conservatrice
che invece riporta
il fenomeno agricolo a una
dimensione di localismo, di
rigida selezione delle innovazioni
e infine di contrasto alla
moderna ricomposizione delle
scelte produttive e tecnologiche
».
L’agricoltura made in Italy
è tra le prime al mondo e
«noi vogliamo difendere la
leadership. Riteniamo che la
questione dell’innovazione
sia prioritaria. Non possiamo
dimenticare – incalza il presidente
di Confagricoltura –
che tecnologia e buona chimica
hanno consentito di raggiungere
gli attuali standard
di sicurezza. Senza ricerca
non avremmo la qualità e la
capacità che sono il vanto della
nostra produzione. È più
facile coltivare barbabietole e
grano in Francia con i 90
quintali all’ettaro. Senza scelte
hi-tech non avremmo le
capacità attuali. Chiediamo
anzi una maggiore attenzione
del pubblico sugli investimenti
per la ricerca».
Tecnologia dunque come
motore della produttività e
competitività, ma anche della
sostenibilità. «Anche i risultati
in termini di sostenibilità –
conclude Guidi – le aziende
li ottengono attraverso la tecnologia
e ne abbiamo avuto
una conferma proprio in occasione
del recente salone Ecomondo
a Rimini».