La qualità del grano duro che prevedo di trebbiare a breve è molto buona in proteina. Si riuscirà a valorizzarla?
Sapere di produrre qualità è già un fatto positivo, se poi si riuscisse a farla analizzare anche per alcuni parametri “extra-listino” come: indice di glutine, “colore” e tossine, si sarebbe fatto il massimo per poterla valorizzare assieme ad altri lotti con medesime caratteristiche, conferiti nella stessa struttura di stoccaggio e (aspetto critico) tenuti separati naturalmente dal resto. Sul quantificare la valorizzazione è difficile ma per certo ci sono due aspetti a favore del fatto che avvenga: l’Italia ha ancora molto grano “basso-proteico” da migliorare e (soprattutto) da qualche giorno l’offerta comunitaria ed estera di grano duro, con specifiche comparabili alla sua produzione, ha quotazioni decisamente superiori a quanto visto negli ultimi mesi sulle nostre piazze. Quindi con poche e semplici azioni (analisi qualità, aggregazione di lotti e segregazione) si dovrebbe poter ottenere “senza fretta” il giusto riconoscimento commerciale. Il concetto “senza fretta” si riferisce alla possibilità, se percorribile, di attendere a prezzare il grano tra qualche settimana quando lo scenario Europeo e mondiale saranno meglio delineati.