Prezzi alla produzione in rialzo di oltre il 30%, superfici incrementate del 3%. Sono questi i numeri con il segno più del frumento duro, uno dei pochi cereali in controtendenza, in un panorama nazionale ove mais e frumento tenero mostrano cedimenti sia a livello di prezzi sia soprattutto di superfici investite. Il rinnovato interesse per il grano duro è sicuramente dettato dalle buone performance dei listini delle principali piazze italiane, visto che, rispetto a un anno fa, il cereale sul mercato di Bologna ha guadagnato il 29,5%. Ancora meglio hanno fatto le borse merci di Mantova (+31%) e Milano (+32%), assestando il prezzo medio del fino attorno ai 365 – 370 €/t. Quindi buone performance mercantili, derivanti da una robusta richiesta da parte dell’industria italiana, per la maggior parte localizzata al Nord, che richiede un prodotto made in Italy proveniente dalle regioni settentrionali.
La qualità della pianura del Nord - Dalla pianura del Nord, a parere degli acquirenti, arriverebbe il prodotto migliore dal punto di vista qualitativo, senza ricorrere al mercato estero, non sempre scevro di sorprese di tipo sanitario. Non a caso, infatti, secondo Istat, le semine al Nord–Est sarebbero aumentate ben oltre il dato medio nazionale, il 15,5% contro il 2,9%.
Il prezzo reggerà? - La domanda che è lecito porsi, è la seguente. Al momento della raccolta, a giugno-luglio, in presenza di maggiori quantitativi offerti sul mercato, il prezzo reggerà?
Difficile dare una risposta in presenza di un mercato ormai globalizzato che non risponde più alle logiche della domanda dell’offerta a livello locale.
La produzione che copre i costi - È bene, invece, dare un’occhiata anche al costo di produzione. O meglio, è strategico verificare, ai prezzi di mercato correnti, quale produzione minima bisogna ottenere per coprire i costi produttivi. Ebbene, dal raffronto costi di produzione, che si aggirano attorno ai 1.200 €/ha, e prezzi di mercato, risulta che in questo momento sarebbe necessario produrre almeno 3,3 t di granella. Produzioni tutt’altro che difficili da raggiungere, soprattutto in nord Italia, dove il buon andamento stagionale verificatosi finora lascia intravedere all’orizzonte buone rese produttive, oltre le 5 t/ha.
Prezzo minimo da realizzare - Capovolgendo il ragionamento, invece, si può calcolare anche il prezzo minimo da realizzare nell’ipotesi di produzioni medie di 5-6 t/ha. Ebbene, si potranno pareggiare i costi di produzione, in un contesto prevedibile di maggiore disponibilità di prodotto, se i listini non scenderanno al di sotto di 240 €/t. Scenario, quest’ultimo, difficile da verificarsi, in quanto si tratterebbe di un vero e proprio crollo del prezzo, -35%, al momento non prevedibile.
Centro-Sud - Insomma, i produttori di frumento duro italiani possono dormire sonni tranquilli, sia al Nord, dove abbiamo visto le condizioni climatiche e agronomiche permettono rese elevate e costanti nel tempo, ma anche nel Centro–Sud, considerato il consistente aiuto, ben 60 milioni di €/anno, che le disposizioni nazionali della nuova Pac riservano ai cerealicoltori di quelle Regioni.