Frodi in agguato per il miele made in Italy che, mai come quest’anno, può essere bersaglio per gli agropirati. Un rischio determinato dal crollo di circa il 70% della produzione nazionale 2016, un problema di quantità che andrà ad incidere sul valore, visto che i prezzi lieviteranno in media del 20%. A lanciare l’allarme sulla stagione di raccolta peggiore degli ultimi 35 anni sono stati il presidente dell’Osservatorio Nazionale Miele Giancarlo Naldi e il presidente Conapi (Consorzio nazionale Apicoltori) Diego Pagani, concordi nel definire il 2016 un vero annus horribilis. I dati sono stati presentati a Roma in un incontro dove ha partecipato il viceministro alle Politiche agricole, Andrea Olivero che si è dimostrato pronto ad impegnarsi per risolvere una situazione davvero difficile per i consumatori che cercano la qualità del prodotto italiano e per gli apicoltori, i cui redditi rischiano di colare a picco.
Su 1,5 milioni di alveari sono colpiti in particolare le due grandi produzioni di acacia e agrumi dell’apicoltura professionale composta dalle 20 mila partite Iva che fanno il mercato, a cui si aggiungono 23 mila produttori per l’autoconsumo. Fanno ben sperare, invece, il miele di coriandolo, novità di nicchia, come anche quello di castagno (dopo la crisi per la cinipide) e di eucalipto. «Ma negli ultimi quattro anni – avverte Naldi – la produzione nazionale non è ha coperto il fabbisogno di mercato, da qui il marcato pericolo di un aumento dell’import».
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