C’è un filo rosso che unisce gli ultimi passaggi chiave della politica agricola europea: la ricerca, spesso affannosa, di un equilibrio tra sostenibilità e competitività, tra esigenze produttive e obblighi ambientali, tra la pressione dei mercati globali e la domanda interna di qualità e sicurezza. La sensazione – sempre più tangibile – è che la prossima stagione dell’agricoltura europea si giochi su scelte di sistema, non su aggiustamenti marginali. E il Consiglio Agrifish di dicembre, insieme al dibattito sulla deroga nitrati e al nuovo pacchetto sul biologico, ne è la prova: l’Europa è davanti a un bivio politico e culturale. Nelle prossime settimane si deciderà se adottare un approccio pragmatico e basato sulla scienza, oppure se irrigidirsi in una retorica ambientale che non sempre tiene conto della tenuta socio-economica delle comunità rurali.
Agrifish: tra pesca, nuova Pac post-2027 e allarme latte
Il Consiglio Agrifish dell’11-12 dicembre a Bruxelles, l’ultimo sotto la presidenza danese, sarà dominato dalle negoziazioni sulle opportunità di pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2026. Sul fronte agricolo, alle 11.35 di giovedì farà il suo ingresso il Commissario Christophe Hansen per una discussione chiave sulla Pac post-2027, con focus su innovazione e semplificazione. Il dibattito arriva in un clima teso, a pochi giorni dalla protesta agricola del 18 dicembre a Bruxelles e dopo mesi di confronti tecnici su targeting del sostegno, food security e architettura verde.
Nel pomeriggio, un punto molto atteso: la situazione critica del mercato lattiero, sollevata dall’Ungheria. Segnale che molti dossier considerati “settoriali” stanno tornando a preoccupare le capitali europee.
Irlanda: sì alla deroga nitrati fino al 2028
Il Nitrates Committee del 9 dicembre ha votato all’unanimità per estendere la deroga nitrati dell’Irlanda per altri tre anni, fino a fine 2028. Il governo irlandese: “è un successo nazionale”. Il ministro Martin Heydon ha parlato di “certezza per gli agricoltori”, dopo settimane di intensa diplomazia con Bruxelles e una visita della Commissaria Roswall a Dublino.
Il governo insiste che il modello irlandese, “grass-based, outdoor, scientificamente fondato”, merita strumenti specifici e flessibili.
Il ministro riconosce però che ora si apre “la fase più difficile”: rispettare le nuove condizionalità, rafforzare gli investimenti sul piano Water in Agriculture e garantire che la 6ª Nitrates Action Programme – appena firmata – porti risultati tangibili sul fronte qualità delle acque.
Il mondo agricolo: sollievo, ma con riserva
Tutte le principali organizzazioni – Ifa, Icos e Dairy Industry Ireland – accolgono positivamente il voto.
• L’Ifa parla di “decisione attesa, ma non risolutiva”, chiedendo una soluzione di lungo periodo.
• Icos sottolinea che la deroga è “vital per il modello di azienda familiare”, ricordando che comporta più responsabilità, non meno.
• Dairy Industry Ireland definisce l’esito come la prevenzione di una “catastrofe economica e sociale”, citando l’analisi Ernest & Young senza deroga, il colpo sarebbe stato da 45 miliardi in dieci anni.
Tutti convergono su un punto: la deroga non è un regalo, ma un riconoscimento dei progressi compiuti da agricoltori e cooperative sulla gestione dell’azoto, dagli investimenti nella precision farming alle misure di protezione dei corsi d’acqua.
Organic Package: settimana decisiva per il biologico europeo
Il 16 dicembre ci sarà la pubblicazione del nuovo “Organic Package”. Il contesto è cruciale: dal caso ECJ C-240/23, che limita l’uso del logo Ue sui prodotti biologici importati, fino alle accuse di “greenwashing” che stanno riaccendendo il dibattito sulla credibilità del settore.
Dal testo in circolazione emergono alcune proposte significative:
• possibilità di usare il logo europeo sui prodotti extra-UE solo se rispettano requisiti aggiuntivi allineati agli standard europei;
• nuove regole per gruppi di operatori, periodi di conversione e benessere animale (poultry e quaglie incluse);
• deleghe alla Commissione per aggiornare in modo flessibile i requisiti nei Paesi terzi.
Per Ifoam, Coldiretti Bio ed Eat Europe il settore è a un bivio: o diventa “driver di innovazione e resilienza rurale”, oppure rischia di perdere fiducia tra consumatori e produttori.
Commercio agroalimentare: export in crescita surplus in calo
L’ultimo report di DG Agri mostra un quadro in chiaroscuro.
Export di settembre: +13% sul mese, +4% sull’anno
Trainati dalle quotazioni record di cacao e caffè, gli scambi UE registrano:
• €20,1 mld di export
• €14,7 mld di import
Ma il surplus cumulato gennaio-settembre scende a €35,7 mld, ben 13,5 miliardi in meno rispetto al 2024.
Olio d’oliva: volumi su, valori giù
Un dato che interessa molto l’Italia: le esportazioni di olive e olio crollano nel valore (-17%, -€942 mln) per l’effetto combinato di un calo prezzi del 29% rispetto ai picchi 2024, pur con volumi in aumento. Segno di un mercato globale ancora fortemente volatile e disallineato tra produzione UE e domanda internazionale.
Ciò che l’Europa non può più rimandare
Le pagine di questo report sono una fotografia chiara: l’Europa agricola è entrata in un momento in cui le scelte tecniche sono scelte politiche, e le scelte politiche hanno ricadute immediate sulle aziende, sui territori, sui mercati. La deroga nitrati irlandese è più di una decisione tecnica: è un simbolo della difficoltà europea nel tenere insieme sostenibilità e competitività senza scivolare negli estremi.
Il pacchetto biologico mostra quanto la fiducia del consumatore sia diventata un bene strategico. I dati sul commercio agroalimentare ci ricordano che viviamo in mercati globali che premiano innovazione e adattamento, non inerzia.
L’Europa può scegliere di irrigidirsi, oppure può decidere di governare la transizione, con realismo e visione. Il 2026 sarà l’anno che rivelerà quale strada intendiamo davvero percorrere.










