Bioeconomia, Cbam, Cop 30: visione europea e rischi per l’agroalimentare

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Impianto per la produzione di biometano presso La Bellotta (fonte: New Holland)
L’Ue rilancia l’industria bio-based al 2040, ma senza protezioni per agricoltori e imprese. Così la transizione può trasformarsi in shock economico

Nell’ultimo decennio Bruxelles ci ha abituati a piani, strategie e agende. Ma questa volta la cornice che la Commissione mette in campo – una strategia per la bioeconomia che entro il 2040 punta a sostituire i combustibili fossili con materie prime rinnovabili, riaccendere lo sviluppo industriale europeo e sostenere territori fragili – ha un tratto diverso: sta cercando di diventare geopolitica industriale, non solo visione ambientale.

Eppure, mentre guardiamo al 2040, il 2026 ci presenta rischi tangibili. Il Cbam sui fertilizzanti, la revisione dell’Eudr che cambia regole sul commercio di commodity strategiche, gli esiti non del tutto definiti della Cop 30 a Belém, e l’urgenza di approvare un quadro normativo sulle Ngt prima che l’Europa perda terreno competitivo.

È un momento di verità per l’agricoltura. E per chi scrive di agricoltura. Quando la politica lancia visioni e la tecnica segnala criticità, il ruolo dei media è essere ponte: chiarire, anticipare, avvertire. Mai come oggi occorre un’agenda che tenga insieme produttori, territorio e competitività.

La strategia Ue 2040: la bioeconomia diventa industria

La nuova strategia europea — presentata ufficialmente a fine novembre — delinea quattro cluster operativi:

  1. Innovazione biotech e industriale. Con i futuri Biotech Acts, l’Ue vuole portare su scala industriale soluzioni biologiche per materiali avanzati, chimica verde, biopolimeri e biocarburanti.
  2. Mercati per materiali bio-based. Costruzioni, plastica e tessile sono i tre settori a maggiore impatto potenziale. In arrivo standard armonizzati e strumenti di mercato per favorire l’utilizzo di prodotti bio-based.
  3. Biomassa sostenibile e governance delle foreste. Il tema è critico: aumentare produzione e raccolta senza compromettere la biodiversità. Copa-Cogeca e Confederazione dei proprietari forestali europei chiedono risorse, meno burocrazia e filiere corte certificate.
  4. Cooperazione globale e partenariati industriali. Un tassello essenziale per garantire forniture stabili e sicurezza degli approvvigionamenti.

In sé è un programma promettente, ma ciò che emerge dai documenti è anche un messaggio implicito: la bioeconomia non crescerà senza agricoltori e foreste, e non decollerà se il sistema produttivo non avrà regole stabili e tempi certi.

Bioeconomia: cosa significa davvero?

  • Include agricoltura, silvicoltura, pesca, bioenergia, bioplastiche, biotessili, prodotti bio-based per edilizia e industria;
  • Vale già 2.300 miliardi di euro nell’Ue, con milioni di posti di lavoro rurali;
  • Obiettivo 2040: aumentare il peso dell’industria bio-based riducendo del 30–40% la dipendenza dai fossili.

Agricoltori e foreste: il primo anello della catena

Nelle dichiarazioni ufficiali si ripete che “gli agricoltori saranno centrali nella bioeconomia”. Ma nei documenti CarraFacts emerge un allarme: senza incentivi economici concreti e un forte taglio alla burocrazia, la bioeconomia rischia di ignorare proprio chi produce la biomassa. Le richieste delle organizzazioni agricole:

  • Fondi dedicati nella Pac alla produzione sostenibile di biomassa;
  • Semplificazione amministrativa, oggi considerata un ostacolo maggiore dell’incertezza di mercato;
  • Inserimento delle cooperative nelle nuove catene del valore bio-based.

La logica è chiara: nessuna strategia industriale può funzionare se non genera reddito in campo.

Cop 30 Belém: realismo politico e incertezze sul clima

Da Belém arriva un messaggio duplice:

  • avanzo su strumenti nei settori energia, finanza e adattamento;
  • nessuna intesa chiara sull’uscita dai fossili.

Questo compromesso “a metà” influenzerà inevitabilmente i mercati agricoli: serve un’agricoltura resiliente, capace di gestire eventi climatici estremi, nuovi parassiti, shock geopolitici. Per l’Ue ciò implica:

  • rafforzare ricerca e innovazione,
  • sviluppare filiere climaticamente adattate,
  • negoziare a livello globale per evitare barriere climatiche che svantaggino le nostre imprese.

Cop 30: perché interessa l’agricoltura?

  • Le decisioni su combustibili fossili influenzano i costi dei fertilizzanti, dell’energia e dei trasporti;
  • Le nuove linee sugli strumenti finanziari possono aprire fondi per adattamento agricolo e resilienza;
  • Le tensioni tra Nord e Sud del mondo condizionano i commerci e le certificazioni green.

Cbam: rischio immediato per il settore fertilizzanti

È il capitolo più urgente. Dai documenti emerge che l’applicazione del Cbam ai fertilizzanti dal 1° gennaio 2026 potrebbe generare:

  • +10% / +30% nei prezzi dei fertilizzanti,
  • forte incertezza sulle forniture globali,
  • possibile riduzione delle scorte da parte degli importatori.

Le imprese e le associazioni chiedono:

  • una deroga transitoria,
  • misure di compensazione,
  • chiarezza immediata sui parametri di calcolo Cbam.

Qui la transizione si gioca sul filo del rasoio: se il Cbam sarà introdotto senza cautele, rischia di trasformarsi in una tassa sul reddito degli agricoltori. Che cos’è il Cbam sui fertilizzanti?

Carbon Border Adjustment Mechanism
  • Tassa sulle importazioni per compensare la CO₂ incorporata nei prodotti provenienti da Paesi con regole ambientali meno stringenti.
  • Per i fertilizzanti si teme uno shock: i produttori europei potrebbero diventare non competitivi e gli agricoltori subirne l’aumento dei costi.

Innovazione sì, ma con semplicità: tra Ngt e Eudr

La discussione sulle Ngt – le nuove tecniche genomiche – entra in fase decisiva. Le richieste dell’industria agroalimentare presenti nei documenti sono nette: approvare la normativa entro il 2025, per evitare che l’Ue resti indietro rispetto a Usa, Cina e Regno Unito.

Parallelamente, il Parlamento europeo ha rivisto l’Eudr (Regolamento sulla deforestazione), sospendendone l’entrata in vigore piena e introducendo strumenti di semplificazione. Due movimenti in apparenza opposti, ma in realtà complementari:

  • più velocità sull’innovazione,
  • più realismo sulle regole di sostenibilità.

L’obiettivo non è abbassare gli standard, ma renderli gestibili dagli operatori economici.

La linea che manca

La bioeconomia è una promessa potente. Una nuova industria europea capace di creare valore dove oggi c’è marginalità. Ma non può essere costruita senza chi i territori li vive, li coltiva, li difende. Oggi all’Europa serve una strategia che tenga insieme grande visione industriale e pragmatismo agricolo. La sfida non è scegliere tra ambiente e lavoro: è connettere sostenibilità e competitività, senza sacrificare redditi, filiere e territori.

Il 2040 è importante. Ma a preoccupare, e molto, è il 2026. E Bruxelles dovrà dimostrare che la sua grande strategia non nasce per diventare l’ennesimo capitolo di buone intenzioni, ma un vero motore economico per l’agricoltura europea.

Bioeconomia, Cbam, Cop 30: visione europea e rischi per l’agroalimentare - Ultima modifica: 2025-12-02T10:02:50+01:00 da Simone Martarello

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