L’Europa agricola sta attraversando una di quelle stagioni in cui ogni virgola normativa incide sul destino delle filiere. Preferenze commerciali, bioeconomia, protezione delle foreste, pratiche sleali: ciò che sulla carta sembra una sequenza di dossier tecnici, nella realtà determina sopravvivenza o marginalità per interi comparti.
La capacità dell’Ue di coniugare apertura commerciale, sostenibilità e competitività agricola non è più un esercizio di equilibrismo diplomatico, ma una vera prova di visione strategica. E oggi, più che mai, questa visione è richiesta.
Gsp: Accordo politico, equilibrio fragile
Il Parlamento europeo e la presidenza di turno danese hanno trovato un’intesa provvisoria sulla riforma del Regime di Preferenze Generalizzate (Gsp), lo strumento che garantisce l’accesso agevolato al mercato europeo a oltre 60 Paesi in via di sviluppo.
L’obiettivo dichiarato è rafforzare l’impatto dello schema su sviluppo, diritti umani, ambiente e cooperazione sui rimpatri.
Tra le novità più rilevanti emergono:
- condizionalità più stringenti sui diritti del lavoro, clima ed ambiente;
- nuovo meccanismo di ritiro urgente delle preferenze in caso di violazioni gravi;
- inserimento – per la prima volta – di criteri legati alla cooperazione sui rimpatri di migranti irregolari;
- una maggiore trasparenza dei piani di attuazione richiesti ai Paesi beneficiari.
Un’impostazione che, nelle parole del relatore Bernd Lange, vuole essere «un messaggio chiaro in tempi di tensioni geopolitiche e protezionismo» .
Il fronte agricolo: la protesta del riso europeo
Se sul piano politico l’accordo Gsp appare un compromesso soddisfacente, sul fronte agricolo esplode la polemica. Copa-Cogeca giudica l’intesa “inadeguata e dannosa per il settore risicolo”, denunciando un meccanismo di salvaguardia troppo debole per contrastare l’ondata di importazioni a basso costo.
Il cuore del problema?
- Nel 2025 le importazioni dai Paesi meno sviluppati hanno toccato 547.000 tonnellate, un record;
- La nuova soglia di salvaguardia è fissata a 562.000 tonnellate, costruita su una media decennale ormai gonfiata da anni eccezionali;
- La revisione scatterà solo dal 2027.
Per il comparto, questa soglia “alta” rende la misura praticamente inoperante, mentre la produzione europea, erosa da siccità e pressioni competitive, scivola verso un equilibrio 50/50 tra produzione interna e importazioni .
Bioeconomia: due letture opposte della nuova strategia Ue
La Commissione ha presentato la nuova Strategia europea per la Bioeconomia, destinata a plasmare il futuro di biomasse, foreste, biocarburanti e bioprodotti. E le reazioni non potrebbero essere più polarizzate.
Le critiche delle Ong
L’organizzazione forestale Fern descrive il piano come “business as usual”:
- troppo concentrato su investimenti e crescita;
- troppo timido sui limiti planetari;
- troppo indulgente verso l’espansione del mercato delle biomasse;
- rinunciatario sull’obiettivo di frenare il bioenergy “inefficiente”.
Un’occasione mancata, dunque, per riformare davvero l’uso del legno e proteggere la resilienza delle foreste europee.
Il fronte industriale applaude
Posizione opposta arriva da Fediol, che accoglie positivamente la strategia come un riconoscimento del ruolo centrale delle bioraffinerie nell’economia circolare europea.
La chiave, secondo l’associazione, sta nella complementarità tra prodotti e sottoprodotti, che garantisce competitività e sostenibilità, oltre a contribuire alla decarbonizzazione. Fediol chiede ora un passaggio rapido dalla strategia alle misure operative, con un appello diretto alle istituzioni per accelerare l’attuazione .
Pratiche sleali: segnali positivi, ma la paura frena le denunce
Nel suo primo bilancio sull’applicazione della Direttiva Utp, la Commissione parla di “segnali incoraggianti” ma mette in luce criticità che rallentano l’efficacia del sistema.
I numeri raccontano un’attività crescente:
- oltre 4.500 indagini aperte tra 2021 e 2024;
- 754 infrazioni accertate;
- 41,9 milioni di euro di sanzioni comminate tra 2022 e 2024.
Il vero freno resta la paura di ritorsioni: molti fornitori, soprattutto i più piccoli, evitano di denunciare.
La Commissione invita quindi a:
- aumentare le indagini d’ufficio;
- rafforzare gli strumenti transfrontalieri;
- valutare l’estensione della lista delle Utp;
- garantire che nessun agricoltore sia costretto a vendere sotto costo.
Trasparenza istituzionale: tre casi di maladministration
L’Ombudsman europeo Teresa Anjinho ha riconosciuto tre casi di maladministration nella preparazione di proposte legislative urgenti da parte della Commissione:
- sul pacchetto Omnibus I (due diligence aziendale);
- sui dossier migrazione e traffico di migranti;
- su una proposta di modifica della Pac.
In tutti e tre i casi l’esecutivo non ha prodotto una giustificazione adeguata per derogare alle regole del Better Regulation, evitando valutazioni d’impatto e consultazioni pubbliche.
Un monito forte: anche in tempi di urgenza, la qualità della legislazione non può essere sacrificata.
Giovani agricoltori in piazza
Ceja conferma la partecipazione alla manifestazione del 18 dicembre, nel pieno dei negoziati sul futuro quadro finanziario Ue. L’appello: “Senza ambizione sulla Pac post-2028, penalizzate le nuove generazioni”.
Novità Ig: protezioni anche per i prodotti non alimentari
Per la prima volta, la registrazione delle indicazioni geografiche si apre anche a vetrai, ceramisti, coltellinai e artigiani.
Nuove denominazioni
Iscritto nel registro Pgi il Boudin Blanc de Liège, tradizionale prodotto belga a base di carni bianche aromatizzate con maggiorana.
L’Europa deve decidere cosa vuole diventare
L’insieme di questi dossier racconta una verità inequivocabile: l’agricoltura europea è diventata terreno di confronto tra visioni molto diverse del futuro dell’Unione.
Aprire i mercati? Sì, ma senza sacrificare intere filiere. Spingere sulla bioeconomia? Necessario, ma rispettando i limiti ecologici. Proteggere i produttori dalle pratiche sleali? Indispensabile, ma dotandoli di strumenti che funzionano davvero.
Se l’Europa vuole restare una potenza agricola – e non solo un grande mercato – deve tornare ad assumere decisioni che tengano insieme competitività, sostenibilità e dignità del lavoro agricolo. Non basta scrivere buone strategie: serve avere il coraggio di applicarle con coerenza. Oggi questa coerenza è il vero banco di prova della politica agricola europea.










