Ci sono momenti in cui l’Europa agricola sembra muoversi lenta, quasi ingessata dalla propria complessità. E altri, come questo finale di 2025, in cui Bruxelles dà la sensazione opposta: quella di una corsa che rischia però di rimanere sospesa tra visioni ambiziose e strumenti ancora troppo fragili. Il dibattito sulla Pac post-2027 – emerso con forza nei documenti presentati dalla presidenza danese al Consiglio Agrifish – porta con sé una domanda cruciale: siamo pronti a liberare il potenziale di innovazione senza ricreare una burocrazia ancora più pesante? La risposta, oggi, è sospesa. E per la prima volta, dopo anni, anche gli Stati membri non nascondono l’urgenza di una revisione radicale dei metodi, prima ancora che delle norme.
Una Pac che vuole cambiare pelle ma servono scelte politiche nette
L’architettura della prossima Pac dovrà sostenere la transizione digitale, biologica e climatica dell’agricoltura europea, senza perdere la bussola della produttività. La presidenza danese mette sul tavolo una strategia che ruota intorno a due pilastri: innovare e semplificare. Due parole semplici, spesso abusate, che però diventano politicamente rilevanti quando gli Stati membri iniziano a scandire richieste sempre più convergenti:
- regole meno invasive e più flessibili;
- riconoscimento delle differenze territoriali;
- interoperabilità dei sistemi;
- bandi che non si arrotolino su sé stessi;
- e soprattutto tempi più rapidi per erogazioni e controlli.
L’impressione è che il pendolo si stia spostando verso una Pac più pragmatica, meno “ideologica”, ma anche più esigente in termini di responsabilità amministrativa.
Innovazione sì, ma con soldi veri e strumenti operativi
I documenti evidenziano alcuni fronti chiave:
1. Ricerca e trasferimento tecnologico
Nuove finestre in Horizon Europe, rafforzamento dell’Eip-Agri, integrazione con l’European Competitiveness Fund. L’obiettivo è facilitare l’adozione di tecniche avanzate — dalle Ngt/Tea alle tecnologie di precisione — rendendole economicamente accessibili agli agricoltori.
2. Digitalizzazione
Dai sistemi satellitari con Ai per il monitoraggio degli impegni fino agli algoritmi che supportano l’analisi dei progetti d’investimento. Ma la raccomandazione resta ferma: no cloud extra-Ue per garantire sicurezza e sovranità dei dati.
3. Start-up rurali e ricambio generazionale
Più spazio alle giovani imprese agricole, con tetti di aiuto più alti e piani d’impresa obbligatori. Una scelta che spinge verso un’agricoltura nuova, meno dipendente dai modelli del passato.
La grande paura: la “rinazionalizzazione” della Pac
La proposta di semplificare creando un fondo unico o eliminando alcuni vincoli attuali divide profondamente gli Stati membri. Da un lato, Paesi come Italia, Germania e Francia vogliono maggiore discrezionalità per modulare le misure nazionali. Dall’altro, molti ricordano che la forza della Pac è proprio la sua capacità di garantire equità competitiva e standard minimi comuni. Il rischio, senza un perimetro chiaro, è l’Europa a doppia velocità: chi può investe e innova, chi non ha risorse resta indietro.
Crisi latte: l’altra emergenza che preoccupa Bruxelles
Fuori dalla teoria, dentro alla realtà: il mercato lattiero-caseario mostra segnali di forte instabilità. Aumento della produzione, prezzi mondiali in calo, restrizioni commerciali dalla Cina. Diverse delegazioni chiedono l’attivazione dello stoccaggio privato per formaggi e polveri, mentre la Commissione attende nuovi dati per capire se muoversi. Un tema che potrebbe diventare uno dei primi banchi di prova della futura flessibilità della Pac.
Cosa sono gli Akis e perché diventeranno la spina dorsale dell’innovazione
Gli Agricultural Knowledge and Innovation Systems (Akis) sono reti integrate che collegano ricerca, consulenza, imprese e agricoltori.
La nuova Pac punta a rafforzarli per:
- ridurre la distanza tra università e aziende agricole;
- fornire consulenze integrate e indipendenti;
- sostenere l’adozione delle nuove tecnologie;
- costruire un flusso costante di innovazione applicata.
Eip-Agri: l’Europa che innova sul campo
L’European Innovation Partnership lavora con gruppi operativi che sviluppano soluzioni pratiche per problemi concreti: gestione dell’acqua, irrigazione smart, robotica, sementi, benessere animale, sensoristica ambientale.
Nel nuovo Pac la Piattaforma Eip dovrà:
- diventare più accessibile;
- finanziare più progetti pilota;
- rafforzare la rete tra regioni e Stati membri.
Single fund o architettura a pilastri? I due modelli a confronto
Modello attuale (due pilastri)
- Pagamenti diretti + ecoschemi
- Sviluppo rurale con cofinanziamento
- Programmazione parallela, burocrazia elevata
Modello single fund (proposto)
- Un solo “contenitore”
- Maggiore flessibilità nazionale
- Minori obblighi di dettaglio
- Rischio: divergenza tra i Paesi Ue
Timeline — Cosa succede adesso
Dicembre 2025: prime reazioni degli Stati membri, dossier consegnato alla prossima presidenza Ue.
Gennaio–aprile 2026: definizione preliminare delle opzioni legislative e avvio dei gruppi tecnici.
Estate 2026: prime simulazioni dell’impatto del single fund.
Autunno 2026: possibile presentazione della proposta legislativa della Commissione.
2027: negoziazione del trilogo e definizione dei regolamenti attuativi.
Gennaio 2028: entrata in vigore della nuova Pac (salvo slittamenti).
La verità è che la prossima Pac si giocherà tutta nella capacità di non ripetere gli errori del passato. Parlare di innovazione è facile. Realizzarla significa, invece, avere il coraggio di semplificare davvero: meno norme, più obiettivi; meno micro-controlli, più responsabilità; meno linee guida da 300 pagine, più strumenti operativi per chi lavora in azienda agricola ogni giorno.
Il 2026 sarà l’anno della verità: se Bruxelles riuscirà ad ascoltare gli Stati membri senza perdere l’orizzonte comunitario, la Pac 2028–2034 potrebbe essere finalmente una politica capace di guidare, non inseguire, le transizioni in corso. In caso contrario, l’Europa rischia di ritrovarsi con un’agricoltura meno competitiva, più burocratizzata e più fragile proprio nel momento in cui la geopolitica la chiama a essere forte.










