Pac, giovani agricoltori e accordi commerciali: Ue davanti a un bivio

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A Copenaghen il Consiglio informale dei ministri agricoli mette al centro innovazione e transizione verde. Intanto, l’intesa commerciale con Washington agita il mondo rurale europeo

In un’Europa segnata da guerre ai confini, crisi climatiche e instabilità sui mercati, l’agricoltura torna ad essere questione strategica. Lo si capirà bene a Copenaghen, dove dal 7 al 9 settembre si terrà il Consiglio informale dei ministri agricoli sotto presidenza danese. L’incontro, tradizionalmente più politico che tecnico, questa volta avrà un obiettivo chiaro: capire come la Pac possa diventare davvero lo strumento che fornisce agli agricoltori le chiavi della transizione verde, senza sacrificare competitività e redditività.

Un’agricoltura sotto pressione

Il documento preparatorio diffuso dal governo danese fotografa una situazione complessa: guerre e tensioni commerciali che minano la stabilità delle filiere, eventi climatici estremi che diventano la norma e comunità rurali sempre più spopolate. In questo contesto, Bruxelles vuole spingere sull’innovazione, ridurre la burocrazia e aprire la strada a soluzioni bio-based capaci di conciliare produttività e sostenibilità.

“La transizione ecologica – scrivono i danesi – non può prescindere da un’alleanza con gli agricoltori, che devono essere messi nelle condizioni di fornire servizi ecosistemici e di trarne un reddito equo.” È il segnale che si cerca un equilibrio nuovo: meno vincoli calati dall’alto e più strumenti concreti nelle mani delle aziende agricole.

Il “menu” di Copenaghen

  • 7 settembre: focus su innovazione e cena ufficiale al Museo Carlsberg
  • 8 settembre: visite a imprese bio-based e fattorie locali
  • 9 settembre: sessioni plenarie e chiusura lavori al Forum di Copenaghen

Il nodo generazionale

Se la Pac è chiamata ad adattarsi, la vera sfida è quella del ricambio generazionale. Il 15 ottobre la Commissione pubblicherà una strategia ad hoc che punta a sciogliere quattro nodi fondamentali: accesso alla terra, al credito, alle competenze e ai servizi rurali.

La fotografia è impietosa: nel 2010 quasi un agricoltore su tre aveva meno di 40 anni; oggi sono appena il 12%. Con un’età media dei conduttori di 57 anni, il rischio è che senza interventi incisivi le campagne europee restino senza eredi.

Giovani agricoltori in cifre

  • Età media degli agricoltori: 57 anni
  • Giovani sotto i 40: dal 28% (2010) al 12% (2020)
  • Aziende guidate da donne: 32%

Un accordo che divide

Sul fronte esterno, invece, l’agricoltura europea si scopre l’anello debole del nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti. La dichiarazione congiunta di fine agosto ha infatti spalancato l’accesso al mercato europeo a una serie di prodotti agroalimentari statunitensi – dai latticini alla carne di maiale – senza però offrire reali contropartite per le esportazioni Ue.

“Bruxelles concede, gli agricoltori non ottengono nulla”, ha tuonato il Copa-Cogeca, che insieme a birrai e distillatori parla di un settore sacrificato in nome di altri comparti industriali. Il rischio, dicono, è che produttori già provati da costi crescenti e concorrenza globale si trovino a competere con partner che beneficiano di condizioni più favorevoli.

Accordo Ue-Usa: chi vince e chi perde

Vince Washington: accesso agevolato per semi, oli, latticini, carne e prodotti trasformati

Perde Bruxelles: nessuna riduzione dei dazi su vino, birra e spiriti; tariffe del 15% sui prodotti agricoli Ue.

La riforma della Pac: promessa o illusione?

A rendere il quadro ancora più intricato c’è il dibattito sulla Pac post-2027. Il commissario Christophe Hansen promette una politica “più semplice, giusta e orientata ai risultati”, con 300 miliardi di euro destinati al sostegno al reddito e strumenti più snelli per premiare le buone pratiche ambientali.

Ma non tutti condividono l’entusiasmo. Tassos Haniotis, già alto dirigente della DG Agri, non usa mezzi termini: quella proposta è “una ricetta per il disastro”, che rischia di smantellare il carattere comune della Pac, lasciando troppo spazio a politiche nazionali frammentate e poco efficaci.

Le critiche di Haniotis

  • La Pac rischia di trasformarsi in una somma di politiche nazionali
  • Meno sostegno diretto, più pagamenti accoppiati = competitività ridotta
  • Effetti attesi: calo produttività, prezzi più alti, minore coerenza ambientale

Una prova di maturità per l’Europa

Tra un’agenda di visite a fattorie modello e cene ufficiali, l’Informal Agrifish di Copenaghen si annuncia quindi come un test di maturità per l’Europa agricola. L’Unione deve dimostrare di saper conciliare sostenibilità e competitività, senza trasformare i suoi agricoltori in semplici pedine dei negoziati geopolitici.

La posta in gioco non è solo il futuro della Pac, ma la capacità dell’Europa di garantire sicurezza alimentare, coesione sociale e ruolo strategico alle proprie campagne.

Pac, giovani agricoltori e accordi commerciali: Ue davanti a un bivio - Ultima modifica: 2025-08-25T09:27:23+02:00 da Simone Martarello

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