«Una maratona, non uno sprint». Con questa immagine il Commissario europeo per l’Agricoltura Christophe Hansen ha aperto il dibattito sull’architettura finanziaria dell’Unione dopo il 2027. La Commissione propone un Fondo unico a tre pilastri che garantisce una dotazione minima per il reddito agricolo pari a 293,7 miliardi di euro, con ulteriori 6,3 miliardi destinati a un Unity Safety Net contro le crisi di mercato. In totale, circa 300 miliardi fino al 2034.
Proposta di Fondo unico
Ministri dell'Agricoltura sul piede di guerra
La reazione dei governi non si è fatta attendere.
- Lituania: ha parlato di «distribuzione disastrosa» delle risorse.
- Slovacchia: ha annunciato che non sosterrà la proposta.
- Molti altri Paesi hanno chiesto una Pac autonoma, con budget dedicato, sottratto alle logiche generali del Mff.
Il nodo del disimpegno automatico
Altro tema incandescente è la regola del disimpegno automatico N+2: i fondi non spesi entro due anni rischiano di essere automaticamente persi. Una coalizione di 14 Stati, guidata dalla Lettonia, chiede il passaggio a N+3, per dare più tempo ai Piani Strategici Cap. La Commissione, però, frena: «La modifica richiede un intervento legislativo che non intendiamo promuovere».
Posizione degli Stati membri sul disimpegno automatico
Ucraina: commercio o geopolitica?
Sul fronte commerciale, il dossier ucraino divide l’Ue:
- Slovacchia e Polonia denunciano l’«invasione» di prodotti agricoli a basso prezzo.
- Stati baltici e Finlandia difendono l’apertura come scelta geopolitica.
La Slovacchia propone persino un fondo speciale di compensazione per i produttori danneggiati.
La posizione degli Stati membri sull'Ucraina
Vino, tra crisi e proposte shock
La Germania ha lanciato l’allarme sulla crisi del mercato vitivinicolo, chiedendo misure drastiche: riduzione dell’offerta e persino sradicamento incentivato dei vigneti (grubbing-up).
Italia, Lussemburgo e Slovacchia hanno bocciato l’idea, sostenendo soluzioni alternative: promozione, innovazione e investimenti mirati.
Ue compatta alla Fao
Non solo divisioni: all’ultimo congresso Fao l’Ue ha mostrato compattezza, opponendosi a tentativi di aumentare l’influenza di Russia e Bielorussia. Un segnale che, su alcuni dossier, la coesione europea rimane solida.
Uno scenario aperto, tra incertezze e opportunità
La trattativa che si è appena aperta a Bruxelles sulla Pac post-2027 ha i contorni di un cantiere complesso e in continua evoluzione. Se da un lato la Commissione ha messo sul tavolo garanzie minime — 300 miliardi fino al 2034, un meccanismo di stabilizzazione dei mercati, una promessa di semplificazione — dall’altro gli Stati membri hanno reagito con fermezza, segnalando divergenze profonde che vanno ben oltre la ripartizione dei fondi.
Il dibattito sul decommitment rivela il timore che i ritardi burocratici e le difficoltà economiche possano trasformarsi in perdite reali per gli agricoltori. La discussione sull’apertura all’Ucraina mette in luce la frattura tra sensibilità nazionali e strategie geopolitiche comuni. La crisi del settore vitivinicolo ricorda come la dimensione sociale e culturale dell’agricoltura resti centrale nelle economie locali.
Eppure, nonostante le tensioni, il Consiglio ha dimostrato anche momenti di coesione, come nella compattezza espressa in sede FAO, segno che l’Unione conserva la capacità di esprimere una voce unica quando la posta in gioco riguarda equilibri geopolitici di ampio respiro.
Per il mondo agricolo italiano e per le sue filiere, dalla vitivinicoltura al biologico, dai cereali all’olivicoltura, il percorso che si apre è fatto di incognite ma anche di opportunità. I prossimi mesi non saranno soltanto un confronto numerico sul bilancio, ma un banco di prova per ridefinire il ruolo dell’agricoltura europea in un contesto globale instabile e competitivo.
L’esito dipenderà dalla capacità delle istituzioni di trovare un compromesso che tenga insieme esigenze nazionali, ambizioni ambientali e necessità di competitività. Non basterà difendere le risorse: occorrerà orientarle in modo strategico, preservando il reddito degli agricoltori ma anche accompagnando la transizione verde e digitale.
La partita è appena iniziata. E come ha ricordato il Commissario Hansen, non sarà uno sprint, ma una maratona. Una maratona che richiederà lucidità politica, diplomazia e, soprattutto, la volontà di non perdere di vista la centralità di chi, ogni giorno, garantisce la sicurezza alimentare europea: gli agricoltori.










