Pac, Ucraina, zootecnia e acque: chi paga il conto della transizione?

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Tra semplificazioni, aperture commerciali e norme ambientali aggiornate, le scelte europee dei prossimi mesi decideranno la tenuta delle campagne e delle filiere. Ma il compromesso rischia di scontentare tutti

A Bruxelles si stanno discutendo una serie di dossier che toccheranno in modo diretto produttori, trasformatori e consumatori: dal voto della commissione Agricoltura del Parlamento sul pacchetto di «semplificazione» della Pac, al fuoco incrociato attorno all’accordo commerciale con l’Ucraina, fino al nuovo impulso della Commissione per una strategia europea per la zootecnia e all’intesa politica su limiti e monitoraggi dei contaminanti nelle acque, che include pesticidi e il sorvegliato speciale glifosato. Il quadro che emerge è di un’Unione che prova a coniugare competitività e tutela ambientale, ma che si avvia verso scelte che avranno costi e vincitori ben delineati.

Pac: meno burocrazia e regole ambientali più elastiche

Il 24 settembre la commissione Agricoltura ha adottato la propria posizione sul pacchetto di semplificazione della Pac, con 38 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astensioni. Tra le modifiche più rilevanti proposte dai deputati c’è un’esplicita maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole ambientali: per esempio, non solo le aziende completamente certificate bio, ma anche quelle con porzioni coltivate in biologico o situate in aree di conservazione potrebbero essere ritenute conformi ad alcuni requisiti di mantenimento della «good agricultural and environmental condition» (Gaec).

Si amplia inoltre la nozione di pascolo permanente (arrivando a considerare tale terreno non più arabile se non coltivato o rivoltato da almeno sette anni) e si abbassa la soglia per l’accesso a strumenti di gestione del rischio dal 20% proposto dalla Commissione al 15%. Sul fronte dei pagamenti, la proposta aumenta il massimale per i piccoli agricoltori fino a 5.000 euro annui e introduce un contributo una tantum per lo sviluppo aziendale fino a 75.000 euro.

Queste scelte puntano a rendere la Pac «più accessibile», ma spostano il baricentro verso maggiore discrezionalità nazionale e una manutenzione normativa che premia pratiche già in essere, più che introdurre nuovi standard vincolanti.

Accordo con l’Ucraina: supporto politico o rischio per le filiere?

Nel medesimo scambio di vedute è riemerso il dossier Ucraina: Dg Agri ha spiegato che il nuovo accordo revisionato (basato su un’intesa di principio raggiunta il 30 giugno) prevede aperture molto limitate per prodotti particolarmente sensibili (pollame, uova, zucchero, miele) e liberalizzazioni più ampie solo per prodotti «meno sensibili». La Commissione assicura inoltre la presenza di clausole di salvaguardia attivabili in caso di «gravi difficoltà» per il mercato Ue o per singoli Stati membri. Nonostante ciò, il tono dei dibattiti in commissione è stato aspro: da posizioni di sostegno al rafforzamento di Kiev come partner strategico, fino a proteste molto forti dei rappresentanti più legati alle filiere nazionali, preoccupati per la concorrenza sui prodotti a basso valore aggiunto. L’intervento dell’eurodeputata Inta Karin Karlsbro — che ha ricordato i sacrifici dei contadini ucraini in tempo di guerra e ha difeso il valore geopolitico ed economico dell’integrazione commerciale — ha acceso ulteriormente il confronto.

Il nodo politico è chiaro: sostenere l’economia ucraina come linea geopolitica e allo stesso tempo evitare effetti di dumping o scompensi settoriali richiede misure tecniche e soprattutto fiducia reciproca tra istituzioni europee e rappresentanze agricole nazionali.

Hansen: difendere la visione ma trovare consensi

Il Commissario all'Agricoltura Christophe Hansen ha cercato di rassicurare i deputati sulla necessità di semplificare e rendere più «accessibile» la Pac, definendo l’iter come un percorso da maratona piuttosto che da sprint. Ma molti gruppi politici hanno manifestato forte preoccupazione — dalla sensazione che si stia cambiando «un sistema che funziona» alla paura di una perdita di visibilità e risorse per la componente agricola nel nuovo quadro finanziario (MFF). Le critiche principali riguardano la possibile compressione del budget e la riorganizzazione degli strumenti di sostegno, che alcuni interpretano come una «disintegrazione» del modello Pac tradizionale.

Zootecnia più resiliente e competitiva

Sul fronte zootecnico la Commissione ha annunciato la costituzione di un workstream dedicato alla «Livestock Strategy», con obiettivi al 2040 che puntano a rendere il settore più attraente, competitivo e resiliente, integrando innovazione, decarbonizzazione e gestione dei rischi. Davide Nicodemo (Dg Agri) ha sottolineato triplice necessità: colmare il gap di innovazione, costruire una roadmap condivisa per decarbonizzare senza perdere competitività, e ridurre dipendenze esterne. La piattaforma coinvolgerà Stati membri, attori della filiera e stakeholder, con incontri tecnici già calendarizzati (il secondo è fissato al 23 ottobre). L’obiettivo dichiarato è «evoluzione, non rivoluzione», adattando strumenti europei e nazionali alla grande diversità dei sistemi produttivi.

Per il settore, ciò significa che politiche di sostegno pubblico potrebbero rafforzare servizi non remunerati dal mercato (paesaggio, biodiversità, gestione dei pascoli), ma solo se sapranno coniugare incentivi e regole competitive chiare.

Acque e pesticidi: accordo storico, ma scadenze dilatate

Infine, il compromesso provvisorio tra Consiglio e Parlamento sulla revisione delle soglie di inquinanti per acque superficiali e sotterranee introduce aggiornamenti importanti (monitoraggio esteso a pesticidi e glyphosate, inserimento di Pfas e Bisfenolo A nelle liste prioritarie, test su interferenti endocrini). Tuttavia, gli Stati membri si sono concessi lunghi periodi di adeguamento (conformità estesa fino al 2039 e, in casi condizionati, fino al 2045), e per alcune sostanze il termine è fissato al 2033. Le organizzazioni ambientaliste hanno criticato queste dilazioni e l’introduzione di nuove deroghe che potrebbero indebolire il principio di non-deterioramento previsto dalla Water Framework Directive.

Cosa guardare da qui a poche settimane

Bruxelles sta decidendo su più fronti che interagiscono: regole della Pac e finanziamenti, aperture commerciali con rilevanza geopolitica, strategia per la zootecnia e regole ambientali per acque e suoli. Le prossime tappe da seguire sono il voto in plenaria della posizione Comagri (atteso a ottobre) e i negoziati con il Consiglio, gli incontri del workstream zootecnico e l’adozione formale della direttiva sulle acque. Per le filiere italiane — dall’olivicoltura alla zootecnia — la posta in gioco è alta: servono soluzioni che coniughino semplificazione e snellezza amministrativa con certezze di mercato e misure ambientali credibili. Chi governerà il compromesso tra competitività e tutela del territorio? Le risposte arriveranno a breve, ma la sfida politica è appena cominciata.

Pac, Ucraina, zootecnia e acque: chi paga il conto della transizione? - Ultima modifica: 2025-09-30T11:25:23+02:00 da Simone Martarello

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