«Cento miliardi in più per la prossima Pac»

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Ettore Prandini
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini alza di molto l’asticella e per il suo secondo mandato alla guida della confederazione promette massimo impegno per la difesa del vero made in Italy, e poi innovazione e sostenibilità ambientale in parallelo a quella economica

Dl Agricoltura, rivolta dei trattori, prossime sfide della nuova Commissione europea: budget della futura Pac, Tea. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dice la sua sui temi più importanti e attuali del settore primario.

Lo scorso dicembre è stato confermato alla guida della Coldiretti per altri cinque anni. Ha mai tentennato sulla ricandidatura? È mai stato corteggiato dalla politica?

«Non ho mai esitato sulla mia ricandidatura, questo perché c’era bisogno e volontà di dare continuità alla realizzazione dei progetti strategici di Coldiretti. La mia assoluta priorità è sempre stata stare al fianco degli agricoltori, difendendo i loro interessi. Sono focalizzato sugli obiettivi della Confederazione e sul lavoro per far crescere l’agricoltura italiana».

Tre battaglie su cui Coldiretti concentrerà la propria azione nei prossimi anni.

«La sovranità alimentare rappresenta una delle battaglie principali di Coldiretti. Garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità economica del nostro Paese richiede una riduzione della dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli e la promozione di filiere produttive interamente italiane. Proprio sulla difesa del made in Italy, che deve passare dalla modifica del codice doganale sui cibi, che permette l’inganno dell’ultima trasformazione facendo diventare italiano un cibo che non lo è, concentreremo tutti i nostri sforzi. Ci sono multinazionali del cibo omologato, capitanate da Unionfood, presieduta da Paolo Barilla, che hanno dato vita a un’associazione dal nome “Mediterranea”, con l’appoggio della dirigenza di Confagricoltura, che attacca la nostra dieta mediterranea pilastro dell’italianità nel mondo sia dal punto di vista del gusto, ma anche sociale, economico e valoriale. Tutto questo non lo possiamo permettere perché in gioco c’è il futuro delle aziende agricole e la salute dei cittadini. Gli altri due ambiti sono l’innovazione e la sostenibilità, che rappresentano i pilastri per il futuro della nostra agricoltura. L’adozione di pratiche agricole sostenibili e tecnologicamente avanzate è essenziale non solo per migliorare la competitività delle imprese agricole, ma anche per garantire un equilibrio tra produttività e tutela ambientale».

Nei mesi scorsi l’agricoltura è stata al centro delle cronache per la rivolta dei trattori. In quella situazione ha avvertito uno scollamento della base nei confronti della Confederazione? Come avete risposto agli agricoltori?

«Premesso che rispettiamo ogni forma di espressione del dissenso, purché civile e non violenta, Coldiretti nel periodo della protesta dei trattori ha concentrato tutti i suoi sforzi in Europa, perché è lì che dovevano essere prese le decisioni fondamentali per il futuro dell’agricoltura. Abbiamo portato a Bruxelles migliaia di agricoltori che hanno protestato in maniera pacifica per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su problematiche come quella della moratoria sui debiti, che siamo riusciti a ottenere, o la revisione che ha salvato dalla burocrazia mezzo milione di agricoltori italiani rispondendo alle richieste della Coldiretti di alleggerire il peso delle “carte” che soffoca tutte le imprese agricole indipendentemente delle loro dimensioni. C’è ancora molto da lavorare, ma siamo riusciti a rispondere in maniera concreta e compatta a quelle che erano le richieste di aiuto che arrivano dai nostri associati».

Il no di Meloni alla rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea indebolisce il peso del governo italiano nelle trattative sui principali dossier?

«Non voglio entrare nelle questioni politiche, preferisco parlare di quello di cui c’è bisogno e che ci aspettiamo. Nel suo discorso programmatico, ad esempio, von der Leyen ha affrontato il tema delle pratiche sleali. Il modo più efficace per contrastarle è tramite la trasparenza, evitando di aumentare la burocrazia. Per monitorare adeguatamente la filiera agroalimentare è essenziale introdurre un’etichettatura obbligatoria che indichi chiaramente l’origine di tutti i prodotti agroalimentari nell’Ue. Questo sistema deve differire dal Nutriscore, che considero fuorviante. Inoltre, la reciprocità è fondamentale: le stesse regole di produzione applicate agli agricoltori italiani ed europei dovrebbero valere anche per i prodotti importati da altre aree geografiche. Le preoccupazioni riguardo al Green Deal dipendono dall’approccio che sarà adottato da von der Leyen. Noi siamo favorevoli al Green Deal, a condizione che sia finalmente pragmatico e non ideologico. Se verranno utilizzati dati scientifici e tecnici, siamo pronti a collaborare con tutti».

Ad Antonio Decaro (Pd) il compito di lavorare al nuovo Green Deal. Cosa si aspetta?

«Non possiamo che augurare buon lavoro agli europarlamentari neoeletti, con l’auspicio che possano dare alla nostra agricoltura la centralità che merita. Con De Caro abbiamo sempre lavorato in un’ottica costruttiva e quello che mi aspetto è che l’agricoltore venga percepito per quello che è, il vero custode del territorio e dell’ambiente. Fondamentale è che i rappresentanti comprendano le esigenze del settore agricolo e siano disposti a lavorare attivamente per politiche che supportino gli agricoltori invece di penalizzarli. Dovranno conoscere a fondo e affrontare problematiche legate alle normative fitosanitarie, alla gestione delle risorse naturali, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza alimentare».

Futura Pac, l’Italia dovrà prepararsi alla battaglia sul budget?

«La Pac in Europa vale 386 miliardi di euro fino al 2027, di cui 35 all’Italia. A chi dice che la Pac pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il Farm bill vale 1.400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Ue. Per stare al passo con la sfida geopolitica servono cento miliardi in più nella prossima programmazione».

Dl Agricoltura, cosa manca?

«Ci sono stati interventi importanti in tema di agrivoltaico, fauna selvatica, caporalato e supporto alle aziende in difficoltà. Credo che ancora si possa lavorare per migliorare e facilitare l’accesso ai fondi per gli agricoltori riducendo la burocrazia. Semplificare le procedure amministrative permetterebbe agli agricoltori di ottenere i finanziamenti necessari con meno difficoltà. Sarebbe importante anche un intervento sulle assicurazioni dei mezzi agricoli, che permetterebbe di non aggravare i costi delle imprese agricole e di alleggerire gli oneri burocratici. L’altro tema è aumentare gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione per migliorare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo».

Nonostante lo stallo normativo in Europa, in Italia l’apertura politica alle Tea sembra convinta e la ricerca è pronta. Nel dicembre 2023 la Germania ha aperto un bando da 50 milioni di euro per il miglioramento genetico avanzato. L’Italia sarà in grado di investire in modo così deciso?

«Credo di sì, c’è questa intenzione. Dobbiamo investire nelle Tea, questa è una certezza. Se vogliamo guardare al futuro sarà fondamentale migliorare le tecniche di selezione genomica per sviluppare nuove varietà vegetali con maggiore sostenibilità ambientale e ridotto uso di input chimici. Queste tecniche, distinte dagli ogm, permetteranno alle colture di adattarsi meglio ai continui cambiamenti climatici, rispettando il vasto patrimonio di biodiversità dell’agricoltura italiana».

Il futuro dell’agricoltura è legato a doppio filo al ricambio generazionale. L’Italia è tra i Paesi Ue con i più alti tassi di invecchiamento nel settore. Tre cose che secondo lei potrebbero invertire la tendenza.

«Facilitare l’accesso al credito con garanzie statali e programmi di finanziamento dedicati, snellire la burocrazia e favorire l’accesso alla terra».

«Cento miliardi in più per la prossima Pac» - Ultima modifica: 2024-08-05T11:16:28+02:00 da Laura Saggio

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