Consumo di suolo, in Italia continua senza freni

Secondo i dati Ispra nel 2022 cementificati 24 ettari al giorno lungo la Penisola. Pianura Padana l'area più esposta al fenomeno

Nel 2022 in Italia sono spariti 76,8 km² di suolo. Tra l'altro il 7,14% della superficie della Penisola è già cementificata. Un aumento che prosegue con un incremento che supera del 10% circa la cementificazione dell’anno precedente. Significa che nel 2022 sono stati cementificati, nel nostro Paese, 21 ettari di suolo al giorno: 2,4 m2 al secondo. Sono alcuni dei dati preoccupanti che emergono dal rapporto Ispra sul consumo di suolo di cui è responsabile Michele Munafò. L’esperto ne ha parlato in occasione del suo intervento per il ciclo degli appuntamenti di divulgazione scientifica “A Cena Con La Scienza” organizzato da Confagricoltura Piacenza e Agriturist.

«Ci sono più organismi viventi in un cucchiaino di suolo fertile che persone sulla terra, ma occorrono più di mille anni per costituire pochissimi centimetri di suolo – ha detto Munafò –. Non dimentichiamo – ha tenuto a sottolineare – che il suolo è importante anche perché è dal suolo che viene circa il 95% del nostro cibo». Difficile però far collimare i dati che emergono dal rapporto con una politica di maggior indipendenza alimentare.

Entrando nel dettaglio dell’intensità del consumo di suolo, se la media nazionale è di 2,35 m2 a ettaro, a preoccupare è anche il fatto che il consumo non si ferma nelle aree fragili, anzi, per alcune è superiore alla media nazionale. Nelle aree a pericolosità idraulica la media del consumo di suolo è di 3 m2/ha; 2,2 in quelle a pericolosità sismica, non vengono risparmiate neppure le aree protette dove comunque si registra un consumo di 0,3 m2/ha.

Dove si consuma più suolo

Come era presumibile lo studio evidenzia maggior consumo di suolo nelle aree di pianura: 4,1 m2/ha (1,2 m2/ha in collina e 0,5 m2/ha in montagna). Tutta la zona costiera è quella maggiormente interessata dalla cementificazione: dai 300 ai mille metri dalla costa il consumo arriva a 5,2 m2/ha con un dato molto preoccupante di 3,1 m2/ha per le zone da 0 a 300 metri dalla costa.

I fattori del consumo di suolo sono comuni a livello nazionale. Munafò ha condiviso i dati di dettaglio della mappatura condotta nel biennio 2021-2022. In Italia sono stati coinvolti da cantieri per infrastrutture di valenza nazionale 595 ha l’anno; la logistica ha cementificato 506 ettari l’anno. Nella sola Emilia-Romagna, dal 2006 al 2022, la logistica si è mangiata 843 ettari.

Seppur con un’altra intensità, anche le energie rinnovabili comportano consumo di suolo, uno svantaggio in parte contemperato dalla produzione di energia, ma tant’è, la sottrazione rimane. «Sono 243 gli ettari di suolo nuovo – ha evidenziato Munafò – dedicati al fotovoltaico a terra nel 2022 a livello nazionale per un totale complessivo di 17.800 ettari di cui 6.116 in Puglia, 1.826 in Emilia Romagna e 1.554 nel Lazio». Il 66% dei pannelli fotovoltaici però non è a terra ma su tetti e infrastrutture.

La cementificazione tout court è cosa ben diversa dallo sviluppo delle energie rinnovabili, anche se l’impatto zero non esiste, per nessuna attività produttiva, che sia quella agricola o quella di produzione di energia verde. Ci sono dunque ambiti dove si possono trovare dei compromessi, altri, come i fertili terreni della Pianura Padana, in cui un’ulteriore cementificazione metterebbe sotto scacco l’agricoltura.

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), nel suo aggiornamento di giugno 2023, prevede che al 2030 siano installati 131 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui circa 80 GW fotovoltaici e circa 28 GW eolici), con un incremento di capacità di circa 74 GW rispetto al 2021. Di questo incremento, 57 GW è previsto che siano prodotti tramite il fotovoltaico (55 GW dal 2022) e 17 tramite l’eolico. Il Pniec, tuttavia, indica come prioritario l’utilizzo di “zone improduttive, non destinate ad altri usi, quali le superfici non utilizzabili a uso agricolo”.

consumo di suoloL’impatto del consumo di suolo sul ciclo dell’acqua

«In presenza di una superficie naturale – ha spiegato Munafò – il suolo assorbe il 50% dell’acqua piovana, il 40% entra nel ciclo di evapo-traspirazione e il 10% è soggetta a ruscellamento. Queste proporzioni vengono drasticamente modificate se un suolo è cementificato: solo il 15 % dell’acqua penetra sotto la superficie e di questa solo il 5% riesce ad andare in profondità, l’evapotraspirazione riguarda il 30% della risorsa, mentre il ruscellamento si porta via il 55% delle precipitazioni con i devastanti effetti che sono sotto agli occhi di tutti».

Consumo di suolo, in Italia continua senza freni - Ultima modifica: 2024-11-14T17:56:22+01:00 da Simone Martarello

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